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I social come le sigarette: in arrivo etichette di avvertenza

La persona responsabile della Sanità negli Stati Uniti, il “Surgeon General” Vivek Murthy, ha lanciato un appello al Congresso affinché vengano introdotte etichette di avvertenza sulle piattaforme di social media, sulla falsariga di quelle già presenti sui prodotti del tabacco. L’obiettivo? Combattere i danni causati dai social media sulla salute mentale — soprattutto dei giovani.

Social media, etichette di avvertenza come sulle sigarette

In un articolo d’opinione pubblicato sul New York Times (tramite 9to5Mac), il dottor Murthy ha espresso le sue gravi preoccupazioni riguardo all’impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani. Secondo i dati riportati, gli adolescenti che trascorrono più di tre ore al giorno sui social media hanno il doppio delle probabilità di sviluppare sintomi di ansia e depressione. Inoltre, quasi la metà degli adolescenti afferma che i social media li fanno sentire peggio riguardo al proprio corpo.

Il Surgeon General ritiene che sia giunto il momento di richiedere un’etichetta di avvertimento sulle piattaforme di social media. Questo per ricordare a genitori e adolescenti che i social media non si sono dimostrati sicuri per la salute mentale. Questa mossa richiede l’azione del Congresso, ma il dottor Murthy è convinto che possa fare la differenza. Come dimostrano gli studi sul tabacco: le etichette di avvertimento possano aumentare la consapevolezza e modificare i comportamenti.

Gli studi sull’impatto negativo dei social media sulla salute mentale sembrano innegabili, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti. Negli ultimi tempi, il governo degli Stati Uniti ha intrapreso azioni più decise contro le grandi aziende tecnologiche, come i casi antitrust e il divieto di TikTok. Forse il prossimo passo potrebbe essere proprio la regolamentazione dei social media.

Tuttavia, bisogna vedere sul campo se le ipotesi fatte dal dottor Murthy potranno davvero fare la differenza. Il fatto che funzionino per le sigarette fa ben sperare, ma va verificato sul campo. E poi resta da vedere se le aziende dei social accetteranno questo tipo di regolamentazione. Probabilmente, questa proposta sarà oggetto di discussione, e resta da vedere se prenderà piega. Vi terremo aggiornati.

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Source
9to5MacThe New York Times

Autore

  • Stefano Regazzi

    Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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