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Mentre imperversa il decennale dibattito sul se lo streaming metterà definitivamente fine ai supporti fisici, i dati RIAA (Recording Industry Association of America) del 2022 ci rivelano un dato epocale: negli Stati Uniti le vendite dei vinili hanno superato quelle dei CD. Non accadeva dal 1987, anno in cui il mercato discografico era dominato dal Re del Pop, Michael Jackson, che aveva appena rilasciato BAD.
Nello specifico, la RIAA ci dice che nel 2022 i CD hanno generato ricavi per 482 milioni di dollari, mentre i vinili hanno superato il miliardo. C’è da dire che sono anni che il vinile genera più introiti del CD (dato il costo di vendita superiore), ma è la prima volta che il supporto vinile registra più copie vendute dei CD. Alla base di questa impennata ci sono ovviamente fattori sociali (la moda del vintage), di fruizione (nelle case dei consumatori ci sono sempre più giradischi e sempre meno impianti per CD) e ovviamente il collezionismo. E poi un vinile in casa fa sempre bella figura.
Nel 2022 il vinile più venduto negli Stati Uniti è stato Midnight di Taylor Swift, con 945 mila unità vendute. Un dato impressionante, se si considera che l’album è stato pubblicato a fine ottobre, avendo avuto quindi meno di tre mesi per surclassare tutti gli altri. Al secondo posto troviamo Harry’s House di Harry Styles, con 480 mila copie vendute. L’acclamatissimo album di Styles ha dominato la classifica vendite per buona parte dell’anno, almeno fino all’arrivo di Queen Taylor che lo ha praticamente doppiato.
Vendite di vinili e CD: in dati per l’Italia e il peso dello streaming
I dati italiani del 2022 sono ancora parziali, ma stando a quanto condiviso dalla Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI) i vinili hanno generato introiti per 14 milioni di euro, con una crescita del 17,5% rispetto all’anno precedente. Anche in Italia si nota un calo di vendite dei CD (-7,1%), per un ricavato totale di 10 milioni di euro.
Inutile ribadire che quello dei supporti fisici è ancora una nicchia molto ristretta del mercato discografico, interamente dominato dallo streaming digitale. Basti pensare che, sempre stando ai dati RIAA relativi al mercato statunitense del 2022, i supporti fisici hanno generato un fatturato per 1,7 miliardi di dollari, mentre lo streaming 13,2 miliardi. Di questi, 9,1 miliardi provengono dagli abbonamenti Premium degli utenti. Volendo tirare le somme possiamo dire che lo streaming incide per l’84% sul fatturato della discografia statunitense.
L’Italia non si discosta troppo dalle percentuali americane: lo streaming incide per l’81%, con 118 milioni di euro di fatturato. Segue il mercato del supporto fisico (tra CD e vinili) con 25,5 milioni. Resiste invece una piccolissima percentuale che ancora ama acquistare digitalmente la musica attraverso i download. Questi hanno generato 2,3 milioni di fatturato.
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