Dopo lo speciale dedicato a Michelin Italia con Marco Do, torna l’appuntamento con #SpazioAllOspite. Questa settimana Fjona Cakalli, in diretta sul nostro canale Twitch, ha intervistato Roberta Masella, co-fondatrice di Next Stop, un’associazione no profit che si occupa di sensibilizzare sul tema delle molestie sessuali sui mezzi pubblici e che ha dato vita al Decalogo dei molestatori.
Prima di tre sorelle, Roberta Masella è laureata in Lettere Moderne, ha costruito la sua formazione tra redazioni di magazine e agenzie di comunicazione. Nel marzo del 2019 nasce Next Stop, progetto che si è sviluppato intorno al Decalogo dei molestatori, che aveva inizialmente prodotto in un forma testuale e che poi si è trasformato in un format video e in una serie di illustrazioni realizzate da Ortica Studio.
Roberta Masella, Next Stop: combattere le molestie sui mezzi pubblici
Roberta Masella, durante l’intervista, ci ha raccontato la genesi di questo progetto e qual è stata l’urgenza che ha portato alla nascita di Next Stop. Quello che mi ha spinto inizialmente, ci spiega Roberta Masella, è il bisogno di parlarne, parlare del fenomeno. Il fatto che mi fosse successo in prima persona mi ha spinto a continuare e ad ascoltare altre storie, sentire che c’erano altre persone che come me volevano fare qualcosa, così da essere introdotta in un mondo di uomini e donne che si supportano a vicenda.
Questo progetto nasce da un’idea che mi girava in mente da molto tempo, continua Roberta Masella. Io sono milanese, ho preso la metropolitana tutta la vita e ho anche avuto incontri ravvicinati di questo tipo molto spesso, al punto che mi è balenato nella mente di scrivere un decalogo di molestatori. Provengo dal mondo della comunicazione, quindi, ho pensato di realizzare un decalogo che, con chiarezza, mostrasse come riconoscere i molestatori, dove trovarli, e capire in che aree possono colpire.
Next Stop si sviluppa e si occupa in particolare di molestie sui mezzi pubblici, una parte di molestie che non sono diverse da quelle che possono capitare in strada o in qualsiasi altro spazio; si differenziano perché la vittima non ha una grande capacità di fuga. Tornando al decalogo, afferma Roberta Masella, il primo molestatore che ho scritto è proprio l‘appoggiatore: è quello che capita più spesso, quando sei in metropolitana, in autobus, in qualsiasi posto accalcato, e non hai la percezione precisa di quello che ti capita attorno. Può essere che qualcuno o qualcosa si stia appoggiando per sbaglio, può essere una ventiquattrore, un ombrello. Ma, dopo qualche minuto, si riesce a identificare la differenza.
Spazio all’Ospite: con Roberta Masella, co-fondatrice di Next Stop
In quasi tutti i casi sovvengono delle paranoie, continua Roberta Masella: “sarà nella mia testa”, “non sta succedendo”, “chissà cosa succede adesso se dico qualcosa”. Purtroppo abbiamo potuto appurare che il target più colpito è formato da ragazzine e ragazzini di età dai 15 ai 25 anni. Dopo aver catalogato le paranoie, in cui la vittima incorre, ho scritto le reazioni più appropriate sia per la vittima che per gli astanti. Il messaggio di Next Stop, spiega Masella, si rivolge non soltanto alle vittime, che sanno perfettamente che cosa succede, ma a tutti quelli attorno, che possono essere persone che o non se ne accorgono o fanno finta di niente.
Il decalogo dei molestatori è formato da una decina di tipi di molestatori, raccolti in seguito alle esperienze sui mezzi e, per ognuno, esistono modi di reagire per fare in modo che chi viaggia sui mezzi si senta più sicuro e meno solo. C’è l’appoggiatore, il palpeggiatore, l’estensionista, il pedinatore, l’esibizionista, il sussurratore, il pole dancer.
Il decalogo dei molestatori
Quest’ultimo, ad esempio, è un segugio di dita o mani che talvolta accarezza, altre volte schiaccia la mano. Inoltre, abbiamo fatto un piccolo profilo psicologico dei molestatori, ci racconta Masella, che ci ha aiutato a scoprire che in genere quelle persone non sono esattamente dei cuor di leone: sono narcisisti, frustrati, si sentono soli, cercano un contatto di qualsiasi genere e non hanno sviluppato le basiche capacità sociali.
Dati ed emergenza
Il problema principale, continua Roberta Masella, è che è il dato dell’ISTAT è insindacabile, ma è molto generalista; mancano molti dati effettivi su questi fenomeni, cosa che rende questo problema ancora non abbastanza significativo da meritare un intervento. Non viene percepita come un’urgenza, non è un argomento di discussione, il programma che noi proponevamo per contenerlo prevedeva delle azioni monetizzabili, tipo una hot line dedicata per le emergenze, una mappatura delle aeree dove avvengono le molestie, stabilire un ordine gerarchico di intervento, definire una strategia efficace per ridurle, migliorare il senso di sicurezza percepito, fare formazione al personale di ATM.
