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Quanto (non) ne sappiamo sulla Formula E. Intervista a Tommaso Volpe di Nissan

Abbiamo chiacchierato con Tommaso Volpe, general manager del team Nissan Formula E, per cercare di capirci qualcosa in più sulla vera essenza delle Formula E

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La Formula E è una “bestia” strana. Forse ancora non compresa a fondo o forse troppo giovane per risultare affascinante. Chi lo sa, di sicuro c’è che tutti ne parlano, senza probabilmente saperne abbastanza. Ed è proprio per cercare di capirci qualcosa in più che, durante il Gran Premio di Formula E di Roma, ho scambiato quattro chiacchiere con Tommaso Volpe, General Manager del team Nissan Formula E.

Formula E vs Formula 1… lasciate perdere il paragone

Tommaso Volpe lavora nel mondo del motorsport da un bel po’ di tempo. Prima di lavorare nel team di Formula E di Nissan ha seguito per svariati anni la partnership strategica e tecnica che lega INFINITI al team Renault F1 (ora Alpine F1 Team); nello specifico si è occupato del progetto per il co-sviluppo del sistema di recupero dell’energia del powertrain ibrido della vettura di F1 del team di Renault. Insomma, di Formula 1 ne sa abbastanza e quando alcuno prova a propinargli l’idea che la Formula E possa “ammazzare” la Formula 1, ha le idee ben chiare:

[…] é inutile paragonare Formula E a Formula 1; il paragone non si può proprio fare. I due sport hanno due anime completamente differenti. La formula di Formula E – scusate il gioco di parole – non è tanto basata sulla visibilità televisiva come Formula 1 ma sulla presenza delle persone degli eventi, perché ha il vantaggio di poter correre nei centri cittadini, di attirare l’attenzione delle masse e creare così nuovi appassionati partendo dal fattore curiosità. Per la Formula 1 è quasi il contrario. La presenza del pubblico che si reca in autodromo è quasi marginale rispetto all’audience che può raggiungere in TV. Tieni conto che la maggior parte del pubblico che viene alla Formula E non segue il motorsport in generale. Capisci bene che è un modo diverso di avvicinare il pubblico, più legato forse ai tempi moderni

Ma la Formula E nasce anche con altri intenti. Se ci avete mai fatto caso, infatti, è il campionato con il maggior numero di case automobilistiche convolte (Nissan, Porsche, DS Automobiles, Jaguar, Mahindra e Mercedes). “Questo accade” spiega Volpe “per la rilevanza in termini di capacità di apprendere informazioni sull’efficienza delle vetture. Il denaro speso in Formula E da Nissan è speso indubbiamente per promuovere il brand in maniera più entusiasmante, ma soprattutto perché genera R&D utile per il core business

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Tommaso Volpe

Formula E: il laboratorio di ricerca e sviluppo di Nissan

Eh già, sta proprio parlando della corsa all’elettrificazione delle case automobilistiche; corsa che sta correndo anche Nissan mettendo a budget investimenti ingenti.

La cosa più importante che abbiamo sviluppato” afferma Tommaso Volpe “è il diretto coinvolgimento del reparto R&D di Nissan Giappone, nello sviluppo della macchina, e badate bene, non saremmo mai entrati in Formula E se non avessimo avuto l’opportunità di essere coinvolti in prima persona nello sviluppo della vettura. Nissan ha infatti trasferito dei senion engenireer dal Giappone alla Francia (luogo in cui nasce la monoposto) proprio per seguire e trasferire le conoscenze apprese alla casa madre”.

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Formula E, vettura Gen3

Con la vettura Gen 3, ancor più possibilità

Attualmente le vetture della settima stagione, quella in corso, sono ancora le Gen2. Ma per la prossima stagione FIA e Formula E hanno introdotto la vettura Gen3 (presentata qualche giorno fa a Monaco), una monoposto ancor più performante e efficiente. Dotata di un motore elettrico che erogherà fino a 350 kW di potenza (470 CV), la vettura di Gen3 sarà in grado di raggiungere una velocità massima di 320 km/h con un rapporto peso/potenza due volte più efficiente di un equivalente motore a combustione interna da 470 CV. Ma soprattutto almeno il 40% dell’energia utilizzata durante la gara sarà prodotta dalla frenata rigenerativa. Inoltre, la terza generazione di Formula E avrà due propulsori, uno anteriore e un posteriore.

Capisci bene che il fatto che la vettura stessa sia in grado di produrre quasi la metà dell’energia necessaria per fare la gara, è molto significativo sia per il team che gareggia sia per il team di sviluppo.
Questo potrebbe essere un modo per aumentare il range di una vettura elettrica stradale. Non basta più creare e installare batterie sempre più grosse, ma fare si che il powertrain utilizzi l’energia dalla batteria nella maniera piu intelligente senza sprecarla mai”
, dice il direttore generale di Nissan Formula E.

Un piccolo appunto: le vetture di Formula E hanno tutte lo stesso chassis, il cosiddetto bodywork . Ciò che cambia, ciò su cui i team possono e devono lavorare, sono il powertrain elettrico, l’inverter, il gearbox e i software di gestione del powertrain (quindi il controllo vettura e la gestione dell’energia). Questi fattori sono diversi da una vettura all’altra e fanno la differenza in gara.

Il compito degli ingegneri del team di Nissan è quello di sviluppare quindi un powertrain più efficiente possibile e vi stupirà sapere che il livello di efficienza in una vettura di Formula E è nettamente superiori al 95% ed è un valore incredibile se paragonato a quello delle vetture elettriche stradale.

formulae nissan gen3

Formula E, i team sono quasi delle software house

L’hardware di una vettura si sviluppa in circa 18 mesi di lavoro, si omologa e poi in seguito è bloccato per 2 stagioni consecutive. Quello che il team fa di gara in gara è un lavoro di fino eseguito sul software per il controllo dello chassis quindi della dinamica della vettura e sul software di gestione dell’energia, competendo con gli altri team per renderlo sempre più sofisticato.

