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Amazon e i sindacati italiani hanno firmato uno storico accordo

Le conseguenze del patto siglato lo scorso 15 settembre

Sono stati gli stessi sindacati a definire “storico” l’accordo firmato con Amazon.

Non solo per quanto si è concretamente ottenuto ma perché è stata la primissima apertura dell’azienda di Jeff Bezos alla controparte sindacale. Inizia dunque a essere erosa l’immagine, forse in parte stereotipata, del colosso con sede a Seattle come esempio di multinazionale attenta solo al profitto e disinteressata alla qualità del lavoro dei propri dipendenti?

Scopriamo come è stato ottenuto l’accordo, ancor più eclatante perché sancito a pochi mesi di distanza da uno sciopero che ha visto i dipendenti Amazon aderire compatti. Vediamo poi quali conseguenze porterà il patto siglato lo scorso 15 settembre, e quali sono state le reazioni dei sindacati e dell’economia.

L’accordo tra Amazon e i sindacati italiani

Mercoledì 15 settembre è stata firmata l’intesa tra i rappresentanti aziendali di Amazon Italia Logistica e Conftrasporto da una parte, e i rappresentanti dei sindacati confederali del settore (Filt Cgil, Fit, Cisl e Uil Trasporti) dall’altra.

Se, come abbiamo detto, per i sindacati si è trattato di un patto storico, Amazon ha commentato così: “I protocolli firmati rappresentano un’ulteriore prova del nostro impegno nell’instaurare un dialogo costruttivo e responsabile con i rappresentanti dei lavoratori sia a livello nazionale che locale”.

Ma cosa prevede l’accordo? 

amazon sindacati

Cosa prevede la firma

Con la firma, intanto, Amazon si impegna formalmente a rispettare le norme del contratto di lavoro nazionale del settore logistica, trasporto merci e spedizioni. Apre inoltre a un confronto periodico sui problemi del settore e-commerce, anche in previsione del rinnovo del contratto.

I sindacati sono finalmente entrati in Amazon, e questa è la grande notizia che fa ben sperare per il futuro. È proprio una nota congiunta delle sigle sindacali firmatarie a spiegare gli ambiti di collaborazione con l’azienda di Bezos: “L’accordo consentirà di avviare trattative su temi organizzativi come orari, turni, carichi di lavoro, su elementi normativi come il corretto riconoscimento dei livelli di inquadramento, sulle materie di salute, sicurezza e prevenzione sul lavoro, sulla formazione e sui temi economici come il premio di risultato, incentivi e particolari maggiorazioni. Le trattative su questi temi saranno possibili anche a livello territoriale”.

I salari aumentano dell’8%

È freschissima la notizia che riguarda uno degli aspetti più importanti dell’accordo, quello dei salari.

Da ottobre, la busta paga d’ingresso dei dipendenti impegnati nel settore logistica passa da 1.550 euro lordi al mese a 1.680 euro lordi, con un incremento dell’8%.

Stefano Perego, vicepresidente di Amazon Operations Europa, gonfia il petto: “Lavoriamo da sempre per essere l’azienda più orientata al cliente del mondo, ma non solo. Vogliamo anche essere il miglior datore di lavoro e il posto più sicuro in cui lavorare.”

Va anche detto che l’aumento dei salari proviene da una società sempre più in salute. Grazie anche alle chiusure di tanti esercizi commerciali nei mesi più duri della pandemia, nel 2020 gli incassi di Amazon sono cresciuti del 38%. E hanno raggiungeto i 386 miliardi di dollari, equivalenti a circa 327 miliardi di euro.

Nuove assunzioni

Ci saranno anche 200 nuove assunzioni. Come ha dichiarato Mariangela Marseglia, Vice President e Country Manager di Amazon.it e Amazon.es. “Siamo orgogliosi di annunciare la ricerca di nuovi talenti che entreranno nei nostri team basati a Milano e ci supporteranno nel nostro lavoro quotidiano di innovare per conto dei clienti”.

Dallo sciopero di marzo all’accordo di settembre

L’accordo Amazon-sindacati acquista ancora più importanza se pensiamo che arriva a meno di sei mesi da uno sciopero su scala nazionale, organizzato nella giornata del 22 marzo scorso. Secondo Cgil, Cisl e Uil l’astensione dal lavoro era stata intorno al 90%.

E a leggere l’inizio del comunicato della Cgil di marzo, sembra proprio che in questo caso la lotta sindacale abbia dato i suoi frutti. “Jeff Bezos e i suoi non sono abituati agli scioperi. In generale non amano i sindacati e hanno qualche difficoltà di relazione con chi vuole iscriversi al sindacato e darsi una rappresentanza.”

Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit Cisl, vede proprio nello sciopero del 22 marzo uno dei punti di svolta. E riconosce anche l’importante ruolo di mediatore svolto dal ministro del lavoro Andrea Orlando.

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Le reazioni

Adriano Garnero, economista dell’Ocse, ha detto: “Negli altri paesi Amazon ha fatto di tutto per non avere i sindacati tra i piedi, negli Usa è arrivata a sostenere l’innalzamento del salario minimo a 15 dollari. Detto questo il gruppo americano è un datore di lavoro trasparente, altra cosa sono i subfornitori che rappresentano un po’ la selva oscura del settore logistico”.

Parole entusiastiche sull’accordo Amazon-sindacati da parte di Tiziano Treu, presidente del Cnel: “Il protocollo firmato da Amazon e dai sindacati di categoria è degno di nota. Se non altro per l’ampio riconoscimento del valore delle relazioni industriali e per l’impegno ad applicare il contratto nazionale della logistica”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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