Le molestie sessuali sui mezzi pubblici
Secondo varie testimonianze che abbiamo ricevuto, le vittime di molestie tendono a cercare aiuto e si rivolgono a un rappresentante di un’azienda di trasporto (sbagliando perché non è compito loro, o almeno non ancora), e purtroppo le risposte che venivano offerte da queste persone erano di poco tatto. La nostra volontà di raccogliere dati è direzionata verso il desiderio di capire quando, cosa, perché e perché ancora oggi soprattutto. Dobbiamo chiedere a chi è vittima, e che ha molti più motivi per riportare quello che succede, di segnalarlo e farcelo presente, così da raccogliere dei dati e avere un certo coinvolgimento civico, coinvolgendo anche tutti coloro che si trovano su quel mezzo, sul quella banchina, su quel vagone.
Bystander effect
Durante l’intervista, Roberta Masella ci racconta di un fenomeno particolare, che si chiama bystander effect, che si può ritrovare nel bullismo come anche nelle molestie, e in qualsiasi altro evento violento o percepito come tale. Si tratta di un momento in cui delle persone non offrono aiuto a un individuo in difficoltà, soprattutto se si trova in una situazione d’emergenza; ad esempio accade in un momento in cui la folla, ci spiega Roberta Masella, che può essere anche formata da cinque persone, sta testimoniando e osservando una molestia e non interviene, e quel che è peggio, non è portata ad intervenire perché aspetta che lo faccia qualcun’altro. Infatti, la parte militante di Next Stop, è volta a creare informazione e sensibilizzare a intervenire. Esiste un modo giusto di intervenire, un modo corretto.
Il primo è importante, afferma Roberta Masella, ovvero non metterti mai in pericolo: qualsiasi cosa decidi di fare devi seguire il tuo istinto, in qualsiasi situazione, se puoi aiutare lo fai, come puoi e come te la senti. Ci sono svariati modi: ti inserisci in quella situazione, fingi di essere un amico della vittima, un conoscente, oppure improvvisi, ci sono tanti diversivi per interrompere una situazione del genere.
Offrire aiuto alla vittima
Su un setting come un autobus o una metropolitana i modi più facili sono mettersi accanto alla vittima, cominciare a fingersi di essere suo amico, parlarle, non calcolare il molestatore, parlare solo con la vittima. Oppure solo per portarla via, anche solo per non farla sentire sola, anche se per farle vedere che qualcuno attorno si è accorto di quello che sta succedendo.
Oppure, se non ti senti a tuo agio, puoi chiamare qualcuno, se hai paura di peggiorare le cose puoi scegliere un’azione come chiedere aiuto a qualcuno, tipo il conducente: puoi chiedere di far fermare l’autobus, chiedere alle persone intorno di aiutarti, quindi creare una piccola comunità di supporto e, se lo trovi, chiedere a un rappresentante delle forze dell’ordine.
Sradicare la cultura che al centro vede l’omertà, il silenzio e la normalizzazione
Puoi sempre dare supporto alla vittima, continua Roberta Masella, ti puoi avvicinare alla persona che ha subito la molestia, puoi confortarla, puoi dire che quello che è successo è accaduto veramente; purtroppo, una delle paranoie, è proprio dire a te stessa “sta tutto nella mia testa”. Invece puoi dirlo che era sbagliato; quindi no, non te la sei andata a cercare; no, la gonna non è era troppo corta; no, non hai sbagliato a prendere l’autobus alle tre di notte, perché è un servizio pubblico, eri del tutto legittimata a sentirti sicura.
Quello che Next Stop cerca di fare, ci spiega Masella, è trattare le molestie sui mezzi pubblici con i nostri testi, con i nostri video, con le nostre grafiche; parliamo di educazione, che è alla base di questo tema, e in un modo che possa arrivare al più vasto pubblico possibile senza offendere, senza essere volgare, e che sia molto chiaro e anche dissacrante. Usiamo un tono ironico non per minimizzare, ma per esorcizzare la paura che queste persone incutono nelle vittime: se tu ne puoi ridere questo smette di essere spaventoso e smette di farti vergognare.
Uno dei nostri punti del programma, afferma Roberta Masella, era anche fare educazione negli istituti, nelle scuole superiori di secondo grado, ma non siamo ancora entrati nel circuito delle scuole a causa della pandemia. Sarebbe bello che se ne potesse parlare apertamente. La mia speranza è quella di sradicare questa cultura che vede l’omertà, il silenzio e la normalizzazione al centro; se tutte queste molestie fossero di dominio pubblico, fossero catalogate, fossero spammate in giro, sarebbe tutto più utile e più facile.
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