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È morto Michael Collins, pilota dell’Apollo 11

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È morto mercoledì 28 aprile Michael Collins, pilota del modulo di comando dell’Apollo 11.

È sufficiente il nome della missione a ricordare a tutti lo sbarco dell’uomo sulla Luna, avvenuto il 20 luglio 1969. Ma in realtà Collins, a differenza di Armstrong e Aldrin, è stato l’unico a non toccare la superficie del pianeta.

La morte di Michael Collins

L’astronauta si è spento nella sua casa di Marco Island, in Florida. Era da tempo malato di cancro. A darne l’annuncio, con un sobrio comunicato, è stata la moglie, che ha ricordato come Collins abbia “affrontato le sfide della vita con grazia e umiltà. E ha affrontato la sua ultima sfida allo stesso modo”.

Poco dopo la diffusione della notizia della morte di Michael Collins è arrivato il tweet di Buzz Aldrin, unico astronauta ancora in vita della missione Apollo 11 (Neil Armstrong è morto nel 2012). Aldrin ha scritto: “Caro Mike, dovunque tu sia stato o sarai, porterai sempre con te il fuoco, per condurci con la tua abilità verso nuove altezze e verso il futuro. Ci mancherai. Riposa in pace”.

Chi era Michael Collins

Michael Collins è curiosamente nato a Roma il 31 ottobre 1930, perché suo padre aveva un impiego militare all’ambasciata statunitense in Italia.

È stato un pilota collaudatore e un generale maggiore dell’Air Force Reserve Command degli Stati Uniti. Selezionato dalla Nasa come astronauta nel 1963 insieme ad altri tredici colleghi, è andato nello Spazio due volte. La prima nel 1966, con la missione Gemini 10.

Ma la memoria collettiva associa il nome di Collins alla missione Apollo 11, del 1969, sulla quale torneremo.

Nel 1970, ritiratosi dalla Nasa, Collins lavora al Dipartimento di Stato come Assistente Segretario di Stato per gli affari pubblici. L’anno successivo viene nominato direttore del National Air and Space Museum e mantiene l’incarico fino al 1978. Nel 1980 diventa vicepresidente della LTV Aerospace, da cui si dimette nel 1985 per fondare una società di consulenza.

Riconoscimenti e omaggi

Dopo lo sbarco sulla luna, il 13 agosto 1969 l’allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon ha consegnato a lui e agli altri due astronauti della missione la prestigiosa medaglia presidenziale della Libertà con lode.

Un cratere nei pressi del luogo dell’allunaggio porta il nome suo, di Armostrong e di Aldrin. È presente nella Hollywood walk of fame. Due gruppi musicali, i Jethro Tull e gli Epo, gli hanno dedicato un brano.

La missione Apollo 11

Il nome di Michael Collins è naturalmente legato alla missione Apollo 11, che per prima ha portato l’uomo sulla Luna. Nonostante ci sia periodicamente chi neghi l’avvenuto allunaggio. E nonostante, aggiungiamo, gli strumenti della missione stiano diventando oggetto di compravendita.

Il ruolo di Collins nel programma Apollo 11 gli ha tuttavia impedito di toccare fisicamente la superficie del pianeta. Mentre Armstrong e Aldrin hanno fatto quella che finora è forse la passeggiata più indimenticabile della storia, Michael Collins è rimasto nell’orbita lunare, all’interno del modulo di comando Columbia.

Una curiosità: l’astronauta meno ricordato della missione Apollo 11 è però quello che ne ha ideato il simbolo. Collins voleva trasmettere il senso di un allunaggio pacifico: e così ha pensato a un’aquila con un ramo di ulivo nel becco che raggiunge la superficie lunare, con la Terra in lontananza. La Nasa avrebbe poi spostato il ramo d’ulivo dal becco agli artigli, per renderli meno minacciosi.

Il mito dell’“uomo più solo di sempre”

È morto Michael Collins, e con lui scompare il simbolo degli eroi di secondo piano, dei grandi comprimari.

A lungo si è scritto del suo ruolo per così dire più sfortunato rispetto a quello dei due colleghi, che hanno avuto l’impagabile privilegio di compiere un gesto scolpito nella storia.

Ma più che altro si è voluta rimarcare la solitudine cosmica, è proprio il caso di dirlo, di quelle interminabili 21 ore. Tale è il lasso di tempo in cui Armstrong e Aldrin sono rimasti sulla Luna, mentre Collins li osservava da lontano, compiendo svariati giri intorno al satellite terrestre (uno ogni 47 minuti circa). E quindi passando più volte sul lato oscuro della Luna, senza possibilità di comunicazione con la Nasa né con gli altri due astronauti.

Tuttavia, a distanza di anni, Michael Collins avrebbe dichiarato: “Sono onorato di aver avuto quel posto. Non mi sono sentito solo e abbandonato, ma parte di quello che accadeva sulla superficie lunare. I posti erano tre, quindi la mia presenza è stata necessaria come quella degli altri due”.

“Come è piccolo e fragile il nostro pianeta”

Intervistato dalla BBC nel 2019, in occasione del cinquantennale dell’allunaggio, Collins si era lasciato andare a un ricordo struggente. Aveva detto: “Quando ho guardato la Terra da così lontano, così piccola da poterla coprire con la punta di un dito, luminosa, azzurra per l’oceano, bianca per le nubi, in mezzo a tutto il nero dell’universo, la prima parola che è balzata alla mia mente è stata: fragile. Ho pensato nitidamente: Come è piccolo e fragile il nostro pianeta. E oggi, a distanza di cinquant’anni da quel giorno, penso che non abbiamo ancora capito quanto.”

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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