Dicembre non è solo sinonimo di Natale. Il paradigma prevede anche altri titoli che non siano di solo appannaggio delle storie natalizie, talvolta strappalacrime, talvolta semplicemente ilari. Il 14 dicembre infatti è uscito un nuovo J-Drama, un live-action nuovamente targato Netflix che prende le distanze da recenti uscite, prima fra tutte One Piece. Parliamo di Yu Yu Hakusho, trasposizione seriale del cosiddetto manga Yu Degli Spettri d’estrazione nipponica, che ha saputo stupire il pubblico italiano, ponendo questo titolo tra i più visti di questi giorni e tra i primi in classifica attualmente in Italia. Scopriamo perché nella nostra recensione.
Yu Yu Hakusho: da manga a serie
Yu Yu Hakusho è la traduzione manga-to-series che presenta una serie di sensibilità artistiche e sviluppato in una bolla produttiva che sa funzionare e che rende il prodotto convincente. Ma andiamo in primis alla storia di questa serie, non nota forse a tutti i nostri lettori. Il manga firmato da Yoshihiro Togashi offre un mix tra occultismo e arti marziali, narrandoci la storia di Yusuke Urameshi, un liceale senza alcun rispetto per l’autorità o per le regole.
Questa sorta di delinquentello però rappresenta solo il suo aspetto esteriore. Il suo animo è buono e gentile, e lo dimostra nel momento in cui sacrifica la sua vita per salvare un bambino in pericolo. Di conseguenza, si ritrova nel Mondo degli Spiriti, letteralmente traghettato da Botan e condotto fino al cospetto del Piccolo Enma, una sorta di spirito divino e ultraterreno che intravede in Yusuke del potenziale per divenire un detective del mondo degli spiriti.
Il sovrano dell’aldilà offre così al nostro eroe la possibilità di tornare in vita, ma a quale costo? E soprattutto, Yusuke sarà d’accordo con questo patto?
Tra fenomeni sovrannaturali e ritorno al mondo degli umani
Il ragazzo non pensa di dover meritare il ritorno tra i mortali, premio di riconoscimento per le sue attività di indagine circa i fenomeni relativi agli yokai penetrati nel mondo umano. Yusuke però è un ragazzo testardo e sceglie di offrirsi per fare del bene agli altri, rinunciando appunto alla sua ricompensa. Tra i suoi cari, spuntano in primis la madre e l’amica Keiko Yukimura (Sei Shiraishi), oltre che avere un antagonista, come è bene che sia, il rivale Kazuma Kuwabara (Shuhei Uesugi).
Quanto si tratta di live-action tratti da anime o manga, è difficile non fare il paragone con il prodotto originale, come appunto è subito accaduto per One Piece. Anche se sappiamo non sia la soluzione migliore per comprendere al meglio la validità del prodotto che abbiamo per le mani. Yu Yu Hakusho, come tanti altri titoli provenienti dal Sol Levante, si basa su personaggi molto sopra le righe. Tra demoni che si trasformano diventando mostruosi e scene d’azione decisamente ben riuscite, anche i costumi ci sono sembrati aderenti all’originale, o comunque non stridenti e coerenti.
Non solo luci tra gli spettri
Qualcosa dunque non ha funzionato? Purtroppo sì, a partire dalla scenografia, ben poco variegata e quasi sempre con fondali uno simile all’altro, oltre a essere poco credibili e per nulla evocativi dell’ambiente in cui ci si dovrebbe trovare. Inoltre, un altro grande problema di questa serie live action risiede proprio nella rapidità con cui la regia sbobina la trama.
Se questo difetto viene talvolta risolto in altri prodotti del genere, ma con qualche fatica, qui invece non si riesce a mettere davvero in scena le parti più importanti del manga senza problema, con tagli importanti e la perdita di eventi rilevanti. Ad esempio, la sequenza relativa a Maetra Genkai qui è troppo rapida e sbrigativa, e non restituisce la giusta importanza ad ogni avvenimento che accade sullo schermo.
Yu Yu Hakusho: la nostra recensione della serie Netflix
Un buon risultato complessivo, quello raggiunto dagli autori di Yu Yu Hakusho, la serie che trasporta il manga giapponese sugli schermi di Netflix da qualche giorno. Lo dimostra anche la posizione in classifica tra i titoli più visti in Italia al momento, sintomo che la trasposizione live-action di questa storia è (ancora) un prodotto d’intrattenimento efficace, soprattutto nelle sequenze action e fighting. Al netto di qualche problematica nella gestione dell’economia del racconto, resta una piacevole sorpresa, con appena cinque episodi che offrono un buon equilibrio tra passatempo e spettacolarizzazione.
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