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La diamonica, ovvero la cugina perfida del flauto dolce. La macchina del tempo

Lo strumento musicale più imperscrutabile della storia

Cari lettori di Tech Princess, saprete perdonarci se iniziamo questa rubrica, la prima del 2023, con un ricordo personale.

Era uno dei primi giorni di prima media, nel pieno degli anni Ottanta del Novecento. Il professore ci comunica che avremmo dovuto acquistare un piccolo strumento musicale per iniziare a suonare. O meglio, per iniziare a farlo avendo con la musica un rapporto meno istintuale e più scientifico: insomma, avremmo imparato a leggere il pentagramma.

L’invito era quello di acquistare un flauto dolce, strumento elementare da suonare, e che tutte le tabaccherie serie tenevano in versioni economicissime. Chi non avesse potuto o voluto acquistare suddetto strumento, avrebbe potuto ripiegare su una diamonica, o melodica che dir si voglia.

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Il nome è apparso subito a noi giovani studenti come magico: cos’era mai, e come si suonava, la diamonica? Insomma: su una ventina di ragazze e ragazzi che componevano la classe, pochi giorni dopo solo un paio – chissà se per gusto dell’avventura o per mancanza di fornitura da parte dei propri negozianti di fiducia – sono spuntati con questo inclassificabile aggeggio.

diamonica melodica

Ma cos’è mai la diamonica?

Già, inclassificabile. Perché la diamonica, in fondo, è una piccola tastiera con la proboscide. Va bene: a essere più seri, si tratta di uno strumento musicale composto da una minitastiera e da un beccuccio in plastica (a cui è collegabile un tubo snodabile terminante con analogo beccuccio). Per produrre i suoni, dunque, si può utilizzare il tubo snodabile o soffiare direttamente nello strumento.

Per essere ancora più impeccabili, la diamonica (che si può chiamare anche melodica, clavietta o pianica) è uno strumento aerofono ad ance dotato di una tastiera con 25 o 32 tasti bianchi e neri. Ovvero che si estende per due ottave o due ottave e mezza.

Uso della diamonica

La diamonica è stata inventata negli anni Cinquanta del secolo scorso dall’azienda tedesca Honer, nota per la produzione di armoniche a bocca (suvvia, tutti da ragazzi ne abbiamo avuta una).

È adoperata quasi esclusivamente per scopi didattici, salvo rare incursioni in ambito folk. Tecnicamente, il suono si produce come nella fisarmonica, per mezzo dell’aria che fa vibrare le ance collegate ai tasti. Alle nostre latitudini sono state vendute quasi esclusivamente diamoniche Bontempi.

La diamonica: perché

Siamo rispettosissimi della cultura musicale (che semmai viene incomprensibilmente snobbata nelle scuole italiane) e riteniamo ogni strumento degno di essere conosciuto, suonato e amato.

Ma perché la diamonica? Vi spieghiamo le nostre perplessità. Un senso, tale strumento lo avrebbe se adoperato poggiandolo su un piano e sfruttando il tubicino snodabile in plastica. In questo modo, il giovane studente avrebbe sotto il naso la tastiera, e imparerebbe in modo semplice e giocoso la composizione della tastiera del pianoforte.

Ma gli insegnanti obbligavano i poveri ragazzi a suonare la diamonica come se fosse un’armonica a bocca. Spesso, anzi, dimenticandosi di far staccare il tubo, rischiavano di far strozzare il suonatore di turno.

Beccare la nota giusta alla cieca era, per chi si stava approcciando per la prima volta alla musica, operazione quasi impossibile. Ad aggravare la situazione, e a rendere ancora più discutibile la qualità della performance, c’era la necessità di introdurre nello strumento una dignitosa quantità d’aria.

Se a ciò si aggiunge la difficoltà orrenda, per i colleghi suonatori di flauto in erba, di riprodurre decentemente il do basso senza farlo fischiare, possiamo concludere che nessuna recita scolastica sia mai passata alla storia.

I misteri della diamonica

Due grandi domande aleggiavano su chiunque possedesse una diamonica. Come tenerla durante l’esecuzione, dal momento che pochissime di esse possedevano, nel retro, una maniglia di sostegno in plastica o stoffa?

E come pulire le varie componenti dalla condensa che inevitabilmente, soffio d’aria dopo soffio d’aria, andava formandosi nello strumento?

Troppe fatiche tutte assieme, per studenti di quell’età. Per cui anche i più strenui difensori della diamonica hanno finito, nel giro di poche settimane, per convertirsi alle semplici e rassicuranti gioie del flauto dolce.

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La diamonica e gli anni Ottanta del Novecento

Non sappiamo bene l’obiettivo per cui la diamonica sia stata pensata e prodotta.

Forse con intenti ludici? O forse per seri motivi didattici, con una palese sottovalutazione di tutti gli ostacoli che fin qui vi abbiamo elencato?

Sembra piuttosto, quello strumento plasticoso così ostico da domare, un perfetto simbolo di qualche decennio fa. Quando la voglia di sperimentare e di raggiungere nuovi approdi tecnologici non davano sempre risultati entusiasmanti.

Ma eravamo giovani, e si prendeva tutto col sorriso.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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