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CinemaCultura

Come 50 anni fa Wes Craven ha rivoluzionato l’horror con L’ultima casa a sinistra

Capolavoro del low-budget, L'ultima casa a sinistra è ancora oggi uno degli horror più crudi che sia dato vedere.

Ve ne abbiamo già parlato ieri quando abbiamo festeggiato i 50 anni di Un tranquillo weekend di paura: a inizio anni Settanta la violenza sul grande schermo dilaga. Finalmente libero dai vincoli del codice Hays il cinema americano decide che è ora di turbare lo spettatore, mostrare ciò che prima non si poteva e soprattutto toccare i nervi scoperti della nostra armatura morale. È giunto il momento di scavare proprio lì dove teniamo nascoste le nostre più recondite paure, quelle inconfessabili persino a noi stessi.

E nel 1972, mentre John Boorman sintetizza l’America in quattro canoisti della domenica alle prese con il rimosso collettivo dell’uomo civilizzato in debito con la natura, un giovane regista di 33 anni, con appena 90.000 dollari in tasca, pensa di rifare La fontana della vergine di Ingmar Bergman tra i boschi della provincia statunitense e rivoluziona così il genere horror.

Stiamo ovviamente parlando di Wes Craven e del suo esordio, L’ultima casa a sinistra, che proprio oggi compie 50 anni.

L'ultima casa a sinistra

Gli anni Settanta e i Masters of Horror

Craven appartiene a quel manipolo di registi, giustamente guadagnatisi il titolo di Masters of Horror (al punto che esiste una serie televisiva che si chiama così alla quale vi hanno preso parte tutti loro), che hanno piegato la pochezza dei mezzi a loro disposizione ad un’idea di horror che fosse strumento politico, critica sociale e rappresentazione angosciante della realtà.

Craven, John Carpenter (che arriva per bene nel 1976 con Distretto 13 e ancora meglio nel 1978 con Halloween), Tobe Hooper (suo il Non aprite quella porta originale, del 1974) e Sean S. Cunningham (che produce lo stesso Craven e in seguito inaugura la saga di Venerdì 13) hanno tutti in comune uno spirito anarchico nutrito di controcultura giovanile e uno sguardo disincantato nei confronti del sogno reaganiano.

Nei loro primi incendiari lavori non ci sono mostri nel senso gotico del termine. Non ci sono zombi, vampiri, demoni o strane creature. Per la prima volta il mostro è il vicino di casa, è il ragazzo che vende la droga a tua figlia, è il bambino cresciuto tra abusi familiari, è il degrado rurale fatto di deformità e bestialità che abbiamo deciso di ignorare ed emarginare.

È, insomma, un parto della società in cui viviamo. Nasce e cresce in mezzo a noi per colpa nostra e attende solo un’occasione per farcela pagare.

Non è più il tempo dei mostri in cartapesta degli studios anni Cinquanta.

Addio Dracula e Frankenstein. Benvenuti Jason e Freddy Krueger.

L'ultima casa a sinistra

L’ultima casa a sinistra è l’incubo di ogni genitore

L’ultima casa a sinistra segna un punto di rottura nel genere horror perché anziché portarci alla catarsi attraverso un terrore fantastico, magico, fantascientifico, alieno, qui ciò che fa paura è il quotidiano. È immaginare cosa potrebbe succedere a tua figlia di 17 anni se ti fidi a lasciarla uscire da sola con quella sua amica che non ti piace tanto. Si sa che c’è brutta gente in giro, bisogna stare attenti, ma figurati se capita qualcosa di spiacevole proprio a lei, dopotutto è solo a un concerto.

E invece proprio lei viene rapita, torturata, stuprata e infine ammazzata, tra sangue e grida. L’incubo di ogni genitore che diventa realtà. Ed è qui che Craven cala i suoi assi con un cinismo micidiale: tra poliziotti del tutto incapaci di proteggere i cittadini e i genitori della vittima che quando si ritrovano in casa gli stupratori e assassini della stessa, esplodono in un sanguinario furore omicida. Proprio loro che all’inizio avevano espresso forte disappunto per la violenza della band che la figlia avrebbe dovuto vedere in concerto quella sera.

Da una parte le forze dell’ordine inette, dall’altra la famiglia borghese, perbenista e ipocrita.

Sfiducia verso le istituzioni, attacco ai valori tradizionali.

ultima casa3

La geniale campagna marketing di L’ultima casa a sinistra

Questo è L’ultima casa a sinistra. A fronte delle mille zoppie di sceneggiatura, regia e montaggio che 50 anni dopo sono più evidenti che mai, ma che manco per un secondo intaccano il suo status di cult assoluto e pietra miliare del new horror. Al tempo sconvolge tutti, viene censurato ed ostacolato in ogni dove, ma tutti vanno a vederlo in massa. Cunningham escogita una campagna marketing geniale, spacciando il film per una storia vera (con tanto di testo introduttivo che potete vedere qui sotto) e piazzando sulle locandine la famosa tagline: «Per evitare di svenire, continuate a ripetere: è solo un film, è solo un film, è solo un film». Creando, di fatto, la formula magica che avrebbe decretato il successo di tantissimo horror negli anni a seguire, da Non aprite quella porta fino a The Blair Witch Project.

L'ultima casa a sinistra

La combo micidiale tra fascino del proibito e curiosità legata al passaparola ne decretano il successo commerciale e il film incassa un totale di 3 milioni di dollari a fronte del ridicolo budget di partenza e dà i natali a Craven regista. La cui carriera si rivelerà pure un’altalena continua tra colpi di genio pazzeschi (Le colline hanno gli occhi, Nightmare, Scream) e roba davvero di poco conto (Vampiro a Brooklyn, La musica del cuore, Cursed), ma L’ultima casa a sinistra resta lassù tra le cose più crude, spietate e prive di compromessi che tuttora sia dato vedere.

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