Che Elon Musk ci abbia abituati a colpi di scena quotidiani non è una novità e che Twitter Blue fosse fin dall’inizio nei suoi piani neanche. Eppure l’odissea che ha coinvolto quello che fino a pochi mesi fa era il semplice sevizio premium di Twitter potrebbe aver trovato finalmente fine. Forse.
Twitter Blue, come tutto è iniziato: dalle idee di Musk alle prime polemiche
Andiamo con ordine e proviamo a ripercorrere quelli che sono stati gli ultimi mesi.
All’inizio di quest autunno è stata ufficializzata l’acquisizione di Twitter da parte dell’uomo più ricco del mondo: Elon Musk. La compravendita è stata lunga (è durata diversi mesi) e chiacchieratissima (Musk in un’occasione si era tirato addirittura indietro), eppure ha portato, alla fine, la piattaforma del canarino blu nelle mani di colui che ha rivoluzionato i metodi di pagamento online e dell’automotive.
Quella che sarebbe stata la nuova politica di Musk, pensata appositamente per Twitter, non è mai stata del resto un mistero: già prima di diventarne proprietario e CEO, il patron di Tesla aveva criticato diverse funzionalità della piattaforma, come l’impossibilità di modificare i propri tweet, e la vecchia politica sulla libertà di parola che ha portato al ban di diversi personaggi tra cui Donald Trump.
Tutte le esternazioni di Musk pubblicate nell’ultimo anno hanno poi gettato le basi per quella che sarebbe diventata la sua politica aziendale per Twitter. E le gravose perdite in borsa della società e il “rischio concreto di fallire” dichiarato dallo stesso Elon, hanno portato il nuovo CEO a puntare quasi tutto su un servizio che ai più era sconosciuto: Twitter Blue.
Che cos’è Twitter Blue
Prima dell’era Musk, Twitter Blue era il servizio premium di Twitter disponibile solo in alcuni Paesi: Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Per meno di 5,00$, gli utenti registrati a Twitter Blue godevano di un’assistenza personalizzata, possibilità di annullare i propri tweet e vedere meno pubblicità sulla piattaforma, oltre a poter testare in anteprima le nuove funzionalità di Twetter.
Già durante l’estate la vecchia dirigenza aveva deciso di aumentare il prezzo da 2,99$ al mese a 4,99$, ma con l’arrivo di Musk il prezzo è quasi raddoppiato a 8,00$, introducendo anche delle novità che non hanno propriamente riscontrato il favore degli utenti.
La visione di Elon Musk per Twitter Blue
Nelle idee di Elon Musk, Twitter Blue dovrebbe rappresentare l’ancora di salvezza della piattaforma. Ma è davvero così?
Nonostante il CEO sia partito con le migliori intenzioni, i problemi non hanno tardato ad arrivare: in un vortice di polemiche, l’aumento dell’abbonamento a 8,00$ ha scatenato più di un malumore e inutili sono state le dichiarazioni in merito alla volontà di ampliare il pacchetto di vantaggi offerti da Twitter Blue.
Uno su tutti? La famigerata spunta blu.
Infatti uno dei primi annunci ha riguardato proprio l’introduzione della spunta colorata per tutti gli abbonati, rendendo così i profili verificati non più la conquista di una élite formata da personaggi famosi, aziende e organizzazioni governative, ma anche di semplici utenti.
Eppure, come annunciato qualche rigo fa, i guai non si sono di certo fatti attendere: nelle settimane successive all’annuncio di questo ampliamento della spunta blu, diversi profili fake hanno effettuato la registrazione a Twitter Blue spacciandosi per personaggi famosi.
Questo ha certamente complicato di molto la transazione da un abbonamento molto semplice a un abbonamento più ricco di contenuti, soprattutto se pensiamo che Musk nello stesso momento aveva avviato una campagna di licenziamenti senza precedenti, rendendo la piattaforma vulnerabile a ogni tipo di attacco.
E gli attacci ci sono stati, con film piratati pubblicati in diversi thread e ritardi pazzeschi nelle segnalazioni. L’improvvisa mareggiata che ha colpito la nuova dirigenza ha portato a uno stop di Twitter Blue, scatenando rumors e ipotesi.
Eppure, a discapito dei detrattori, il fermo è durato davvero poco e le ultime notizie non solo affermano che Twitter Blue è tornato, ma presenta anche una veste diversa da quella che fino a poche settimane fa Musk ci aveva abituato.
Il nuovo (e forse definitivo) Twitter Blue secondo Elon Musk
L’abbonamento, per la maggior parte degli utenti, non si è scostato di un centesimo. Twitter Blue costerà gli ormai canonici 8,00$, anche se per gli utenti iOS c’è una novità molto poco gradevole e che vedremo più avanti.
Nulla è cambiato anche per i mercati di riferimento, che al momento sono sempre Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Non è escluso che nel corso del nuovo anno il servizio possa ampliarsi anche ad altre Regioni del mondo, Italia inclusa, ma prima di arrivare a questo traguardo è probabile che ci saranno altre montagne da scalare.
Per il momento le notizie trapelate mostrano dei cambiamenti radicali proprio nell’ottenimento della spunta blu. Dopo la presa in giro da parte di molti profili fake abbonatisi a Twitter Blue e lo smascheramento di un’affaticamento di Twitter nel tenere l’utenza sotto controllo, la dirigenza sembra aver imparato dai propri errori, introducendo ulteriori modalità per ottenere il badge.
