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Svelato l’inquietante piano di un “Facebook per la Cina” (ora abbandonato)

Ebbene si, Meta aveva in programma un piano per entrare nel mercato cinese. Documenti interni rivelano che l’azienda era disposta a imporre censura e condividere dati degli utenti con Pechino in una sorta di Facebook per la sola Cina. Il progetto, noto come “Aldrin”, è rimasto segreto per anni ed è stato definitivamente abbandonato nel 2019.

Project Aldrin, ovvero un Facebook per la Cina con tanto di censura e controllo

Le informazioni su questo inquietante progetto vengono da Sarah Wynn-Williams, ex dirigente di Facebook, la quale ha denunciato Meta alla Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense, rivelando dettagli su un piano per lanciare una versione censurata di Facebook in Cina. Secondo il Washington Post, il colosso tecnologico avrebbe accettato condizioni imposte da Pechino, compresa la rimozione di contenuti scomodi per il governo e la condivisione dei dati personali degli utenti.

Il piano prevedeva la creazione di un “caporedattore” con il potere di eliminare contenuti e perfino di spegnere il sito intero in caso di crisi politica. Queste misure avrebbero garantito a Meta un lasciapassare per operare in Cina, un mercato chiuso ai social occidentali per via delle rigide leggi sulla censura.

Ma non è finita qui perchè, oltre alla censura, Meta avrebbe accettato di concedere al governo cinese l’accesso ai dati degli utenti. E questo non solo con Pechino, ma anche con Hong Kong. Il rapporto descrive anche un episodio inquietante: Mark Zuckerberg avrebbe ceduto alle pressioni di un alto funzionario cinese per oscurare il profilo di un dissidente residente negli Stati Uniti.

Il progetto, avviato nel 2014, si basava sulla convinzione che un compromesso con Pechino potesse garantire l’ingresso in un mercato da miliardi di utenti. Tuttavia, la tensione crescente tra Stati Uniti e Cina ha portato all’abbandono dell’iniziativa nel 2019.

Meta non è la sola: il caso Google

Ma  a quanto pare Meta non è l’unica Big Tech ad aver accettato compromessi di dubbia eticità pur di entrare nel mercato cinese. Ricordiamo infatti che nel 2018 Google lavorava su una versione censurata del suo motore di ricerca, nota come “Project Dragonfly”. Anche in quel caso, il progetto fu bloccato a seguito delle critiche sulla libertà di espressione e sui rischi per la privacy.

Oggi il dibattito sulla censura si sposta sull’intelligenza artificiale. L’influenza di Pechino emerge anche in progetti come il modello DeepSeek, sviluppato in Cina, che mostra chiari segnali di conformità alle direttive governative. Non solo, perchè DeepSeek è diventato per molti cinesi un vero e proprio oracolo in grado di prevedere il futuro.

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Source
DigitalTrendsWashington Post

Autore

  • Marco Brunasso

    Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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