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Da “Twitter” a “X”: cosa è successo con la modifica automatica dei post

Si tratta di una pratica involontariamente comica (e pure rischiosa)

Twitter o X?

Certo, sappiamo ormai tutti che il 23 luglio 2023 Elon Musk ha cambiato nome al proprio giocattolo, all’insegna dell’antica ossessione per la lettera X. Ma, diciamo la verità, a noi questa cosa non è mica mai piaciuta (così come l’addio al mitico uccellino). E così, nell’immaginario di chiunque, Twitter è rimasto Twitter.

Non solo nell’immaginario di chiunque, a dire il vero: anche il dominio principale con cui il sito dell’azienda è stato registrato è ancora Twitter, appunto (provare per credere).

Eppure, entrando per l’ennesima volta in palese contraddizione con l’immagine di garante della libertà che vorrebbe dare di sé, Musk ha introdotto forzatamente il passaggio da Twitter a X nei messaggi, creando almeno tre problemi.

Prima di elencarli, vediamo brevemente cosa è successo.

x logo di twitter grande al centro con piccoli loghi sullo sfondo

Da Twitter a X (all’insaputa degli utenti)

Nei giorni scorsi, molti possessori di iOS e utenti di Twitter (pardon, di X) hanno segnalato di aver trovato modificati da twitter.com a x.com diversi indirizzi. E non solo: dopo aver condiviso tweet (pardon, post) contenenti l’url twitter.com, ecco che li hanno ritrovati con l’url modificato in x.com.

La modifica riguarderebbe anche i post già pubblicati negli scorsi anni. Un cambiamento che, pur ingenerando un po’ di confusione, di per sé non sarebbe drammatico. Ma che, come dicevamo, solleva almeno tre questioni.

La libertà (quella che piace a Musk)

Il primo problema, ne abbiamo già accennato, è antico.

Musk, ancor prima di acquistare Twitter e trasformarlo in X, ha fatto sapere (a colpi di tweet e sondaggi, come suo solito) che avrebbe rivoluzionato il social all’insegna di una maggiore libertà e democraticità.

Sin dai primi giorni di insediamento, tuttavia, il multimiliardario ha fatto capire meglio cosa intendesse: la libertà, per lui, significa prendersi la licenza di fare ciò che gli piace. Con atteggiamenti che vanno dall’autoritarismo (licenziamenti a tutti i livelli e imposizione di turni lavorativi massacranti) a prese di posizione francamente incomprensibili. E, all’apparenza, spesso ben poco lungimiranti.

E gli utenti?

Da ciò discende una seconda questione, a metà tra la sfera morale e quella legale.

Siamo proprio sicuri che certe modifiche unilaterali ai post, anche con effetto retroattivo, siano coerenti con le regole della piattaforma?

Come minimo, da parte degli utenti la sensazione di essere stati violati in qualcosa ti intimo è forte. La norma non scritta che presiede ogni social è che un post, una volta pubblicato, deve stare lì come è stato scritto. Tutt’al più può essere censurato per difformità dalle linee guida.

Se poi questa azione forzosa sta assieme al fatto che l’azienda non è stata ancora in grado di liberarsi del dominio Twitter, tutto appare ridicolo e dilettantesco.

La questione dell’hackeraggio

Ma c’è un terzo e forse ancor più sostanziale problema, legato alla trasformazione arbitraria da Twitter a X nei post della piattaforma.

Se è vero, come vero, che la parola Twitter veniva modificata in X ovunque apparisse nei messaggi, un hacker avrebbe potuto trarne grande vantaggio. In che modo? Mettendo ad esempio in piedi un falso sito di Netflix, simile per grafica e funzionalità a quello autentico, con il dominio netflitwitter.com. Bene: una volta condiviso l’indirizzo su X, ecco che netflitwitter.com si sarebbe magicamente convertito in Netflix.com, in barba agli utenti.

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Conclusioni

Dopo le proteste dei possessori di iOS iscritti a Twitter-X, sembra che la maldestra operazione sia stata interrotta di colpo. E ciò, intanto, palesa quanto le azioni intraprese dai vertici dell’azienda poggino più sull’improvvisazione che non su strategie ponderate.

Inoltre, siamo all’ennesima dimostrazione (ne parlavano già in un articolo redatto un anno dopo l’acquisizione di X da parte di Musk) di quanto l’idea originaria di una piattaforma di comunicazione professionale si sia trasformata in tutt’altro: uno strumento di divertimento privato. In mano a un ricco signore eccentrico, narcisista, forse con qualche sprazzo di genialità ma certamente criptico, preda di decisioni impulsive, forse mal consigliato. E allergico a quella stessa libertà di espressione di cui si è autoproclamato paladino.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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