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Accordo tra Facebook e il Garante della Privacy contro la diffusione in Rete di immagini pubblicate senza consenso

Il canale per tutelare le donne dal revenge porn sarà aperto a partire dalla data simbolica dell’8 marzo

Importante accordo tra Facebook e il Garante della Privacy per aiutare le potenziali vittime del revenge porn: da lunedì 8 marzo sarà aperto un canale di emergenza.

Con la collaborazione di Facebook e di Instagram, piattaforme entrambe di proprietà di Marc Zuckerberg, il Garante aprirà un canale in cui chiunque tema che le proprie foto o i proprio video intimi possano essere stati diffusi senza il loro consenso sui social, potrà inviare una segnalazione e ottenere il blocco dei contenuti.

Il canale sarà aperto sul sito del Garante, che per dare il via all’iniziativa ha scelto la data simbolica dell’8 marzo.

Revenge porn: l’accordo tra Facebook e il Garante della Privacy

Il Garante per la protezione dei dati personali ha dunque deciso di mettere a disposizione un canale di emergenza contro il revenge porn e la pornografia non consensuale.

Nella pagina creata ad hoc, le potenziali vittime troveranno un modulo da compilare: le informazioni inserite consentiranno all’Autorità di esaminare ogni singolo caso. Inoltre, alla persona interessata verrà fornito un link  per caricare le immagini o il video oggetto di diffusione illegittima sul programma. Una volta caricato, il materiale sarà cifrato da Facebook. Questo passaggio lo renderà irriconoscibile prima della sua distruzione, e non sarà più possibile pubblicarlo nemmeno su Instagram.

Nella pagina del sito del Garante dedicata all’iniziativa, è anche a disposizione un importante vademecum per prevenire revenge porn e pornografia non consensuale.

Se invece immagini o video sono già stati condivisi senza consenso, si può comunque fare una segnalazione sulle due piattaforme social, che ne bloccheranno l’ulteriore condivisione. Ma c’è di più. Facebook e Instagram, grazie all’apprendimento automatico e all’intelligenza artificiale, possono anche rilevare in modo proattivo le immagini o i video intimi che vengono diffusi senza permesso nei loro spazi.

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Il programma pilota

Dallo scorso anno esiste già un programma pilota attivato da Facebook contro il revenge porn. Il progetto dà la possibilità di segnalare preventivamente la possibile diffusione di materiale intimo estorto senza consenso. Per ogni nazione, Facebook ha stretto un accordo con uno o più partner, ai quali bisogna rivolgersi per l’identificazione e distruzione del materiale. In Italia il partner del social è l’associazione no profit PermessoNegato.

Ma dal prossimo 8 marzo ogni vittima, anche potenziale, del revenge porn avrà finalmente la possibilità di muoversi in autonomia.

Il fenomeno del revenge porn

Il fenomeno della diffusione di materiale intimo senza consenso è purtroppo in crescita. Basti pensare che nel quarto trimestre del 2020 sono state rimosse ben 28 milioni di immagini di nudo e atti sessuali di adulti, nella quasi totalità dei casi (98,1%) prima che qualcuno le segnalasse.

“Siamo lieti di poter rafforzare il nostro progetto pilota contro la pornografia non consensuale grazie alla preziosa collaborazione del Garante della Privacy”. La dichiarazione è di Laura Bononcini, Public Policy Director Southern Europe di Facebook. Che così prosegue: “Abbiamo condotto numerose ricerche in questo campo e collaborato con molte organizzazioni internazionali per la sicurezza, per rivedere e migliorare la nostra risposta a questo grave problema e, attraverso la nostra tecnologia, vogliamo offrire strumenti validi ed efficaci alle vittime. Continueremo a impegnarci affinché le persone si sentano al sicuro sulle nostre piattaforme e possano sempre trovare in noi un alleato per tutelarsi da qualunque abuso online”.

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In difesa delle donne

La data dell’8 marzo per far partire il progetto assume un forte valore simbolico. Perché è inutile nascondere che il revenge porn e la pornografia non consensuale provengono da una cultura maschilista. E nella maggior parte dei casi hanno per vittime le donne: per la precisione l’80% delle denunce registrate dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza proviene appunto da donne.

E non è infrequente che vittime della violenza psicologica maschile patiscano un trauma psicologico (o arrivino a levarsi la vita) non riuscendo a convivere col senso di vergogna. Soprattutto perché spesso, dopo la diffusione del materiale, anziché la comprensione se l’aiuto cattano i giudizi ironici o accusatori.

I social contro il revenge porn

Occorre quindi mutare prospettiva culturale: un processo talmente complesso che qui non vale la pena nemmeno di accennarne. Accontentiamoci di sapere che i social stanno provando a dare il loro piccolo contributo: oltre a questa iniziativa di Facebook e Instagram, WhatsApp sta attivando una funzionalità (già presente su Telegram) per cui si può abbinare un timer a una foto condivisa. Terminato quel tempo prestabilito, l’immagine non sarà più condivisibile.

E una giovane studentessa italiana ha vinto un contest con un progetto che rilancia il social SnapChat proprio per contrastare il revenge porn.

Saranno gocce in un oceano, ma sono comunque benvenute.

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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