Cinefili e seriomani (si dirà così?) in questi mesi hanno dovuto fare i conti con un tema che sembrava lontanissimo: gli scioperi. Da settimane ormai infatti sceneggiatori e attori americani hanno incrociato le braccia, fermando ogni attività, anche le più semplici come promuovere sui social media i propri progetti in uscita. E presto questa storia potrebbe diventare ancora più importante, perché lo sciopero rischia di estendersi anche ai videogiochi. Ma cerchiamo di capirne di più.
Cos’è questa storia dello sciopero per i videogiochi? Si farà davvero?
È un’iniziativa lanciata dal sindacato degli attori americani, il cosiddetto SAG-AFTRA e per il momento non è ancora confermata. A inizio settimana infatti è arrivata ai membri dell’organizzazione la proposta di estendere lo sciopero anche al settore dei videogiochi, invitandoli a esprimersi su questa possibilità. Si raccoglieranno i voti fino al 25 settembre e in quella data si saprà se fermare i lavori o meno.
In realtà però, anche se vincesse il sì, non sarebbe automatico lo sciopero per il settore dei videogiochi. Sono infatti previste nuove sessioni di negoziazioni con le aziende a fine settembre, per rinnovare il contratto, il cosiddetto Interactive Media Agreement. L’idea è fare approvare lo sciopero per il settore dei videogiochi già da ora, per potersi presentare al tavolo con una forza maggiore. Come a dire: “Se non si trova un accordo, smettiamo di lavorare. Non forse, non prima o poi, ma sicuramente e da subito“.
Va sottolineato come non tutte le compagnie saranno coinvolte in realtà, ma l’elenco comprende le più grandi, ovvero:
- Activision Productions Inc
- Blindlight LLC
- Disney Character Voices Inc.
- Electronic Arts Productions Inc.
- Epic Games Inc.
- Formosa Interactive LLC
- Insomniac Games Inc.
- Take 2 Productions Inc.
- VoiceWorks Productions Inc.
- WB Games Inc.
D’altro canto, è facile immaginare come proprio le aziende più grandi siano quelle che più hanno bisogno del contributo dei membri SAG-AFTRA. Per quanto questa iniziativa come vedremo non riguarda solo i grandi nomi a cui magari state pensando, è facile immaginare un titolo indie che rinunci completamente al doppiaggio o alla motion capture, rispetto a un titolo tripla A. E se lo sciopero dei videogiochi dovesse davvero iniziare avrebbe un impatto non indifferente.
Ma perché vogliono scioperare?
Le ragioni principali per questo (ripetiamolo, al momento potenziale) sciopero degli attori nel settore dei videogiochi sono simili a quelle per il campo dell’audiovisivo. Ed è proprio per questo che si è scelto di portare avanti le battaglie in contemporanea. Si tratta di tre temi che vanno ridefiniti nella nuova versione del sopracitato Interactive Media Agreement.
La prima questione riguarda l’intelligenza artificiale. Il contratto attuale è molto generico in questo senso e apre a diversi rischi. Replicare l’immagine o ancora di più la voce di un attore o attrice è ormai semplicissimo e si vuole impedire che pratiche di questo tipo diventino comuni o quantomeno che siano accompagnate da un esplicito consenso e un compenso adeguato.
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Proprio quest’ultimo punto è al centro della seconda questione di dibattito, la più ovvia: i soldi. Il sindacato chiede un aumento dei compensi per gli attori nel settore, per fare fronte all’inflazione. Proprio come per l’audiovisivo, la richiesta è un incremento dell’11% per il primo anno, seguito da due del 4% nei periodi successivi.
Infine, si chiede una maggiore definizione della sicurezza sul posto di lavoro, riprendendo le regole dei set cinematografici. La proposta è di introdurre la possibilità di pause, imporre la presenza di un medico durante riprese particolarmente pericolose e porre più attenzione sui limiti delle audizioni registrate in autonomia.
Cioè c’è uno sciopero nei videogiochi perché vogliono ancora più soldi? Non ne hanno abbastanza?
Questa è la prima domanda che si è diffusa non appena gli attori hanno incrociato le braccia nel cinema e nelle serie TV. Il punto è che, per quanto a scioperare siano tutti i membri SAG-AFTRA (il sindacato si è mostrato decisamente unito fino a questo momento), le richieste non coinvolgono in realtà particolarmente i grandi nomi. Gli stessi aumenti citati sopra riguardano il minimo salariale, che gli attori di grande calibro non percepiscono, trattando per cifre molto superiori.
Sebbene infatti quando pensiamo ad “attori nel mondo dei videogiochi” ci viene da pensare al Johnny Silverhand di Keanu Reeves o all’Antón Castillo di Giancarlo Esposito, la realtà è che c’è tutto un mondo di performer che contribuisce allo sviluppo dei titoli e che chiede condizioni più eque. Si va dai doppiatori che forniscono le voci a tutti i personaggi, agli interpreti in motion capture, fino agli stuntman per le scene più estreme.
È per questo che un eventuale sciopero nel settore dei videogiochi potrebbe davvero paralizzare tutto. Per quanto il contributo degli attori non abbia la stessa rilevanza che ha nell’audiovisivo, anche in questo campo è fondamentale. Provate a immaginare uno Starfield senza doppiaggio e senza alcun movimento dei personaggi: non potrebbe esistere. E considerata la determinazione dimostrata fin qui dal sindacato SAG-AFTRA, questa iniziativa potrebbe davvero bloccare l’industria per mesi. Come i cinefili e seriomani di cui sopra sanno ormai troppo bene.
La speranza quindi è che si riesca a trovare un accordo in quelle famose negoziazioni da qui a fine settembre. Incrociamo i joypad.
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