Durante il processo per il pagamento di 56 miliardi di dollari come CEO di Tesla, Elon Musk ha detto alla corte che non vuole essere l’amministratore di nessuna compagnia, Twitter compreso. E ha spiegato il suo ruolo nelle varie aziende di cui è proprietario o principale investitore. Con diverse interessanti dichiarazioni.
Elon Musk non vuole essere il CEO, né di Twitter né di Tesla
Lo scorso 16 novembre, Musk ha testimoniato davanti alla corte di Chancery. La stessa che avrebbe dovuto processarlo per la decisione di non continuare l’acquisizione di Twitter, che come sappiamo ha invece poi acquisito. Ma in questo caso, non si parlava di Twitter ma di Tesla.
Il miliardario, CEO della compagnia, ha ricevuto un pacchetto di azioni per come ha gestito la società nel 2017 di 56 miliardi di dollari: un bonus considerato esorbitante, che ha attratto l’attenzione della corte. Che vuole capire se Musk e la compagnia non abbiano gestito in maniera poco trasparente i fondi di Tesla.
Come spiega la senatrice Elizabeth Warren in un tweet, Tesla non è la compagnia privata di Musk, ma una società quotata in borsa con diversi azionisti. Quindi il pagamento di 56 miliardi di dollari per il CEO sarà analizzato sia dalla corte di Chancery che dal Senato, con una commissione dedicata. Musk deve ancora apparire in Congresso, ma ha discusso con in tribunale sul pagamento di questa somma e sul suo ruolo come CEO di Tesla. Ma anche di SpaceX, the Boring Company e Twitter. Potete leggere l’intera trascrizione della sua testimonianza su The Verge. Ma ecco alcuni punti interessanti.
Più un “technoking” che un CEO
Durante la lunga serie di domande e risposte, Musk ha spiegato che “francamente, non voglio essere il CEO di nessuna compagnia”. Una dichiarazione che arriva con un mese di anticipo rispetto al voto del popolo di Twitter, che ha chiesto le sue dimissioni. Che lui rispetterà solo in parte, restando “a capo dei team software e server”.
Musk ha però spiega di fare il CEO di Tesla e SpaceX nello stesso modo: dando attenzione alla tecnologia più che agli aspetti finanziari. “In SpaceX sono davvero responsabile per l’ingegneria dei razzi e in Tesla per la tecnologia delle auto che le rende di successo” spiega. “Quindi, spesso il CEO è visto come un ruolo incentrato sul business, ma in realtà il mio ruolo è molto più quello di un ingegnere che sviluppa la tecnologia”.
Tanto che nel 2021 ha assunto un titolo diverso, informalmente, per Tesla. Il pubblico ministero ha chiesto “Era del tutto sobrio quando ha inventato il termine ‘Technoking’ per se stesso, corretto?”. Con Musk che ha risposo “Sììììì?” con tono scettico.
Elon Musk non vuole essere il CEO di Twitter, né di Tesla
Durante l’udienza, il pubblico ministero ha chiesto a Elon Musk se volesse dedicare tempo come CEO di Twitter, una domanda che serve a valutare il tempo che dedica a Tesla (visto il pagamento enorme di 56 miliardi). Musk ha spiegato: “Mi aspetto di ridurre il mio impegno per Twitter e trovare qualcun altro che lo gestisca nel tempo”. Il membro del consigli di amministrazione di Tesla James Murdoch (in udienza dopo Musk) ha confermato che Musk ha dichiarato di voler svestire anche i panni di CEO di Tesla in futuro.
Quando la corte ha chiesto come gestiva le sue varie aziende nel 2017, quando il pacchetto azionario da 56 miliardi di dollari come bonus è arrivato, Musk ha parlato in percentuali. Meno del 10% andava a The Boring Company o Neuralink, con il restante 90% diviso fra SpaceX e Tesla. Ma verso la fine dell’anno passava tutto il tempo a pensare al lancio di Tesla Model 3, che era in “un inferno di produzione”.
Musk ha inoltre reiterato che spende il suo tempo in base a “dove c’è la crisi”, il che spiega la sua attuale dedizione a Twitter.
Il rapporto con i regolatori
Quando la corte ha chiesto al CEO di Twitter e Tesla del suo rapporto con la SEC, l’ente regolatore che sta investigando anche questo pagamento da 56 miliardi, Elon Musk non ha utilizzato mezzi termini. “In generale penso che la missione della SEC sia giusta, ma la domanda è se stanno eseguendo bene questa missione. In alcuni casi, penso di no”.
In particolare parla del caso FTX, dove “gli investitori hanno perso miliardi. Eppure, la SEC continua a dare la caccia a me nonostante gli investitori abbiano ricevuto grandi ricompense. Questo non ha senso”.
Musk ha inoltre discusso dell’accordo del 2018 con la SEC, in cui Musk rinunciava tra l’altro al ruolo di presidente di Tesla pur mantenendo quello di CEO. Uno degli accordi riguardava la necessità di far approvare i tweet riguardo Tesla prima di pubblicarli. Musk dice di non rispettare quella clausola perché “L’accordo è stato fatto sotto costrizione, quindi non è valido”.
La testimonianza di Musk ha toccato diversi punti, ma la sentenza sulla legittimità del pagamento di 56 miliardi di dollari in bonus dovrà passare da un’analisi attenta dei documenti legali di Tesla. Quindi la sentenza non arriverà molto presto. Se aggiungiamo l’inchiesta al Senato, i tempi potrebbero allungarsi. Vi terremo aggiornati sullo sviluppo della questione.
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