Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno: com’è il film con Tom Cruise

Fra i sentimenti che più ci accompagnano negli ultimi anni, c’è indubbiamente il presagio di una imminente fine. Fine del mondo, sempre più indebolito da guerre e crisi climatiche, fine di un sistema economico e sociale che ci accompagna dal dopoguerra, ma anche fine di un panorama dell’intrattenimento fatto di magia, sogni e grandi storie. Un continuo ridimensionamento di ambizioni e immaginario, da cui pochissimi riescono a divincolarsi. Fra questi c’è indubbiamente Tom Cruise, che dopo aver brillantemente rispolverato uno dei suoi personaggi più iconici in Top Gun: Maverick porta per la settima volta sul grande schermo il suo Ethan Hunt in Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno.

Un sodalizio capace di sfuggire al tempo e all’usura, dal momento che a 61 anni suonati Tom Cruise si rende ancora protagonista di stunt spettacolari e in aperto contrasto con le leggi della fisica e con il buon senso. Anche per l’inossidabile Ethan Hunt si avvicina però la fine, dal momento che Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno si configura come il primo dei due capitoli conclusivi dedicati a un vero e proprio simbolo dell’action cinematografico, che ci accompagna dal lontano 1996. Una sorta di spezzettamento narrativo inaugurato da Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, sulla cui scia si sono inseriti anche Dune, il franchise di Fast & Furious e James Cameron con il suo Avatar, sfruttato nel migliore dei modi da Christopher McQuarrie, sempre più convincente guida del franchise dopo le precedenti regie di Mission: Impossible – Rogue Nation e Mission: Impossible – Fallout.

Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno: Ethan Hunt contro l’intelligenza artificiale

Ethan Hunt e i suoi amici dell’IMF si trovano stavolta alle prese con un nemico quantomai attuale, ovvero un’intelligenza artificiale chiamata semplicemente Entità, diventata una mente autonoma e senziente in grado di dominare il mondo, e perciò ambita dalle principali potenze per gli scopi più abietti. Sempre più logoro nel fisico e nella mente, il nostro eroe è tormentato anche dai fantasmi del passato, sempre pronti a tornare a galla. A ravvivare il suo spirito avventuroso è la caccia a una doppia chiave, capace di allontanare definitivamente la minaccia dell’Entità. Proprio quando le cose sembrano procedere per il meglio, Ethan si imbatte però nella ladra Grace (Hayley Atwell), attratta dal potenziale valore economico della doppia chiave. Inizia così un’adrenalinica avventura fra Abu Dhabi, Venezia, Roma e l’Orient Express, ricca di tensione e colpi di scena.

In costante equilibrio fra spettacolo e dramma esistenziale, Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno riesce nel difficilissimo intento di raccontare il nostro complesso presente, regalando al contempo allo spettatore 163 minuti del miglior intrattenimento disponibile sul grande schermo. Christopher McQuarrie conferisce al racconto un ritmo indiavolato, che non lascia respiro allo spettatore neanche nei momenti più riflessivi. Il lavoro del regista è esaltato da un Tom Cruise in stato di grazia, talmente in simbiosi con il suo personaggio da riuscire a trasmettere le sue emozioni anche con piccoli e quasi impercettibili movimenti dei muscoli facciali, che corrispondono ad altrettante sottili crepe nell’animo di Ethan.

I personaggi femminili di Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno

Non sono però da meno i personaggi femminili, che come da tradizione del cinema di Christopher McQuarrie non sono una mera spalla dell’eroe, ma si trasformano in fondamentali tessere di un intricato puzzle umano ed emotivo. Rebecca Ferguson dà vita a una nuova emanazione della sua Ilsa Faust, a metà fra la Ingrid Bergman di Casablanca e una letale spia. Altrettanto convincente Vanessa Kirby, che riprende il personaggio della Vedova Bianca (stavolta in una doppia versione) con una recitazione costantemente sopra le righe ma decisamente efficace. Ma la vera sorpresa è Hayley Atwell, che conferma quanto di buono mostrato nel ruolo di Peggy Carter nel Marvel Cinematic Universe districandosi fra scene di pura azione e momenti più ironici e brillanti. Doverosa poi una menzione alla prova di Pom Klementieff nei panni della folle e inquietante Paris, diametralmente opposta alla sua dolce Mantis vista in Guardiani della Galassia Vol. 3.

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A trainare Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno sono prevedibilmente le numerose scene action, fra cui spiccano il ripetuto inseguimento in aeroporto, la lunga parentesi ambientata sull’Orient Express e uno stunt di Tom Cruise già scolpito nella storia del cinema, ovvero il salto nel vuoto ampiamente anticipato in sede di campagna promozionale. Mentre Venezia adempie al suo ruolo di location suggestiva e senza eguali nel mondo, non brilla l’utilizzo dell’ambientazione romana, ridotta a un cumulo di stereotipi e immancabili macerie di monumenti, nonostante si tenti di uscire dal già visto con uno spassoso inseguimento a bordo di una 500 gialla.

Un instant movie carico di azione e tensione

Come nel già citato Top Gun: Maverick, Tom Cruise (che di Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno è anche produttore e vera e propria anima) si sofferma a più riprese sul contrasto fra il vecchio mondo analogico e le insidie del nuovo mondo totalmente digitale. Lo fa prestando il suo prezioso corpo a stunt di pericolosità estrema, ma anche attraverso la figura dell’Entità, vero e proprio villain del film nonché incarnazione dei rischi connessi a una tecnologia sempre più invasiva e potenzialmente indipendente dalla volontà dell’uomo. Ragionamenti messi in scena con qualche didascalismo di troppo, ma talmente urgenti e condivisibili da rendere a tratti Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno un instant movie sull’ascesa di ChatGPT e delle altre intelligenze artificiali.

Ma a dare profondità e tridimensionalità a Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno è anche e soprattutto la parabola di Ethan, che ritrova personaggi del suo passato, perde preziosi punti di riferimento e si destreggia come al solito fra travestimenti e messaggi che si autodistruggono, ma mentre lo fa acquista consapevolezza del suo triste destino, ovvero essere sempre il più grande pericolo per le persone a cui tiene di più. Un’amarezza esistenziale che non possono contrastare né le scariche di adrenalina (come la scena da antologia del treno sospeso) né gli inganni riusciti ai danni dei suoi nemici.

Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno: l’inizio della fine

Mentre Indiana Jones e il quadrante del destino poche settimane fa ci ha mostrato un eroe stanco, nostalgico e legato a un passato che ormai non esiste più, Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno si muove in direzione opposta, mostrandoci un eroe consunto ma ossessionato dall’idea di fermare l’avanzare del tempo rimanendo aggrappato al presente e alla vita, proprio come Tom Cruise in questa fase della sua carriera.

Fra dotti omaggi (Come vinsi la guerra di Buster Keaton e Clyde Bruckman) e riferimenti alle attuali tensioni geo-politiche (si cita apertamente Sebastopoli come la capitale della Crimea), la settima fatica di Ethan Hunt stupisce, affascina, coinvolge e diverte, preparando al tempo stesso il terreno per quella che teoricamente dovrebbe essere l’ultima avventura dell’unico agente segreto in grado di confrontarsi ad armi pari con James Bond. Mai come in questo caso però il condizionale è d’obbligo: siamo davvero sicuri di volerci privare di un universo così vasto e sfaccettato e soprattutto di questo Tom Cruise?

Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno è al cinema dal 12 luglio, distribuito da Eagle Pictures.

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