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Nella bolla: com’è il film Netflix con Pedro Pascal e Karen Gillan

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Anche se la pandemia che ci ha travolti non è ancora finita, è già arrivato il momento delle opere che fanno del Covid e delle restrizioni a esso correlate una base su cui poggiare un’intero racconto. Dopo il tutt’altro che disprezzabile esperimento di Borat – Seguito di film cinema, che in un ampio segmento intrecciava le avventure del personaggio di Sacha Baron Cohen con quelle di un gruppo di complottisti, è Netflix a dare un altro importante segnale con Nella bolla, nuovo lavoro di un vero e proprio cantore della comicità demenziale come Judd Apatow (40 anni vergine, Molto incinta, Funny People), disponibile sulla piattaforma dall’1 aprile (il giorno più ironico di tutti) e incentrato proprio sulle situazioni paradossali a cui la pandemia ci ha costretto, osservate dal punto di vista privilegiato, viziato e schizofrenico di Hollywood.

Ci troviamo sul set del blockbuster hollywoodiano Cliff Beasts 6: The Battle for Everest, che ha diversi punti di contatto con la reale lavorazione di Jurassic World – Il dominio: una produzione fermata dal Covid e poi ripartita con notevoli restrizioni in un set isolato in Inghilterra, il sesto capitolo di un franchise caratterizzato dalla presenza di dinosauri in CGI e un discreto numero di attori di diverse generazioni, costretti a convivere in una situazione di totale isolamento e a condividere con il resto del gruppo nevrosi, paure e vizi.

Il materiale umano e artistico a disposizione della produzione è ampio e variegato: dalla star di ritorno (Karen Gillan), giovane ma non abbastanza per reggere il confronto con una star di Tik Tok (Iris Apatow, figlia del regista), a due veterani di Hollywood che facevano coppia (David Duchovny e la moglie di Apatow Leslie Mann), passando per un attore in crisi di astinenza sessuale e non solo (Pedro Pascal).

Nella bolla: la Hollywood ai tempi del Covid nel nuovo film Netflix

Una base su cui Judd Apatow costruisce un’opera costantemente sopra le righe e volutamente grottesca, con il chiaro intento di farsi beffe della Hollywood che conta. Non mancano né gli illustri cameo (fra gli altri Kate McKinnon, Benedict Cumberbatch e Daisy Ridley), né la comicità grossolana e irriverente del regista, capace di lanciare diverse stoccate, come l’ambientalismo un tanto al chilo che contraddistingue molte produzioni hollywoodiane contemporanee, i capricci delle star, l’eccesso di green screen e l’approssimazione delle sceneggiature. Con Nella bolla, Netflix ci mette così di fronte a una sorta di claudicante mix fra la serie italiana Boris e quella francese Chiami il mio agente!, con lo sguardo rivolto però costantemente ad altri prodotti hollywoodiani analoghi, come Galaxy Quest e Tropic Thunder.

Purtroppo, anche se il divertimento non manca, Judd Apatow non riesce a replicare la forza e l’incisività di questi modelli e finisce per diventare paradossalmente vittima degli stessi difetti che mette in scena con la produzione di Cliff Beasts 6: The Battle for Everest. L’assenza di un vero e proprio filo conduttore del racconto si fa sentire soprattutto nelle sottotrame meno riuscite (come quella di Mann e Duchovny) e riduce Nella bolla a una serie di sketch più o meno efficaci, accomunati soltanto dalla voglia di sbertucciare quel gigantesco ingranaggio che è la produzione cinematografica americana, che come tutti i giganteschi ingranaggi può cadere rovinosamente a causa dei minuscoli sassolini che si incastrano al suo interno.

Il Covid diventa un mero pretesto per creare una condizione di isolamento (ci si ammala solo di influenza), e anche gli spunti più interessanti (le polemiche per il personaggio occidentale di Karen Gillan che interpreta una donna metà israeliana e metà palestinese) vengono sacrificati in nome di ripetute gag (la presunta vecchiaia della stessa Gillan).

Un Judd Apatow sotto tono

La scrittura di Cliff Beasts 6: The Battle for Everest, presa ripetutamente per i fondelli per la sua incoerenza e per le sue esagerazioni, si specchia sorprendentemente in quella di Nella bolla, che come gli stessi blockbuster di cui si fa beffe riesce a vivere solo dei guizzi e del carisma delle star raggruppate da Netflix. Un parallelo metacinematografico involontario che prosegue anche nel documentario che racconta la realizzazione di Cliff Beasts 6: The Battle for Everest (più interessante e acclamato del film stesso) e in molte battute che Apatow mette in bocca ai personaggi, volte a sottolineare lo sforzo di dare del sano intrattenimento al pubblico in un momento particolarmente difficile, anche se con qualità altalenante.

Resta l’apprezzabile satira del panorama hollywoodiano e della vanagloria di molti suoi protagonisti («Ho vinto il Sundance, io!», esclama il regista del film per darsi un tono), ma anche la sensazione che Nella bolla sia complessivamente poco più intelligente e compiuto delle produzioni a cui fa il verso. Lo stesso Apatow, che in passato ha saputo coniugare l’umorismo più demenziale e sboccato con riflessioni tutt’altro che banali sulla sessualità, sulla genitorialità e sull’età adulta, sembra perdersi fra gli stessi green screen che hanno smorzato e continuano a smorzare talenti. Il risultato è un’opera fatta col pilota automatico e priva di un’impronta originale e personale, che proprio come il sesto capitolo dell’assurdo franchise di cui si prende gioco faticherà a rimanere impresso nell’immaginario collettivo.

Molto incinta
  • Katherine Heigl, Paul Rudd, Leslie Mann (Attori)
  • Judd Apatow (Direttore)
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