Se c’è un vero protagonista in Top Gun: Maverick, che trascende il tempo, lo spazio, la velocità e la forza, è il corpo. Il corpo come strumento performante, come spazio politico, come dissipatore di paura, come gregario di coraggio, come luogo di conflitto, epitome dei più alti paradossi.
Primo tra questi è il corpo attoriale di Tom Cruise, la cui evidente contraddizione è l’inconoscibile rapporto tra il suo corpo e il tempo che passa, che non ha saputo incidere né determinare la sua credibilità. Ci troviamo davanti un attore che alla veneranda età di 60 anni fa lo stunt-man di sé stesso, concepisce ruoli ed espressioni invidiabili, sale in sella alle moto, cavalca aerei che manderebbero in crisi anche gli aviatori più esperti, salta dai ponti, ed è sempre lì sullo schermo pronto a ribadire che la difficoltà di un attore non è convincere di avere qualcosa da dire, ma farlo lo stesso con i proprio mezzi.
Il suo mezzo espressivo, evidentemente, è un corpo che suggerisce la forma alla muscolatura del film, come una sineddoche visiva, ed è lo stesso che ci porta per tutta la durata della pellicola ad assecondare l’idea che questo cinema, deterministico, politico, cruciale, avrà sempre qualcosa da dire, anche se declinato come un sequel.
Top Gun: Maverick, la recensione del film diretto da Joseph Kosinski
Tom Cruise torna a vestire uno dei suoi personaggi più riusciti, e di cui non abbiamo dimenticato forza e valore, oggi noto come il Tenente Pete Maverick Mitchell. Maverick è tra i migliori aviatori della Marina e dopo più di trent’anni di servizio è ancora nell’unico posto in cui vorrebbe essere.
Evita la promozione che non gli permetterebbe più di volare, e si spinge ancora una volta oltre i limiti, collaudando coraggiosamente nuovi aerei. Chiamato ad addestrare una squadra speciale di allievi dell’accademia Top Gun per una missione segreta, Maverick incontra il Tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), nome di battaglia Rooster, figlio del suo vecchio compagno di volo Nick Bradshaw Goose.
Alle prese con un futuro incerto e con i fantasmi del suo passato, Maverick affronta le sue paure più profonde per portare a termine una missione difficilissima, che richiede grande sacrificio da parte di tutti coloro che sceglieranno di parteciparvi.
Diretto da Joseph Kosinski, Top Gun: Maverick è il simposio di due immagini speculari che fanno capolino nello stesso istante, il passato e il presente che dialogano in maniera feroce all’interno della struttura visiva del film. E come loro anche i personaggi che abitano la pellicola sono costretti in questa dicotomia, subiscono la nervatura di ciò che era l’aviazione, di quali personaggi era abitata, e quel che accade nella contemporaneità, in cui la figura dell’aviatore, come corpo che partecipa alle missioni, sta attraversando una scomparsa sempre più radicale.
Tom Cruise torna ad interpretare uno dei suoi personaggi più riusciti
La tecnologia ha fatto passi da gigante e non solo quella statunitense, ma anche quella del paese canaglia di cui la pellicola suggerisce una minaccia sempre più imminente. E con quella tecnologia, che si declina non solo nell’impiego di intelligenze artificiali ma soprattutto di droni e strumenti bellici di ultima generazione, l’uomo come figura attiva, un aviatore, deve combattere anche un’altra battaglia, ovvero quella contro la propria estinzione.
Top Gun: Maverick è un sequel che riprende le stesse atmosfere del film a cui fa capo, e non solo; sono le stesse anche le amicizie, le rivalità, come la stessa è la tensione dietro agli iconici Ray-Ban, e lo stesso è il protagonista che porta su di sé il peso archetipico dell’originale, ovvero il disadattamento al mondo contemporaneo.
Quello che era uno dei simboli dell’epoca Reagan, che portava il patriottismo a livelli siderali, unendo etica ed estetica, propaganda ed erotismo, oggi diventa un’opera che vive dell’originale, che ne omaggia lo spirito, è un eterno ritorno: Maverick è una figura sempiterna, inossidabile, crepuscolare, ma allo stesso tempo rappresenta la fine di un’epoca. Perché non siamo più in quegli anni, in cui il cinema spettacolare, i Buddy movie, i film d’azione puri, vibravano e preferivano la drammaturgia all’ideologia, la storia al concetto, il simbolo all’allegoria.
Top Gun: Maverick è nelle sale italiane dal 21 maggio distribuito da Eagle Pictures
Seducente, seduttivo, annichilente, invidiabile, mozzafiato, quasi alieno, è il suo temperamento da eterno ragazzo in conflitto con ogni atto d’imperio, contro ogni autorità, disciplina e qualsiasi forma di controllo. Maverick ha sempre rappresentato l’anomalia, l’esempio da non seguire, la figura incidentale e dissonante dell’aviazione e della marina, ed è per questo che come insegnante ha molto da dire, e molte debolezze e mancanze da traferire, prima tra queste l’insicurezza che porta con sé dalla sua missione più difficile, in cui il suo vecchio compagno di volo Goose perse la vita.
Se come insegnante si distingue proprio perché non evoca autorità e neppure la agisce, né la esercita, come aviatore riesce a fendere il cielo come nessun altro, è l’unico luogo in cui ha il potere del tempo e dello spazio.
L’aereo che comanda e con cui costruisce una danza simbolica e detonante, è la sua protesi emotiva, è l’indicatore, il marcatore della sua personalità, diventa uno strumento simbiotico che ci dice moltissimo del suo presente, e molto anche di ciò che sta per avvenire.
Non è un caso che per tornare alla base, durante una scena particolare del film, venga adoperato un aereo con strumentazioni e tecnologie vecchie di quarant’anni; chissà, forse Kosinski ci sta suggerendo, neppure troppo velatamente, che l’unico modo per tornare a se stessi, alla propria base, è volando leggeri, radunando il passato, come un bagaglio necessario, e con un gregario che ci guardi sempre le spalle.
“I see that you’re hurtin’, why’d you take so long to tell me you need me?” canta Lady Gaga, nell’ormai celebre Hold my hand, che fa da tessuto e disegno sonoro della pellicola. Sembra la frase perfetta, l’intesa, la sintesi che una pellicola di questa portata sussurra all’orecchio dello spettatore, perché di questo cinema abbiamo e avremo sempre bisogno.
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Top Gun: Maverick è nelle sale italiane dal 21 maggio distribuito da Eagle Pictures.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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