Tanto rumore per nulla, o almeno così pare.
Le reiterate discussioni dei giorni scorsi, che hanno visto proteste da parte dei negozianti e indignazioni da chi ha ricevuto risposte spiacevoli (ne riparleremo) per aver tentato di pagare piccole cifre con il pos, sembra siano state vane.
Perché nella prima manovra del governo Meloni la norma sul pos (o, per meglio dire, la norma anti pos) non ci sarà. La naturale conseguenza di questo possibile, anzi pressoché certo, passo indietro da parte del governo, è che i commercianti non potranno più rifiutare pagamenti elettronici, di qualunque entità. Se lo faranno, andranno in conto a una sanzione.
Vediamo cosa sappiamo di questo dietrofront dell’esecutivo. E ripercorriamo brevemente le tappe che hanno portato alla decisione per cui nell’imminente Legge di Bilancio non ci sarà nessun riferimento alla norma anti pos.
Dietro front del governo sulla norma anti pos
Niente cosiddetta norma anti pos, dunque.
Dopo dubbi, segnalazioni e veri propri attacchi, l’esecutivo ha deciso di non includerla nella manovra. Lo aveva già annunciato Giorgia Meloni: la presidente del consiglio aveva vellicato la possibilità che la soglia sotto la quale un negoziante avrebbe potuto rifiutare i pagamenti elettronici, inizialmente fissata a 60 euro, avrebbe potuta scendere a 30.
Mentre ora la misura è stata ritirata per mezzo di un emendamento dell’esecutivo. La manovra è adesso in discussione alla commissione Bilancio della Camera. E verosimilmente i commercianti non potranno più rifiutare alcun pagamento elettronico, fosse pure un caffè.
Il caso del tassista genovese
Dovrà dunque tornare sui propri passi (prendiamo lui solo a esempio di un’ipotetica categoria) chi, come il tassista genovese di cui abbiamo parlato, ha rifiutato di ricevere un pagamento elettronico di 32 euro per una corsa.
E lo ha fatto dichiarando che “è finita la pacchia delle banche”. Ma anche apostrofando in modo poco cavalleresco la cliente. Ovvero Silvia Salis, ex martellista (lanciatrice di martello) di livello internazionale e oggi vicepresidente del Coni.
Salis potrà tornare su quel taxi, pagare con il pos anche per essere trasportata di pochi metri. E se il tassista si rifiuterà di accettare la transazione elettronica, sarà sanzionabile. In che misura? La multa sarà di 30 euro, a cui andrà aggiunto il 4% della transazione negata.
Tutti contro la norma anti pos
Soltanto i negozianti hanno difeso la possibilità di accettare solo pagamenti in contanti sotto una determinata cifra.
Al contrario, attacchi a questa eventuale limitazione sono arrivati un po’ da ogni fronte.
A livello nazionale ha fatto sentire la sua voce la Corte dei Conti, dichiarando l’ipotetico provvedimento come “incoerente con l’obiettivo di contrasto all’evasione”. Dichiarazioni simili sono giunte dalla Banca d’Italia, secondo cui incentivare i pagamenti in denaro e alzare le soglie del contante “favoriscono l’economia sommersa” e confliggono con “l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”.
Da ultimo sono arrivate le parole critiche dei sindacati, soprattutto della Cgil.
I dubbi (dirimenti) della Commissione Ue
Ma il giudizio dirimente per far compiere il passo indietro al governo sulla norma anti pos è stato quello (tuttavia non vincolante) della Commissione europea.
Bruxelles ha detto che complessivamente l’Italia sta rispettando le raccomandazioni. Ma ha bocciato l’innalzamento del tetto alle transazioni in contanti (che sarebbe passato da 2.000 a 5.000 euro) e la cancellazione delle cartelle esattoriali inferiori ai mille euro, considerata “come un condono”. No della Commissione Ue anche al limite a 60 euro per l’obbligo di accettare le transazioni con il Pos.
All’indomani del giudizio della Commissione Ue, il premier Meloni ha immediatamente detto che il governo avrebbe valutato di ribassare il tetto a 30 euro. Tetto che è invece stato abbattuto.
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Cosa accadrà adesso
La nuova linea del governo è stata illustrata dal ministro dell’economia e finanze Giancarlo Giorgetti. Il ministro ha detto: “Rimettiamo alla valutazione della Commissione per quanto riguarda eventuali forme, che noi caldeggiamo, di ristoro o risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni”.
In concreto, pare che due siano le ipotesi al vaglio. La prima è quella di trasformare tutte le commissioni corrisposte alle banche in credito d’imposta (mentre l’attuale normativa attuale prevede che il 30% delle commissioni pagate durante l’anno sia convertito in credito d’imposta).
La seconda via è il dialogo con le banche stesse, alla ricerca di un’intesa sull’abbattimento delle commissioni per le piccole transazioni. Anche se diversi istituti offrono già proposte senza commissioni per transazioni inferiori ai 5 euro.
Leggi anche: SumUp, il pos mobile per le piccole attività
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