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Pos: ma quali sono i costi per i negozianti? Il punto sulla polemica

Ecco perché è in corso un dibattito

È in pieno svolgimento un dibattito, che somiglia da vicino a una polemica, riguardante il pos. Suscitato in particolare dalla recentissima decisione del governo di alzare a 60 euro il tetto sopra il quale non è possibile rifiutare il pagamento in denaro. Il passaggio dai precedenti 30 euro a 60 è contenuto nella bozza della nuova legge di bilancio.

La decisione sta alimentando una serie di malcontenti e rigide prese di posizione, come quella per cui nelle scorse ore è stata verbalmente aggredita la vicepresidente del Coni Silvia Salis.

A farlo è stato un tassista, che ha rifiutato un pagamento di 32 euro col pos (e abbiamo visto che il governo lo legittima a farlo), con una frase che riecheggia una poco felice esternazione di Matteo Salvini: “È finita la pacchia delle banche”. A cui hanno fatto seguito parole arroganti e offensive nei confronti dell’ex atleta Salis.

Perché la reazione del tassista? Quali sono i costi del pos per i negozianti e per chiunque lo adoperi per motivi di lavoro? Le commissioni sono davvero così onerose? Proviamo a capirlo.

pos

Pos: i costi per i negozianti

La frase del tassista (a prescindere dal vocabolario e dal tono) è indubbiamente chiara nel suo significato: finché si può far pagare in contante, le banche non potranno giovarsi delle loro commissioni.

Perché, quali sono i costi del pos? È presto detto: oscillano tra lo 0,45 e il 4,5%. Tra i più economici e agili si segnala Satispay, per il quale è sufficiente scaricare un’app gratuita. Satispay non prevede alcun costo di commissione sotto i 10 euro e lo 0,2 sopra questa cifra.

Tornando alle già citate banche, San Paolo – ad esempio – trattiene l’1,8%, ha un canone gratuito e un costo di installazione (in promozione) a 18 euro.

Usatissimo il pos portatile Sumup: si pagano solo dai 25 ai 39 euro per l’apparecchio (a seconda della presenza di eventuali promozioni), e c’è una trattenuta fissa dell’1,95% a prescindere dagli importi, senza ulteriori spese.

Pos: costi ma anche (soprattutto?) risparmi

Ma i costi del pos rendono davvero preferibile il contante?

Non è così per Bankitalia. A spiegarlo è stato Fabrizio Balassone, capo del Servizio struttura economica del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.

Balassone ha detto: “Con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici è opportuno ricordare che anche il contante ha costi legati alla sicurezza (come quelli connessi con furti, trasporto valori, assicurazione). Nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito.

E nel resto d’Europa?

Per quanto riguarda i costi del pos, non vale nemmeno l’atteggiamento vittimistico (spesso tipico dei nostri connazionali) per cui altrove è meglio.

Un rapporto diOsservatorioconfrontacontie Sostariffe mostra che la spesa iniziale per il Pos nel 2022 è di 44 euro inferiore rispetto al 2017, e il canone mensile si è abbassato in media di 11 euro. E anche le commissioni sono scese.

Ma se volessimo paragonarci al resto d’Europa? In quel caso, un’analisi del 2019 condotta dall’Associazione bancaria italiana riporta che la media delle commissioni sulle transazioni elettroniche in Italia era 1,1 euro, cioè sotto la media europea (che nel 2019 era di 1,2 euro).

Ricordiamo inoltre che, da direttiva comunitaria, le commissioni dovrebbero essere inferiori 0,2% nel caso di utilizzo del bancomat e dello 0,3% usando carte di credito o di debito.

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Il governo e le polemiche sul pos

Infine, una fotografia delle polemiche che hanno portato alla soglia di 60 euro, presente nell’ultima bozza della legge di bilancio, sopra cui non si può rifiutare il pagamento in denaro.

Anche se sembra che Giorgia Meloni starebbe valutando di riabbassare la cifra a 30 euro.

La premier ha infatti dichiarato che “il governo sta valutando la possibilità di non obbligare i commercianti ad accettare pagamenti elettronici per piccoli importi. Fino a 60 euro non vorremmo obbligarli. Vedremo come andrà a finire l’interlocuzione con la Commissione europea. Ma l’obbligo per importi così bassi incide tantissimo sui commercianti”.

Eppure, ciò sembrerebbe contraddire quanto abbiamo scritto, sui vantaggi (magari meno percepiti) dei pagamenti elettronici.

Se da una parte i negozianti vorrebbero il mantenimento del contante per le piccole spese, dall’altra c’è stato l’intervento della Corte dei conti, che ha in qualche modo “sgridato” il governo. Dichiarando che il provvedimento sul pos è “incoerente con l’obiettivo di contrasto all’evasione”.

Ci sarebbe anche da parlare del tetto per i pagamenti in contante. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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