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Spotify aggiunge un avviso per combattere le fake news su Covid-19

Dopo le proteste di Neil Young per il podcast di Joe Rogan, l'azienda prende posizione contro la disinformazione. Basterà?

Dopo le proteste di diversi artisti e utenti, Spotify ha deciso di inserire un avviso per combattere le fake news negli episodi di podcast che parlano di Covid19. La decisione arriva dopo le proteste di Neil Young, che ha ritirato il suo catalogo di canzoni dalla piattaforma perché Spotify non aveva preso provvedimenti sul podcast di Joe Rogan. Che aveva intervistato un medico no-vax e dato più volte voce a posizioni contrarie alla vaccinazione. Per le quali anche la comunità medico-scientifica americana si era indignata.

Spotify inserisce un avviso contro le fake news su Covid-19 ai podcast che ne parlano

Domenica 30 gennaio, Spotify ha annunciato che avrebbe introdotto un avviso per combattere le fake news sul Covid-19. Il CEO e co-fondatore Daniel Ek ha spiegato che l’avviso fornirà “bilanciamento e accesso” a informazioni basate su dati scientifici e medici sulla pandemia. L’avviso sarà incluso in tutti gli episodi di podcast che parlano dell’argomento. E rimanderà a un hub di informazioni predisposto dall’azienda.

Nell’hub informativo troveremo informazioni scientifiche da risorse affidabili: autorità di salute pubblica, medici e ricercatori scientifici. Inoltre il servizio di streaming ha rilasciato delle norme della piattaforma che i podcaster dovranno rispettare. E sta valutando modi perché sia responsabili per le azioni compiute sul servizio di streaming.

“Confido nelle nostre policy, la ricerca e la professionalità che informa la loro stesura. E nella nostra aspirazione di applicarle in modi che contribuiscano al dibattito e alla discussione, entro i limiti. Questo non significa che non sbaglieremo mai. Ma che siamo impegnati a imparare, crescere ed evolvere”.

Un sentimento condivisibile, che però non risponde alla più grande critica sull’argomento fake news rivolta a Spotify: il caso Neil Young contro Joe Rogan.

La protesta di Neil Young contro Joe Rogan

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Neil Young (a sinistra) e Joe Rogan (a destra)

Neil Young ha annunciato qualche giorno fa che Spotify avrebbe dovuto scegliere: “O me o Joe Rogan”. Il cantante, che ha sempre fatto attivismo tramite la sua musica, protestava il podcast più seguito d’America: The Joe Rogan Experience. Comico da stand-up e commentatore di arti marziali miste, Rogan ha raggiunto il successo con il mondo del podcast. E l’acquisizione da parte di Spotify del suo show ha segnalato al mondo che la piattaforma di streaming musical crede molto in questa forma di intrattenimento audio. Neil Young ha quindi preso il silenzio di Spotify come un sostegno implicito a Joe Rogan ritirando il proprio catalogo, seguito da Joni Mitchell.

A dicembre 2021, Rogan ha intervistato il Dr. Robert Malone, già bannato da Twitter per aver diffuso disinformazioni riguardo la pandemia. Nella puntata, Malone ha sostenuto che le persone si stavano facendo ipnotizzare nel credere all’efficacia dei vaccini e che gli ospedali avevano vantaggi economici nel classificare le morti come casi di Covid-19, anche qualora non lo fossero. Due informazioni false e sostenute da nulla se non speculazioni.

Rogan aveva già in passato sostenuto posizioni controverse riguardo la pandemia. Per esempio aveva affermato che le persone con un buon sistema immunitario come il suo non avrebbero avuto problemi con Covid-19. Dicendo espressamente che “se hai 21 anni e mi chiedi, dovrei vaccinarmi? Ti dico: no”. Continuando poi sostenendo che il farmaco Invercetin era sicuro al 99 percento secondo un medico intervistato, “ma non ne parlano perché non puoi finanziare i vaccini se c’è un trattamento efficace“. E dopo essere risultato positivo, aveva annunciato ai suoi 13,1 milioni di follower di essersi curato con Invercetin e altri farmaci non approvati dalle agenzie mediche. A dicembre, aveva ospitato anche il Dr. Peter McCullough, un cardiologo che sosteneva che i vaccini fossero solo “sperimentali” e la pandemia pianificata“.

L’intervista al medico no-vax Dr. Robert Malone ha però suscitato la reazione di 270 scienziati, medici ed educatori che hanno scritto una lettera aperta a Spotify.

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spotify bloccare utenti

Spotify e fake news sul Covid-19: le misure sono sufficienti?

Dopo l’annuncio di Spotify, una degli scienziati firmatari della lettera aperta a Spotify, la dottoressa Jessica Malaty Rivera, ha commentato su Instagram la risposta della piattaforma. Questo è quello che chiedevamo. Nessuna censura. Niente deplatoforming [togliere dalla piattaforma, bannare]. Nessuna cancellazione. No al silenziamento”.

Molti commentatori hanno però fatto notare l’hub per le informazioni al momento non è molto completo. Per il nostro Paese per esempio ci sono solo tre podcast in italiano e tre in inglese. E sembra più un semplice rimando ai podcast di questo ‘genere’ che un vero hub informativo. Anche se supponiamo che la situazione possa migliorare nei prossimi giorni.

Nel frattempo, Rogan ha commentato sui suoi canali social: “Non sempre capisco bene. Farò del mio meglio per cercare di bilanciare questi punti di vista più controversi con i punti di vista di altre persone in modo che si possa forse trovare un punto di vista migliore“.

Ma soprattutto, al momento del comunicato non c’era nessun avviso contro le fake news nel podcast di Joe Rogan. In seguito, tuttavia, Spotify lo ha aggiunto alla puntata con il dottor Malone. Tuttavia, non c’è alcun riferimento diretto al podcast nella comunicazione di Spotify, o notizia di aver contatto Neil Young per chiarire la questione. Insomma, molti commentatori sui social stanno dicendo che Spotify ha voluto reagire con una risposta ‘laterale‘, piuttosto che affrontare davvero le critiche sollevate. E che le scuse di Rogan siano abbastanza vaghe da non ammettere nessuna responsabilità.

Il CEO Ek ha specificato che “Sappiamo di avere un ruolo critico nel supportare la libertà di espressione bilanciandola con la sicurezza dei nostri utenti. In questo ruolo, è importante per me che non prendiamo posizione di censurare contenuti ma che ci assicuriamo che ci siano regole e conseguenze per chi le viola.

Quindi resta da valutare se Spotify terrà fede a quanto detto. Facendo rispettare le regole anche al suo podcaster di maggior successo. Vi terremo aggiornati.

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Source
Gizmodo

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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