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È arrivato AutoGPT: cos’è, come funziona

Si basa sulle versioni 3.5 e 4 di GPT

La tecnologia, oggi, evolve a tal punto che – mentre si è solo agli inizi di un dibattito destinato a durare a lungo sugli effetti di un certo nuovo strumento – ecco che si è già prodotto il successivo.

Per concretizzare: da qualche mese è entrato nelle nostre vite (non certo silenziosamente) un nuovo modo di sfruttare l’intelligenza artificiale. Esso passa attraverso chatbot conversazionali come ChatGPT, ma anche da software come Midjourney, capaci di creare verosimili deepfake partendo da un testo.

Delle potenzialità e dei rischi dell’una e dell’altra tecnologia abbiamo scritto a lungo in svariati articoli.

E mentre il mondo si interroga su ChatGPT, soprattutto domandandosi in quale misura soppianterà l’uomo nel futuro prossimo, ecco spuntare AutoGPT.

Ma cos’è, AutoGPT, e in cosa si differenzia dal tanto chiacchierato (e vezzeggiato) ChatGPT? Scopriamolo.

intelligenza artificiale

Cos’è AutoGPT

Per capire cos’è AutoGPT, diciamo subito che si tratta di uno strumento strettamente collegato con ChatGPT, il chatbot conversazionale a oggi più avanzato. Anzi, AutoGPT è un software di intelligenza artificiale che si basa proprio sulle ultime versioni di ChatGPT, ovvero GPT-3.5 e GPT-4.

La differenza, se vogliamo, si intuisce già dal nome. ChatGPT dà risposte (quasi sempre) precise e circostanziate a un determinato stimolo o quesito dell’utente umano.

A una domanda segue una risposta, ed è quindi necessario un andamento dialogico perché la conversazione abbia una durata consistente.

AutoGPT, invece, una volta sollecitato tramite una specifica richiesta, si mette in moto autonomamente. Dà cioè il via a una serie di operazioni, senza che occorra più alcun ausilio umano, per fornire la risposta desiderata dall’utente.

AutoGPT e le risposte alle domande complesse

Per spiegare in altre parole cos’è AutoGPT, potremmo dire che si tratta di un’intelligenza artificiale capace di fornire risposte complesse, che necessitano di una catena di operazioni.

Facciamo un paio di esempi. ChatGPT sarebbe in grado di fornirci la descrizione di un prodotto, o di imitare la scrittura di un certo autore.

Ma AutoGPT potrebbe fare molto di più. Potrebbe analizzare tutti i prodotti simili di una certa categoria merceologica, stilando una classifica “ragionata” sulla base di una serie di parametri. O potrebbe creare un’opera narrativa che mimi lo stile di un autore. In entrambi i casi, evidentemente, per giungere alla soluzione auspicata occorre una ricerca articolata e l’analisi di diversi aspetti.

Come funziona

In sintesi, AutoGPT si basa sulle versioni 4 e 3.5 di GPT.

Più nel dettaglio, la tecnologia di GPT-4 è sfruttata per generare testo, quella di GPT-3.5 per l’archiviazione dei contenuti.

Dotato di memoria a medio-lungo termine, AutoGPT ha accesso agli stessi contenuti di ChatGPT, con la differenza che decide il software stesso, in autonomia, quali interrogare per ottenere le informazioni che servono.

È inoltre in grado di memorizzare le informazioni, per migliorare e velocizzare il processo decisionale nelle operazioni future. E apprende anche dai propri errori, riconoscendoli e correggendoli.

Insomma: una volta stabilito un obiettivo, AutoGPT naviga in Rete, cerca le informazioni più opportune, le assembla, verifica, aggiunge o corregge sino all’ottenimento di un risultato che reputa soddisfacente.

AutoGPT è un’applicazione in linguaggio Python realizzata dallo sviluppatore Significant Gravitas. È ancora in fase embrionale, ma si può già scaricare il video dimostrativo.

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Gli agenti autonomi

GPT-4, la versione più avanzata del chatbot conversazionale di OpenAI, è stata rilasciata il 14 marzo.

E soli due giorni dopo, il 16 marzo, è stato avviato il progetto AutoGPT, che potenzialmente fa fare un grande balzo in avanti all’IA, con la creazione di quelli che sono stati chiamati agenti autonomi. Capaci cioè di arrivare a un risultato dopo aver eseguito una serie di passaggi e aver “ragionato” (virgolette d’obbligo, mi raccomando) sulla correttezza dei risultati intermedi.

È quanto ha scritto su Twitter Andrej Karpathy, tra i soci fondatori di OpenAI. Karpathy ha spiegato che “ogni generazione di GPT può essere paragonata a un pensiero – ha scritto – Se questi vengono connessi e legati, è possibile creare agenti in grado di agire in modo autonomo sulla base di un obiettivo definito”.

Gli agenti autonomi hanno intanto preso parte attiva a un primo esperimento, “popolando” la città virtuale di Smallville, abitata da 25 intelligenze artificiali.

È stata la simulazione di un’interazione sociale, in cui 25 diversi cittadini si sono trovati a dialogare, condividere informazioni ma anche organizzare eventi.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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