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Smart HomeTech

Ma quanto vale, in Italia, il mercato della smart home?

Cifre superiori al periodo pre-Covid

Attitudine alla tecnologia + attitudine alla comodità = smart home. Va bene, non sarà una definizione da dizionario ma non si distanzia di molto dalla realtà. Dal momento che la smart home è più precisamente l’insieme delle applicazioni che concorrono a realizzare la cosiddetta casa connessa. Ovvero una casa intelligente che apporta tre vantaggi a chi la abita: un maggiore comfort, una maggiore sicurezza e un risparmio energetico.

Quindi smart home è sinonimo di domotica? Non proprio. La domotica prevede il cablaggio dell’impianto elettrico, mentre la smart home fa riferimento all’Internet of Things, cioè a tutti i prodotti connessi alla Rete e azionabili grazie alle applicazioni.

La smart home riguarda dunque, principalmente, l’impianto di riscaldamento e climatizzazione, l’illuminazione, gli elettrodomestici, gli impianti di sicurezza e gli smart home speaker.

Ma come sta andando, nel nostro Paese, il mercato della smart home?

La smart home in Italia

A fornirci i numeri del mercato della smart home in Italia è una ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

I cui esiti sono stati pubblicati sul blog dell’Osservatorio venerdì 18 febbraio.

Prima di vedere i risultati della ricerca è bene sapere che il mercato della smart home nel nostro Paese ha fatto un salto in avanti nel 2019, quando il valore era di 530 milioni di euro, grazie all’arrivo in Italia degli smart home speaker.

I numeri oggi

Il freschissimo report dell’Osservatorio Internet of Things parla di un eccellente 2021 per il mercato della smart home in Italia. Che, facendo segnare un lusinghiero +29% rispetto al 2020, ha raggiunto i 650 milioni di euro, equivalenti a 11 euro in media per abitante. E ha superato non di poco i numeri pre-Covid.

È stato calcolato che senza la carenza di semiconduttori e materie prime, che hanno pesato per 75 milioni di euro di mancate vendite, la crescita sarebbe potuta essere addirittura del +45%.

I settori trainanti

Le principali voci del mercato della smart home in Italia sono rappresentate dagli elettrodomestici connessi (per un valore complessivo di 135 milioni di euro, +35% rispetto al 2020), dagli smart speaker (130 milioni di euro, +25%) e dalle soluzioni per la sicurezza (125 milioni, +20%). Seguono caldaie, termostati e condizionatori connessi per riscaldamento e climatizzazione (110 milioni), e altre voci di minor peso come lampadine, casse audio e strumenti per azionare da remoto tende e tapparelle.

Le abitudini degli italiani

Il 74% dei consumatori italiani ha sentito parlare almeno una volta di smart home (nel 2020 era il 69% e nel 2018 il 58%). E il 46% degli italiani ha in casa almeno un oggetto smart, contro il 43% del 2020, il 42% del 2019 e il 41% del 2018.

Nel 2021 sono cresciuti tutti i canali di vendita, con un’impennata per la filiera tradizionale (245 milioni di euro, + 40%), grazie anche agli incentivi statali. Positive anche le performance degli eRetailer (225 milioni di euro, +25%) e i retailer multicanale (125 milioni di euro, +29%).

Il mercato della smart home in Italia e in Europa

Pur essendo in forte crescita, il mercato italiano della smart home resta lontano dai Paesi più virtuosi a livello europeo.

Il Regno Unito può contare su un mercato di 4 miliardi di euro, pari a 58,7 euro per abitante (+43% rispetto al 2020). Il mercato in Germania è di 3,9 miliardi di euro (+37%, 46,8 euro per abitante).

L’Italia ha diminuito il gap con la Francia (1,3 miliardi di euro, +16%, 19,4 euro per abitante) e incrementato il distacco dalla Spagna (480 milioni di euro, +14%, 10,1 euro per abitante).

La parola all’Osservatorio Internet of Things

Hanno commentato il report Giulio Salvadori e Angela Tumino, direttori dell’Osservatorio Internet of Things.

Salvadori ha detto: “Nell’ultimo anno è aumentato il livello di maturità del settore, sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta. Le aziende hanno consolidato strategie e modelli di business basati sulla servitizzazione e il pay-per-use, con il passaggio dalla vendita del solo hardware alla proposta di servizi aggiuntivi, come abbonamenti mensili per servizi di tele-assistenza e manutenzione della caldaia, rilevazione di movimenti sospetti in casa e chiamate di emergenza, monitoraggio della forma fisica e assegnazione di allenamenti personalizzati. Ma anche assicurazioni pay-per-use per proteggere la casa dai furti attivabili anche solo per brevi periodi con tariffa a consumo”.

Angela Tumino ha aggiunto: “Sul fonte della domanda, il consumatore si dimostra sempre più interessato alla possibilità di gestire da remoto gli oggetti smart in casa e di attivare servizi e funzionalità. Il 12% di chi ha dispositivi connessi in casa ha già attivato un servizio aggiuntivo. Soprattutto vigilanza privata, pronto intervento in caso di guasti, servizi cloud per archiviare video e immagini. E in futuro, il 77% di chi desidera oggetti smart è interessato ad attivare nuovi servizi, come analisi dei consumi energetici, installazione e assistenza/manutenzione”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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