Site icon Techprincess

Chernobyl: il reattore 4 si è risvegliato

Chernobyl: il reattore 4 si è risvegliato thumbnail

reattore chernobyl

Gli scienziati hanno rilevato un aumento delle reazioni di fissione nucleare nel reattore 4 di Chernobyl.

Scopriamo cosa è successo e quali preoccupazioni potrebbero esserci per il futuro. E ripercorriamo brevemente i fatti del più grande incidente nucleare della storia.

Il reattore 4 di Chernobyl si è risvegliato

A trentacinque anni dall’esplosione della centrale nucleare ucraina, il reattore di Chernobyl torna a dare preoccupazioni. Gli strumenti di controllo della centrale hanno registrato un aumento delle fissioni nucleari nel reattore 4.

La notizia è stata data da Anatolii Doroshenko, dell’Istituto per i problemi di sicurezza delle centrali nucleari (ISPNPP) di Kiev, durante una conferenza sullo smantellamento del reattore. Ed è stata poi ripresa dalla rivista specializzata Science.

“I sensori stanno monitorando un numero crescente di neutroni, segnale di una fissione”, ha dichiarato Doroshenko.

“Ci sono molte incertezze”, gli ha fatto eco Maxim Saveliev di ISPNPP. “Ma non possiamo escludere la possibilità di un incidente.” Saveliev ha poi precisato che “il numero dei neutroni sta aumentando lentamente”.

“È  come la brace in un barbecue”: con questa semplice metafora Neil Hyatt, chimico dei materiali nucleari presso l’Università di Sheffield, ha spiegato nell’articolo pubblicato da Science cosa sta accadendo in Ucraina.

Il reattore 4 e lo scudo SNC

Il reattore 4, lo stesso in cui si è verificato il tragico incidente nel 1986, era stato coperto a tempo di record con una sorta di “sarcofago” di cemento e acciaio.

Un’ulteriore e più solida protezione era stata messa in atto con il New Safe Confinement (NSC), uno scudo costruito in quattro anni, dal 2015 al 2019.

Lo scudo è alto 110 metri, lungo 165, largo 257 e pesa 36mila tonnellate. Costato 1,5 miliardi di euro e sponsorizzato da quarantacinque Paesi, avrebbe dovuto garantire la protezione del reattore da fughe radioattive per cento anni.

Oggi sembra che le masse di uranio sepolte sotto l’NSC siano ancora attive e abbiano avviato una reazione di fissione in aumento da quattro anni.

E curiosamente il motivo dell’attività potrebbe essere lo stesso NSC. Lo scudo, che tiene in sicurezza i materiali radioattivi della centrale, impedisce alla pioggia di penetrare nei resti della centrale. Ma l’acqua rallenta i neutroni e aumenta le loro probabilità di colpire e scindere i nuclei di uranio. L’ipotesi degli scienziati dell’ISPNPP è che in qualche modo la diminuzione della quantità di acqua abbia fatto rimbalzare maggiormente i neutroni all’interno del materiale radioattivo.

I rischi

Il pericolo di conseguenze paragonabili al disastro di trentacinque anni fa non c’è.

È tuttavia possibile che, se le reazioni di fissione dovessero aumentare in modo esponenziale, l’energia rilasciata farebbe bollire l’acqua rimasta intorno al combustibile fuso, e si correrebbe il rischio di un’esplosione.

La prima conseguenza sarebbe il crollo del vecchio “sarcofago”, oggi contenuto all’interno dell’NSC. Anche se la paura più grande riguarda l’ipotesi di una fuoriuscita di polveri altamente radioattive, che potrebbero spostarsi in un raggio di alcuni chilometri.

Solo un eventuale incendio della grafite (parte della massa del nuovo scudo) creerebbe una massa d’aria calda che sposterebbe le particelle radioattive ad alta quota, proiettandole anche su lunghe distanze.

Inoltre, l’ipotesi di esplosioni sotterranee potrebbe facilitare il trasporto di materiale radioattivo verso il vicino fiume Pripyat, che confluisce nel Dnepr e poi sfocia nel Mar Nero.

Le ipotesi di intervento

I livelli di radiazioni nel reattore 4 escludono la possibilità di installare dei sensori per monitorare le reazioni di fissione. Una possibilità secondo gli esperti dell’ISPNPP è quella di utilizzare dei robot capaci di sopportare le radiazioni, per trapanare i detriti mescolati al combustibile nucleare. L’idea è quella di inserire al loro interno dei cilindri di boro, che sarebbero in grado di assorbire i neutroni.

L’incidente del 26 aprile 1986

La segnalazione di un aumento delle reazioni di fissione nucleare nel reattore 4 di Chernobyl avviene quasi in concomitanza con una triste ricorrenza.

Era infatti il 26 aprile 1986 quando lo stesso reattore si fuse durante un test di sicurezza fallito. Le barre di combustibile di uranio, il rivestimento di zirconio, le barre di controllo di grafite e la sabbia scaricata sul nucleo per cercare di spegnere l’incendio crearono una reazione a catena che provocò una tremenda esplosione.

La nube radioattiva si sparse a grande velocità, raggiungendo anche l’Europa, la Scandinavia e anche la costa orientale del Nord America.

Offerta

Le conseguenze dell’incidente

Il disastro provocò circa 50.000 vittime, ma uno studio di Greenpeace calcola in 6 milioni i decessi riconducibili nell’arco di settant’anni all’incidente di Chernobyl.

L’esplosione ebbe un impatto devastante sulla credibilità tecnico-scientifica dell’Unione Sovietica, oltre che sull’immaginario collettivo. Si era negli anni della Guerra fredda e nella cosiddetta corsa al nucleare. In molti avevano ancora negli occhi l’apocalittico film The day after-il giorno dopo, uscito nel 1983, che figurava proprio una guerra nucleare.

Ma quanto l’incidente di Chernobyl sia rimasto nella memoria di tutti, lo dimostra il fatto che solo due anni fa, nel 2019, è stata girata una fortunatissima miniserie per HBO sulla centrale nucleare ucraina.

Exit mobile version