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La recensione dei primi due episodi di Willow, l’esordio di un nuovo universo fantasy

George Lucas. Un nome, una garanzia, come si suol dire. Soprattutto per chi è fan delle sue produzioni, erroneamente limitate alla “galassia lontana lontana” di Star Wars. O alle scorribande dell’archeologo più famoso del cinema, Indiana Jones. Due franchise che hanno indubitabilmente affascinato diverse generazioni, ma che non sono le uniche produzioni a dover essere annoverate nell’ampio calderone della LucasFilm. Era il lontano 1988, quando per la prima volta sugli schermi usciva un film fantasy, dal sapore quasi epico e magico, che è poi rimasto nell’ombra. Fino a oggi. Quando Disney ha recuperato questa storia, ne ha fatto un sequel ma suddividendo la vicenda negli episodi di Willow, la serie omonima che recupera le fila narrative del sopracitato film, a 34 anni di distanza. Tra vecchie conoscenze e nuovi volti, con una decisa impronta contemporanea della regia, vediamo cosa ci hanno riservato i primi due episodi, disponibili su Disney+ dal 30 novembre.

Willow, la serie: quando l’amore brucia l’animo (e i muffin)

Il legame tra questa serie e il film del 1988 è ben evidente fin dal primo dei due episodi che abbiamo potuto vedere, e non solo per il ritorno di parte del cast originale del lungometraggio. Nei primissimi minuti del pilot, abbiamo un breve riassunto di quanto accaduto nel film, grazie a un montaggio di recap delle scene tratte dal fantasy di Ron Howard e George Lucas. Per arrivare poi ai giorni nostri, con le vicende raccontate in questo nuovo adattamento di Jonathan Kasdan.

La storia riprende il filone narrativo principale presentandoci due nuovi volti. Kit e Airk, fratelli di sangue ed entrambi di ardente spirito, ma in modi diversi, sono figli di Sorsha, regina che avevamo precedentemente incontrato, all’epoca principessa, sia come personaggio, sia come attrice che la interpreta (Joanne Whalley).

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Mentre Kit si allena con Jade, giovane spadaccina con la quale la principessa sembra avere più di un rapporto di amicizia, Airk è invece interessato a rubare i cuori delle giovani cortigiane. Una però lo colpisce in particolar modo, e pare sia famosa per i suoi muffin. Viene chiamata Dove dal principe, ma presto (forse un po’ troppo) scopriremo che lei è nient’altri che Elora Danan.

Si tratta della neonata all’epoca salvata da un giovane mago inesperto dalle grinfie di una strega con l’aiuto di Madmartigan e della stessa Sorsha. Già nel primo episodio, Willow, ormai uno stregone di chiara fama, riconosce la giovane Elora, ignara del suo passato e delle profezie che la circondano.

Non è però l’unico aspetto ancora da chiarire. I Flagelli hanno rapito Airk proprio nella notte precedente il matrimonio combinato tra Kit e un principe dal dubbio coraggio e interesse nei confronti della futura consorte. La principessa, Dove, Jade e un principe dall’oscuro passato, Graydon, oltre al ladro guerriero Boorman (un tempo agli ordini di Madmartigan) partono per un viaggio alla ricerca del principe. Ed è solo l’inizio di questa storia.

All’incrocio con tradizione e innovazione della serialità fantasy

Willow – La Serie presenta diverse, interessanti sfaccettature. Per gli amanti dell’animazione Disney, due almeno sono probabilmente i riferimenti in questi primi due episodi. La prima è la citazione in Frozen di Elsa alla sorella Anna, quando le domanda come possa innamorarsi di uno sconosciuto appena incontrato e di cui non sa nulla. La seconda sta nella ribellione di Jasmine a un matrimonio combinato in Aladdin. Non solo un piccolo tocco di citazione, che forse ritroviamo forzando un poco la mano, ma dall’altro lato è molto più evidente il tocco di Disney in questa produzione fantasy.

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Da cosa si evince? Dalla freschezza nel linguaggio, non solo tra le linee dialogiche sul copione dei personaggi, ma anche nella presentazione stessa del contesto. Spieghiamoci meglio: una ragazza con i capelli corti, a parte Fantaghirò, e scarmigliati come quelli di Kit quante volte l’avete vista? Così come l’impostazione stessa delle relazioni tra i due fratelli e la madre, e in generale tra i personaggi, sembra molto più vicina a quella di una classica produzione seriale teen della casa di Topolino.

box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Leggi anche: Disney ha in programma di realizzare una serie TV su Indiana Jones [/box]

Non manca però l’aspetto più tradizionale di questo titolo, almeno nei primi due episodi che abbiamo potuto vedere. In meno di due ore complessive di visione, ci siamo anche imbattuti nei classici scontri tra forze oscure e guerrieri in soccorso per proteggere la sovrana e la sua corte. Non mancano scenari epici. Tra questi balzano all’occhio ampie lande verdeggianti, che ci riportano alla mente gli scenari idiallici della serie Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere.

La freschezza di Willow e la focosità dei personaggi

Poco rimane però di questa tipologia di produzione seriale patinata e quasi sofisticata, rispetto a una serialità più sbarazzina e fresca come quella portata sui nostri schermi da Disney. Il tone-of-voice della narrazione fa ampiamente trasparire la modernità nei linguaggi e nell’estetica sul piccolo schermo, oltre al sottotesto intrinseco che ci propone questa serie. Le donzelle sanno salvarsi da sole, un messaggio trasmesso quasi calcando un po’ troppo la mano talvolta, a fronte di personaggi maschili abbastanza sottomessi e distratti.

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Accanto a questo aspetto, come abbiamo già sottolineato in precedenza, si unisce il carattere focoso dei personaggi proposti, ognuno a modo suo. Sorsha riesce a percepire delle voci che le annunciano l’arrivo dei Flagelli e non demorde di fronte al carattere riottoso dei figli. Kit rifiuta un matrimonio combinato, Airk è alla costante ricerca della passione amorosa e Elora non si arrende per nulla facilmente nella ricerca di Airk. Ancor prima di sapere quale fosse la sua vera identità. Una plethora di figure che emergono senza fatica e catturano l’attenzione su di sé, lasciando ben poco ai comprimari, almeno finora.

Le nostre impressioni sui primi due episodi della serie Willow

Per quanto il giudizio complessivo debba necessariamente rimanere sospeso, i primi due episodi della serie Willow ci hanno convinto e incuriosito. Siamo d’accordo sul fatto che non ci troviamo di fronte all’epicità di altri prodotti fantasy, più impostati in maniera quasi “formale” rispetto a quest’ultimo, accanto a una difficile scrittura in alcuni punti. Permangono comunque dei lati positivi. Oltre al recupero di una vecchia produzione rimasta nel dimenticatoio fino a pochi giorni fa, leggiamo anche il tentativo di rilanciare una storia con del potenziale. Non manca la volontà altrettanto ipotetica di realizzare un nuovo universo, e di conseguenza un brand, che potrebbe crescere nel tempo. Ma tutto dipende da come si svolgeranno i prossimi episodi e con quali intenzioni si concluderà la serie.

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