Le novità più importanti
Anzitutto solo gli account registrati su Twitter da almeno 90 giorni potranno abbonarsi a Twitter Blue. Inoltre, una volta registratisi bisognerà inserire un numero di telefono verificato da abbinare all’account per poter ottenere la spunta al proprio profilo. In questo modo, secondo Musk, si limiterà di molto la presenza di account parodia.
Altro requisito è che gli account siano provvisti di nome e foto profilo e che siano attivi, vale a dire che abbiano pubblicato qualcosa nei precedenti 30 giorni. Ultimo, ma non meno importante, è che i profili non siano parodistici o fake, quindi che non facciano finta di essere personaggi celebri o organizzazioni famose.
Inoltre se l’utente deciderà in futuro di cambiare nome o foto al proprio profilo, si vedrà automaticamente sospendere la spunta blu fino a quando la piattaforma non avrà verificato che tutto risulti conforme ai nuovi standard. Una volta terminata la verifica, l’utente riotterrà il badge.
E a proposito di spunte colorate, Musk ha annunciato che non esisterà più solntato il badge blu, ma verranno ne verranno introdotti di nuovi: uno dorato e uno grigio.
La spunta dorata sarà ad appannaggio delle aziende, mentre quella grigia di enti e/o autorità governative. Lo stesso account di Twitter, su Twitter, ne è un primo esempio.
E gli accunt che già avevano la spunta blu o che i primi di novembre si erano abbonati al nuovo Twitter Blue? Per loro Musk è stato piuttosto lapidario, non concedendo sconti. Chiunque vorrà mantenere la spunta blu dovrà abbonarsi a Twitter Blue o rinnovare l’abbonamento secondo le nuove regole della piattaforma.
Le altre funzionalità di Twitter Blue pesate da Elon Musk
Gli abbonati a Twitter Blue potranno godere di vecchi vantaggi come: annullare i tweet, vedere meno pubblicità e avere un’assistenza dedicata, ma ci sono anche novità interessati. Oltre a vedere le risposte ai tweet altrui essere mostrate per prime, potranno caricare video più lunghi di quanto concesso (si parla di 10 minuti) a una qualità maggiore (1080 p.). Inoltre potranno personalizzare i colori del proprio profilo e dell’icon dell’app grazie a temi dedicati che consentono di aggiungere i colori preferiti.
Altra novità che Musk aveva già lanciato nei mesi scorsi, è che gli abbonati di Twitter Blue non avranno più limiti per scrivere i propri tweet. Grazie a Community Notes avranno a disposizione ben 4.000 caratteri, contro i canonici 450.
In ultimo gli abbonati potranno anche accedere in anteprima alle novità dei Twitter Blue Labs.
Se da una parte Musk e Twitter sembrano aver imboccato quella che potrebbe essere la via giusta per Twitter Blue, dall’altro lato negli ultimi giorni hanno tenuto banco le polemiche tra Musk, Apple e utenti iOS.
Twitter Blue costerà agli utenti iOS 11,00 dollari al mese
Il prezzo, per gli utenti Android, rimarrà a 8,00$ mensili, mentre per chi possiede un iPhone il prezzo tende a salire di ben 3 dollari, arrivando a toccare il tetto degli 11,00$. Come mai questa incongruenda?
Per capirlo bisogna fare, ancora una volta, un passo indietro di qualche giorno, se non settimana. Non molto tempo fa, infatti, Musk aveva lanciato l’allarme: la Apple sembrava pronta a cancellare Twitter dal proprio App Store. Da qui una serie di tweet al limite del velenoso che il nuovo CEO aveva lanciato alla multinazionale guidata da Tim Cook, fino alla stoccata finale.
Musk, in un tweet poi cancellato, aveva affermato di aver smascherato la Apple, comunicando che la multinazionale imponeva una tassa del 30% sugli acquisti in-app. Ebbene, l’uscita del CEO di Twitter è quella che in Italia definiremmo come “il segreto di Pulcinella“, in quanto è piuttosto risaputo che aziende come Apple, e del resto la stessa Google, percepiscono una determinata percentuale sugli acquisti in-app.
Tuttavia è stato lo stesso Tim Cook a porgere un ramoscello d’ulivo a Musk, invitandolo per un meeting nella sede di Cupertino. E la testimonianza dell’incontro l’ha data lo stesso patron di Space X.
Pace fatta, quindi: Apple non ha mai avuto intenzione di eliminare Twitter dal proprio Store, così come pare sia stato raggiunto anche un compromesso su Twitter Blue. Per quanto strano possa sembrare, gli utenti iOS che si abboneranno alla piattaforma tramite app pagheranno 11,00$, diversamete, se l’iscrizione verrà fatta tramite il sito di Twitter, l’abbonamento costerà 8,00$.
Anche chi possiede uno smartphone Android vedrà il prezzo aumentare in-app?
Gli utenti Android, come anticipato, possono invece tirare un sospiro di sollievo: nonostante il Play Store abbia le stesse regole di Apple sulla tassazione degli acquisti in-app, l’abbonamento a Twitter Blue resterà invariato a 8,00$.
L’odissea di Twitter Blue sembra essere arrivata alla sua fine, almeno per quest’anno. Ma conoscendo Elon Musk e ai colpi di scena a cui ci ha abituati, siamo certi che sentiremo parlare della piattaforma ancora per lungo tempo.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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