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App Store apre ai pagamenti esterni, ma con commissione. Ed esplode la protesta

Insorgono Epic Games e Spotify

Nell’articolo che abbiamo pubblicato giovedì 18 gennaio, in cui vi abbiamo dato conto della chiusura della querelle tra Apple ed Epic Games, avevamo ragione solo a metà.

Scrivevamo infatti che la Corte Suprema, respingendo i ricorsi di entrambe le aziende, metteva la parola fine a una controversia iniziata nel 2020 (mentre la sentenza impugnata è del 2021). Certo, si è chiusa quella specifica battaglia legale. Ma le conseguenze hanno immediatamente creato altri malumori, e non si escludono futuri interventi del giudice.

Per capire cosa sta accadendo dobbiamo rifarci brevemente a quanto deliberato nelle scorse ore, concentrandoci sull’apertura di App Store ai pagamenti esterni.

La Corte Suprema, App Store e i pagamenti esterni

La Corte Suprema degli Stati Uniti, in estrema sintesi, ha rigettato sia il ricorso di Apple che quello di Epic Games. Ne deriva, tra le altre cose, che non si è evidenziata alcuna condotta monopolistica da parte dell’azienda di Cupertino.

D’altro canto, recita la sentenza, Apple non può “proibire agli sviluppatori di includere nelle loro app e nei loro metadati pulsanti, link esterni, o altri richiami all’azione che indirizzino i clienti verso meccanismi di acquisto, oltre agli acquisti In-App”. Insomma: l’App Store deve aprire anche ai pagamenti esterni.

Era stata proprio quella la scintilla iniziale dello scontro: nell’agosto del 2020 Apple ha bandito Fortnite (di Epic Games) dall’Apple Store, perché Epic aveva aggiunto metodi di pagamento alternativi per bypassare il 30% di commissioni trattenuto dall’azienda di Tim Cook.

spotify mix offline min

La modifica dell’App Store

Detto fatto, Apple ha modificato in tempi strettissimi le linee guida del suo App Store, aprendo ai pagamenti esterni (limitatamente alle applicazioni distribuite negli Stati Uniti). Tutto è bene quel che finisce bene? Non esattamente.

Perché la modifica ha introdotto delle limitazioni per gli sviluppatori. Intanto, possono essere indicati link esterni a patto che quella non sia l’unica possibilità di fare acquisti relativi all’app stessa o al servizio che offre.

Inoltre, il link al pagamento esterno può apparire solo su una specifica pagina dell’app, e non (ad esempio) su un pop-up. E una schermata indicherà che si sta per abbandonare lo store, e si andrà su un altro sito per effettuare un acquisto fuori da Apple.

Ma ancor prima, per avere accesso al kit di sviluppo per indicare i link esterni di pagamento, gli sviluppatori devono ricevere un’autorizzazione da Apple. Per ottenerla, si deve compilare un modulo in cui va indicato anche il service provider del sistema di pagamento. A oggi, l’autorizzazione può essere fornita solo per le app disponibili sullo store degli Stati Uniti.

Il nodo della commissione

Sembra, insomma, che App Store abbia aperto ai pagamenti esterni, cercando però di non renderli troppo visibili.

Tuttavia, Epic Games (e non solo, come vedremo) è insorta alla lettura di una specifica clausola. Quella secondo cui sarà applicata una commissione del 27% sugli acquisti tramite piattaforma alternative allo store dell’azienda di Tim Cook.

Commissione che scende al  12% per gli sviluppatori fanno parte dell’App Store Small Business Program, riservato alle piccole imprese che guadagnano fino a 1 milione di dollari all’anno (e la cui commissione su App Store è dimezzata: non il 30 bensì il 15%).

Epic Games e Spotify protestano

Tim Sweeney, amministratore delegato di Epic Games, ha subito dichiarato che “Epic contesterà il piano di conformità in malafede di Apple presso il tribunale distrettuale”.

L’ad ha parlato di percentuale anticoncorrenziale, spiegando che gli sviluppatori devono comunque pagare un 3-6% di commissione al service provider alternativo. Quanto a percentuali finali nulla cambia, dunque, rispetto agli acquisti all’interno dell’app.

Non ci sta neppure Spotify:  “Ancora una volta Apple ha dimostrato che non si fermerà davanti a nulla per proteggere i propri profitti, a scapito di sviluppatori e consumatori sotto il regime di monopolio del proprio app store.

L’ultima mossa negli Stati Uniti, ovvero imporre una commissione del 27% per le transazioni effettuate al di fuori di un’app sul sito Web di uno sviluppatore, è oltraggiosa nei confronti degli sforzi della Corte, compiuti per consentire maggiore concorrenza e garantire la libertà di scelta da parte degli utenti.”

E invoca il Digital Markets Act europeo, che “metterà finalmente fine a questi escamotage, che rappresentano nella pratica una riproposizione delle commissioni di Apple in forma differente.”

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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