La nostra irrefrenabile tendenza a cambiare smartphone (non sempre quando è strettamente necessario) e la loro durata non certo infinita, contribuiscono al peggioramento del nostro già ammaccato pianeta.
Altrove, in diversi articoli, ci siamo ad esempio occupati dell’impatto dell’enorme dato dall’utilizzo quotidiano di piccoli e grandi apparecchi tecnologici. Basti pensare che ogni giorno gettiamo nella spazzatura qualcosa come 78 milioni di batterie.
La stima è che nel 2025 ci saranno a livello globale quasi un trilione (ossia un miliardo di miliardi) di oggetti connessi a Internet.
Come intervenire, almeno per quanto riguarda i telefonini? Certo, la soluzione ottimale sarebbe fare in modo che i nostri cellulari siano il più possibile green.
Va in questa direzione la bozza del regolamento dell’Unione Europea sugli smartphone ecosostenibili. Ma ci sono dubbi non piccoli sulla concretizzazione di questo nobilissimo progetto.
Gli smartphone ecosostenibili
Prima che la bozza dell’UE proponesse una regolamentazione a livello continentale, si erano già viste negli ultimi tempi alcune iniziative delle singole aziende.
Tra queste, ad esempio, citiamo la nuova tipologia di chip sviluppata dal Mit (l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts). Si tratta di chip modulari che, grazie all’intelligenza artificiale, si agganciano ai processori esistenti, li aggiornano e ne migliorano le prestazioni.
La proposta dell’Unione Europea
Ma ecco che, per la prima volta, l’idea degli smartphone ecosostenibili viene cavalcata dall’Unione Europea, che al riguardo ha pubblicato una bozza di regolamento.
Il motivo è espresso nella bozza stessa: “Il forte aumento della domanda di smartphone e tablet, unito alle loro nuove funzionalità, ha comportato un aumento della domanda di energia e di materiali, accompagnata da un aumento dell’impatto ambientale ad essi associato. Inoltre, i dispositivi vengono spesso sostituiti prematuramente dagli utenti e, al termine della loro vita utile, non vengono sufficientemente riutilizzati o riciclati, con conseguente spreco di risorse.”
Scopriamo le principali novità contenute nel documento. E anche le sue difficoltà di attuazione.
L’etichetta: punteggio di riparabilità e altro
Una delle novità degli ipotetici smartphone ecosostenibili è data dal punteggio di riparabilità.
La misura è entrata in vigore in Francia già dal primo gennaio 2021, col nome di Indice di riparabilità. È un’etichetta che informa i consumatori sulla facilità con cui potranno riparare i danni eventualmente subiti dall’apparecchio. In Francia, il punteggio va da 1 a 10 e riguarda dieci parametri.
L’etichetta degli smartphone ecologici conterrà anche altre informazioni. Come, ad esempio, la classe energetica e la durata della batteria. Ma anche la capacità di resistere alle cadute, all’acqua e persino alla polvere.
Insomma: un incentivo implicito (ma nemmeno troppo) a fare acquistare agli utenti prodotti meglio riparabili e più ecosostenibili. E un invito a tutte le aziende produttrici di smartphone ad aggiornarsi in questo senso.
La garanzia delle 100 cadute
A proposito di produttori, se la bozza dovesse tradursi in regolamento le aziende dovranno prestare estrema attenzione. Perché gli smartphone ecosostenibili dovranno essere in grado di resistere addirittura a 100 cadute senza perdere di funzionalità.
Inoltre, il costo dei pezzi di ricambio dovrà essere garantito, così come garantita dovrà essere la totale cancellazione dei dati personali, prima di affidare lo smartphone ad aziende che ricondizionano gli apparecchi per un loro riutilizzo.
Riparare sarà più facile
Altra importante novità: 12 mesi dopo l’entrata in vigore della bozza, i principali pezzi di ricambio dovranno essere disponibili “fino a 5 anni dopo la data di immissione sul mercato”.
18 mesi dopo che la bozza diventerà operativa, invece, bisognerà garantire che scocca e batteria siano facilmente rimovibili dall’utente. A meno che il telefono abbia una batteria di altissima qualità che dopo 500 cicli di carica e scarica, anche con carica veloce, mantenga ancora l’83% di carica residua. E che dopo 1000 cicli mantenga l’80% di carica residua.
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Il problema dei costi
È del tutto evidente che questi aggiornamenti (e altri contenuti nelle 52 pagine di bozza) provocheranno un inevitabile aumento dei prezzi degli smartphone, perché siano ecosostenibili.
Prezzo che, ovviamente, ricadrà sui consumatori. Forse solo Apple, in pochi mesi, potrebbe adattarsi in modo relativamente agevole a queste normative. Ma solo perché i prodotti Apple hanno già… prezzi da Apple.
L’obbligo di mantenere i ricambi per 5 anni, poi, con ogni probabilità porterà a una riduzione del numero dei modelli che usciranno.
La visionaria proposta dell’Unione Europea, quindi, andrà forse rimodulata alla luce di questi semplici ragionamenti.
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