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Elon Musk e Tesla: dimissioni da presidente e multa per 40 milioni di dollari

Come e perché l'imprenditore e filantropo fondatore di Tesla si è cacciato nei guai.

In un mondo in cui economia e finanza fanno da padrone, anche un tweet può costare caro. E’ il caso di Elon Musk, imprenditore e inventore di fama mondiale, fondatore di Tesla. Vediamo come è possibile beccarsi una multa salatissima ed essere cacciati per un messaggio su Twitter.

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Facciamo un piccolo esempio in ambito oil & gas. Lo specchio d’acqua che divide la penisola arabica dalle coste dell’Iran è denominato Stretto di Hormuz. Questo passaggio è così importante perché attraverso esso transita il 30% del petrolio mondiale. Ora, se l’Iran anche solo minacciasse di chiudere questo varco (come già accaduto in passato) il mercato internazionale ne risentirebbe all’istante. I prezzi del petrolio e dei derivati salirebbero influenzando politiche statali e private.

Se al posto degli alti vertici iraniani poniamo Elon Musk e, invece che considerare una mossa politico-militare, pensiamo ad annunciare il ritiro di Tesla dal mercato con un prezzo delle azioni incrementato, ci immaginiamo diversi scompensi tra investitori e mercato.

Questo è quello che è successo ad Elon Musk. Il proprietario di un’azienda, con capitalizzazione oltre i 50 miliardi di dollari, pubblica ufficiosamente su Twitter di ritirare la società dal mercato con una prezzo delle azioni più alto. Capite bene che, anche senza un comunicato ufficiale e smentendo la notizia dopo qualche settimana, questo tweet non poteva rimanere inascoltato e senza ripercussioni.

Causa-effetto

Mosse politiche (interne ed esterne) e speculazioni finanziarie sono un po’ ovunque all’ordine del giorno. Nonostante ciò Elon Reeve Musk, non uno sprovveduto a caso, è stato accusato di aver diffuso informazioni false e fuorvianti sul piano per rendere privata la compagnia. Molteplici possono essere le ragioni di questa mossa; l’imprenditore stesso ha dichiarato di non aver fatto nulla di sbagliato e di essere stato supportato dal consiglio di amministrazione della società.

Un intervistato del Wall Street Journal ha riferito recentemente che Musk, al fine di finanziare la privatizzazione, credeva di aver raggiunto un accordo verbale con l’amministratore delegato del fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Questa affermazione può essere tenuta in piedi dalla dichiarazione di Musk del 31 luglio in cui si mostrava fiducioso dopo l’incontro con i rappresentanti del fondo.

Il tweet indicava un ritiro a 420 dollari per azione, il 20% in più rispetto al valore delle quotazioni del periodo. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, dopo qualche giorno, avviava un procedimento d’inchiesta trovando ingiustificata e non plausibile la cifra proposta, in relazione al valore corrente. Ulteriori polemiche sullo stesso numero “420”, legato alla cultura della Marijuana. Musk, senza censura e vergogna, ha utilizzato infatti la sostanza durante interviste e ha dichiarato di farne uso; il tutto in stati, come la California, dove il consumo è stato legalizzato.

Le conseguenze

La SEC (Security Exchange Commission) ha annunciato oggi di aver raggiunto un accordo con Tesla: Elon Musk si dimetterà dalla presidenza, rimanendo comunque amministratore delegato del consiglio, pagando 20 milioni di dollari di tasca propria. Ulteriore multa per la società stessa che dovrà sborsare altri 20 milioni. Una punizione severa per tutto il gruppo.

Nel 2013 Musk aveva inoltre annunciato di utilizzare il suo account Twitter per informazioni ufficiali su Tesla. Il manager e la società pagheranno quindi le conseguenze delle loro decisioni senza tuttavia ammettere o negare le accuse della SEC.

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Source
autoblog.com

Federico Marino

Amante dei motori, specie quelli grossi e rumorosi, appassionato di tecnologia e di tutto ciò che è scientifico e innovativo. Studente in ingegneria energetica, tento di sopravvivere al caos della Grande Milano con una piccola reflex, rock 'n 'roll sempre in cuffia e tanti buoni propositi!

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