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La bufala della settimana: le donne ucraine e la leva obbligatoria

Non cessano le fake news della propaganda russa

Che la guerra tra Russia e Ucraina duri ormai da quasi cinque mesi non significa che certe dinamiche si siano interrotte.

Dal punto di vista mediatico, forse, a questo conflitto sta capitando ciò che – con qualche mese di anticipo – è capitato al Coronavirus. Visto il ripetersi di notizie ahinoi sempre tragicamente simili, per giorni e settimane, l’attenzione finisce per dirigersi altrove.

È un po’ quanto paventato tempo fa da Francesca Mannocchi, e che abbiamo riportato in un altro articolo. Mannocchi, inviata de La7 in Ucraina, aveva detto che l’“informazione cronica” tende a cambiare ciclicamente obiettivo. La giornalista, in collegamento video con Propaganda Live, aveva affermato: “Gli ucraini hanno paura che noi tra dieci giorni ci saremo stancati della nostra stessa retorica.”

Certo, i media garantiscono sempre alla guerra in corso tra Russia e Ucraina un certo spazio. Ma ci si sofferma meno su certi meccanismi, che ormai avevano saturato articoli e servizi.

Tuttavia, se di qualcosa non si parla non significa che quel qualcosa abbia smesso di accadere. Concretizzando: la propaganda di Mosca non ha smesso di diffondere fake news sull’Ucraina. Vediamo cosa dice una delle ultime bufale in ordine di tempo.

ucraina guerra

La leva obbligatoria per le donne ucraine

Dal primo di luglio è circolato un curioso tweet, che mostra un documento in cirillico, oscurato in parte. L’eloquente didascalia del cinguettio recita: “Coscrizione per le donne ucraine”.

La coscrizione, ricordiamolo, è il reclutamento di soldati per mezzo di legge o provvedimento straordinario.

Per cui, la leva sarebbe obbligatoria per tutte le donne ucraine?

La risposta, cari lettori di questa rubrica, la sapete già. Anche stavolta si tratta di una bufala, ma anche stavolta si parte da un dato la verità. Ricostruiamo l’intera vicenda.

L’ordine 313 e le successive riduzioni

Tutto nasce (e l’immagine fa riferimento a quello) dall’ordine esecutivo 313, emanato però diversi mesi prima dello scoppio della guerra, cioè l’11 ottobre del 2011.

L’ordine prevedeva, in effetti, la coscrizione per donne impiegate in un centinaio di professioni inerenti alla vita militare. Mestieri come medici, interpreti ed esperte in telecomunicazioni.

Poi è scoppiata la guerra e questo elenco è stato drasticamente ridotto a pochissime professioni.

Si arriva poi all’ordinanza del 21 marzo 2022, come segnalato dai colleghi di Facta.

L’ordinanza specifica quali siano le professioni coinvolte. Che sono quelle basilari per la vita militare: medici, esperti di telecomunicazioni e Information Technology, meteorologi, psicologi, traduttori, cartografi e cuochi.

E fissa una data, quella del primo ottobre 2022. A partire da allora, le donne idonee al servizio militare che svolgono quegli specifici mestieri dovranno arruolarsi nell’esercito ucraino.

La bufala

Non esiste, dunque, nessuna leva obbligatoria per tutte le donne ucraine. Nessuna chiamata alle armi per tutte, ma solo la necessità di coprire alcuni ruoli fondamentali per l’esercito.

La bufala in questione era già stata diffusa a metà giugno. E si basava su un ipotetico documento con la presunta firma del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine. Secondo il documento, i centri di reclutamento territoriali avrebbero dovuto “entro il 15 giugno 2022 preparare elenchi delle donne nel registro militare e svolgere attività di mobilitazione, ed entro il 31 giugno 2022 organizzare attività per l’iscrizione militare delle donne di età compresa tra 18 e 60 anni”.

Come sempre, le bufale sono spesso sgrammaticate o contengono errori grossolani. In questo caso si riporta la data, inesistente, del 31 giugno (mese che ha trenta giorni).

Cosa dice il Ministero della Difesa ucraino

Sulla leva obbligatoria delle donne ucraine è intervenuta la viceministra alla Difesa, Hanna Maliar.

Che, come riporta sempre Facta, attraverso un post pubblicato su Facebook il 4 luglio ha fatto sapere che “al momento non è necessaria la mobilitazione forzata delle donne nelle Forze Armate”. E ha sottolineato che dall’inizio della guerra con la Russia “non una sola donna è stata mobilitata con la forza nel nostro Paese”.

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Il report di NewsGuard

D’altronde, per avere il polso di quali e quante bugie vengono diffuse sul conflitto russo-ucraino, basta consultare periodicamente il report di NewsGuard.

Si tratta di un’indagine in continuo aggiornamento. Mentre stiamo redigendo questo articolo, il report è aggiornato a giovedì 7 luglio. E ci dice che sono 236 i siti che riportano fake news sulla guerra in corso. Di questi, 27 sono in lingua italiana.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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