E il pilota in tutto questo che ruolo ha?

I piloti in Formula E” racconta Volpe “devono capire bene come funziona la questione energetica perché è davvero un punto cruciale. Grazie alla loro sensibilità, una volta rientrati ai box, dovranno spiegare agli ingegneri dove si sentono più sicuri e più in grado di spingere al massimo l’auto, ma sempre nell’ottica della gestione dell’energia. Devono capire bene la vettura e non essere semplicemente veloci, come lo intendiamo in modo tradizionale.

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Maximilian Günther e Sebastien Buemi, piloti team Nissan Formula E

Eh già. Le monoposto elettriche, rispetto alle monoposto, a combustione sono molto diverse. Non fatevi ingannare dalla forma dello chassis che a prima vista potrebbe sembrare simile. Molti piloti che entrano in Formula E, arrivando da altri campionati, spesso si trovano spaesati. Terribilmente spaesati.

La difficoltà della Formula E è proprio quella di trovare piloti che siano in grado di “giocare” con l’energia. In Formula 1 si arriva per gradi, con categorie minori e da categorie simili. Quando fanno salto il in Formula 1, in qualche, modo sono già preparati, sanno che cosa li aspetta. Qui non ci sono categorie precedente, quindi per i piloti nuovi è quasi (sempre) è uno shock“.

Vi ricordate le prime dichiarazioni di Giovinazzi, primo pilota italiano in Formula E? “Mi aspettavo un campionato difficile, ma non così difficile”. Questo succede perché come avrete capito fino ad ora le logiche dei due sport sono molto differenti.

Ma per spiegare meglio cosa si intende per “difficile”, Tommaso Volpe prova a farmi qualche esempio.

Facciamo un esempio pratico. In Formula E, a un certo punto di un rettilineo devi sapere quando togliere il pedale dall’acceleratore per far entrare in funzione la rigenerazione dell’energia o cose così. Il pilota potrebbe spingere molto di più in rettilineo magari usando un 1% in più di batteria. Ma con grande probabilità quel 1% non fa la stessa differenza che potrebbe fare in un altro punto del tracciato. E’ complesso capire dove l’energia possa performare meglio sui 45 minuti di gara. Insomma è un’analisi estremamente complessa che il team deve fare insieme al contributo del pilota“.

formula e roma nissan

Correre in città, che fatica

Uno dei pilastri fondanti della Formula E è rappresentato dai circuiti cittadini. Niente autodromi, solo centri cittadini in tutto il mondo: da Roma a Città del Messico passando per Seoul, Jakarta, New York e Londra e altre. Se, da questo punto di vista, la Formula E è capace di raccogliere un grande numero di visitatori in seguito all’invasione pacifica della città rispetto a un isolato autodromo, guardandola dal punto di vista di chi la gara la deve correre, i circuiti cittadini possono diventare una spina nel fianco.

Per i tracciati cittadini, i nostri ingegneri in Nissan hanno una conoscenza limitata del circuito prima di arrivare in pista. Gli manca la geometria precisa e le informazioni approfondite sulle condizioni dell’asfalto, cosa che non permette di eseguire simulazioni al computer molto precise. Quando la FIA arriva in città e disegna il circuito, può decidere di spostare il muretto di 50 cm a causa di una buca ad esempio e questo cambia tutto per la nostra progettazione“, sorride non troppo felice Tommaso Volpe.

C’è una incapacità di anticipare il vero comportamento della vettura in pista che è molto più grande di altre categorie. I tracciati sono disegnati tenendo presente che si tratta di un motorsposrt diverso e il nostro team – così come gli altri – ha davvero poco tempo per gestire e adattarsi… in un giorno soltanto. Questa è una grande sfida da affrontare ma che come costruttori supportiamo perché rappresenta anche un’opportunità“.

Perchè correre in Formula E quindi?

Nonostante il grandissimo sforzo e impegno richiesto per correre in Formula E, Nissan investe in questo sport e ci crede tantissimo sin dal 2018, competendo così per 4 stagioni su 7 totali.
Questo perché Nissan è leader nelle vetture elettrice: forse non lo ha saputo comunicare come si deve, ma i numeri non mentono. Una delle vetture elettriche più di successo è proprio Nissan Leaf che in 12 anni di presenza sul mercato ha venduto mezzo milione di vetture inserendola di diritto al primo posto come veicolo elettrico più venduto nella storia dell’automobile.

nissan leaf

Forte di questa esperienza elettrica, Nissan vuole ancor di più potenziare il suo know-how, e la Formula E è perfetta perché unisce la promozione del marchio in modo cool a un ottimo investimento che crea valore per la ricerca e lo sviluppo – sul campo, in condizioni estreme – e non in “laboratorio”, per un elettrificazione sempre più efficiente, sempre più competitiva rispetto alla concorrenza.

Pensate come quel 40% di energia prodotta dalla vettura di Gen3 potrebbe giovare a un’auto elettrica stradale… oppure ancora pensate a quanto sarebbe bello poter implementare la ricarica a 600KW delle Gen3 capace di ricaricare parte della batteria della monoposto in pochi secondi.

Quanto il laboratorio chiamato Formula E sarà stato utile a Nissan potremo scoprirlo solo in futuro, per adesso ho solo capito che la Formula E non è per nulla quel che sembra.

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