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Solo auto elettriche dal 2035, cosa prevede la norma UE

Cosa cambia per gli automobilisti?

L’Unione Europea ha approvato una norma che prevede lo stop ai motori endotermici dal 2035: fra dodici anni, immatricoleremo solamente auto elettriche. Ma cosa prevede nuova norma, contestata dal Governo italiano? Qual è l’impatto sul mercato del lavoro? Ci saranno incentivi per cambiare i nostri veicoli? Ecco tutto quello che dovete sapere.

Auto elettriche, cosa cambia dal 2035?

L’Assemblea plenaria dell’Unione Europee ha approvato con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti. Qualcosa che il Governo italiano sta criticando, il Ministro dei Trasporti Salvini l’ha chiamata una “scelta folle” e sembra che l’Italia intenda presentare delle alternative al Parlamento. Ma per il momento, la legge è passata: dal 2035 non si potranno più immatricolare veicoli a motore endotermico.

Per capire meglio questa norma, che potrebbe cambiare per sempre come ci muoviamo, ecco alcuni punti da chiarire.

Solo auto elettriche ed emissioni zero dal 2035

La normativa approvata dal Parlamento Europeo riguarderà tutti i veicoli a motore endotermico. In altre parole, tutti quelli che bruciano carburante fossile: diesel, benzina ma anche le ibride. Solamente le auto con zero emissioni potranno ricevere l’immatricolazione dal 2035: quindi le elettriche, ma anche a idrogeno e biocarburanti. Qualcosa che potrebbe fare la differenza per i bus, camion e Tir – che hanno però diverse tempistiche. I bus dovranno essere a zero emissioni entro il 2030 nei tratti urbani e Tir e camion dovranno ridurre del 90% le proprie emissioni entro il 2040.

auto elettriche pro e contro min

Questo significa che il mercato dell’auto cambierà del tutto entro il 2035. In Italia si immatricolano molte auto a benzina (26,5%) e diesel (19%) , mente solamente il 2,5% sono elettriche pure. Soprattutto perché ci sono molte ibride. Le mild hybrid (piccolo motore elettrico a supporto del tradizionale) sono del 26,7%, le ibride sono al 10% (il motore elettrico si ricarica in frenata) e le ibride plug-in (potete ricaricare alla presa) sono al 4,7%.

Gli italiani e le elettriche

Negli ultimi anni, sembra che gli italiani apprezzino sempre più le auto elettriche – ma sono molto più indietro rispetto agli altri mercati europei in vista del 2035. Le immatricolazioni sono cresciute del 19% a gennaio 2023 rispetto allo stesso mese l’anno scorso, ma quelle di elettriche sono diminuite.

L’Italia infatti è ultima in termini di immatricolazioni di auto elettriche, con il 2,5%. Per confronto: siamo al 21% in Austria, il 18 in Svizzera, il 13% in Germania e il 10% circa nel Regno Unito, il 5,9% in Spagna. Nonostante questo, gli italiani sembra apprezzare soprattutto i prodotti nostrani: la Fiat 500E infatti è prima fra le auto elettriche più vendute nel nostro Paese. Seguono Smart Fortwo, Renault twingo, Tesla model Y, Volkswagen Id.3.

Le colonnine per la ricarica delle auto elettriche saranno pronte per il 2035?

Al momento, in Italia ci sono 36.772 colonnine di ricarica, distribuite in 19.335 infrastrutture che si trovano in 15.048 posti nel nostro Paese. Nella rete di ricarica delle autostrade ce ne sono 496 ad alta velocità. Queste colonnine sono essenziali per i viaggi lunghi e per chi si muove per lavoro: persone per cui sarebbe impensabile ricaricare solamente l’auto durante la notte a casa.

auto elettriche

Tuttavia, sono in aumento. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede 741 milioni di euro per installare altre 20 mila nuove colonnine entro il 2026, come riporta Wired. Saranno 7.500 nelle superstrade e oltre 13 mila nelle città.

Molti anche gli investimenti privati. Enel X Way preve di arrivare a quota 30 mila punti di ricarica entro il 2025, Ewiwa vuole investire 200 milioni, Eni punta a 1000 colonnine entro cinque anni ed Electra punta a 200 milioni di euro e 500 hub in tre anni. A queste si aggiungono quelle di Tesla, che non comunica numeri a riguardo.

Quali incentivi ci sono – e ci saranno

Nel 2023 il bonus governativo vale 630 milioni di euro, ma non va tutto al full electric. Infatti, solo 190 milioni vanno alla fascia a emissioni fra 0 e 20 grammi di anidride carbonica per chilometro. 235 milioni fanno alla fascia 21-60 grammi (gli ibridi plug-in) e 150 milioni per la fascia 61-135 grammi.

Al momento però risulta impossibile valutare quali incentivi questo governo (e quelli futuri) possano mettere in atto per la transizione elettrica nei prossimi anni. Il Governo sembra voler per il momento contrastare la normativa europea. Ma anche il cambiamento proposto da alcuni esponenti dell’Esecutivo – come Tajani – prevede la quasi totalità di immatricolazioni elettriche nel 2035. Quindi, in ogni caso, sembra che degli incentivi dovrebbero arrivare.

Solo auto elettriche entro il 2035: l’impatto sul lavoro

Al momento in Italia si producono meno auto di quanto succedeva nel recente passato. Stellantis, per esempio, assembla 685.753 vetture – nel 2016 erano sopra al milione. Ferrari ha consegnato 13.221 auto mentre Lamborghini 9.233. La stragrande maggioranza, non sono full-electric.

Uno studio di Clepa riporta il possibile rischio in un calo di 60 mila posti da qui al 2040 in Italia, addirittura di 275 mila in Europa. Ma una ricerca di Motus-E insieme a Cami, rileva invece che i posti di lavoro potrebbero aumentare del 6% se si investe nella transizione.

incentivi auto 2022

La situazione dipenderà quindi dalle intenzioni programmatiche del pubblico e dei privati. Per esempio, sembra che Ford voglia tagliare 3.800 posti di lavoro in Europa, ma che stia anche assumendo 2.500 persone per produrre batterie negli Stati Uniti.

Stellantis, per esempio, vuole costruire a Termoli, dove ora assembla motori endotermici, una gigafactory da 40 Gigawattora che sarà operativa nel 2026. Mentre a Mirafiori realizzerà un centro per il riciclo di accumulatori.

La strada per il 2035 sarà quindi piuttosto complicata, ma una transizione verso le auto elettriche, a idrogeno o comunque a impatto zero sembra fondamentale per la sostenibilità ambientale. E sembra che le grandi aziende stiano già investendo per questa svolta tecnologica. I prossimi 12 anni saranno fondamentali: l’Italia deve rincorrere.

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Source
Corriere della Sera

Autore

  • Stefano Regazzi

    Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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