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Beaths: è italiano il primo brand che veste i videogiocatori

L’azienda con sede a Empoli dedica il suo catalogo ai giocatori di eSport. L’intervista esclusiva al CEO Fabio Ferrotti

Con Beaths anche i gamer, e più nello specifico i giocatori di eSport, da oggi hanno il loro brand di abbigliamento.

L’azienda italiana, con sede a Empoli, è una startup innovativa costituitasi nel maggio del 2020. A ottobre ha esordito sul mercato, occupando con lungimiranza una posizione sinora libera. Agirà sul mercato italiano ma, come abbiamo scoperto intervistando il CEO e cofondatore Fabio Ferrotti, ha ambizioni internazionali.

Scopriamo meglio il fenomeno degli eSport e sentiamo cosa Ferrotti ha da raccontarci su Beaths.

Beaths e il boom degli eSport

La startup toscana è stata la prima a intercettare un bisogno tra gli adepti di un fenomeno in costante crescita. Qualche numero? Secondo un recente studio, gli sport elettronici sono conosciuti da 22 milioni di italiani, e nel 2020 almeno 1,4 milioni di nostri concittadini seguono quotidianamente gli eSport. Il dato fa segnare un +20% rispetto al 2019, forse anche per via del lockdown e della forzata mancanza di eventi sportivi tradizionali.

Si è passati da un’audience complessiva di 335 milioni del 2017 ai 495 milioni del 2020. La crescita annua è superiore al 10% e la previsione per il 2022 è quella di raggiungere i 645 milioni di appassionati. E il giro di affari nel 2019 ha superato per la prima volta il miliardo di dollari.

Ma due sono i dati più interessanti, su cui torneremo: l’età media dei giocatori, dai 16 ai 40 anni, e il fatto che più dell’80% degli appassionati di sport elettronici risiede fuori dall’Europa.

Beaths

Beaths, il brand che mancava

Beaths cavalca questo fenomeno in espansione coniugando gaming, sport e fashion. Lo fa con grande coraggio, visto il periodo travagliatissimo in cui è sorta, ma anche con estrema consapevolezza: i quattro soci, infatti, di cui due operativi al 100%, hanno un passato nel gaming. Come giocatori, come consulenti o addirittura come manager di team di eSport.

Il quartetto di soci conosce dunque benissimo le necessità dei gamer, anche perché anagraficamente – e qui torniamo a uno dei due dati appena citati – il team copre praticamente tutta la fascia dei giocatori più sfegatati: il socio più giovane ha appena vent’anni e il più “anziano” trentanove.

T-shirt esport

A ogni moda la sua estetica

Il colpo di genio di Beaths consiste nell’aver fatta propria una norma tanto semplice quanto incontestabile. Da quando esistono le mode, specie quelle giovanili, da parte di chi le professa c’è la necessità di essere riconoscibili anche esteticamente. Di rafforzare la propria identità attraverso le peculiarità dell’abbigliamento.

L’idea di Beaths è proprio quella di mostrarsi agli appassionati di sport elettronici come il primo sportswear brand in Italia e nel mondo che vesta i gamer sia nella vita di tutti i giorni che durante le sessioni di gioco.

Abbiamo scoperto qualcosa di più sulle ambizioni del marchio attraverso una breve intervista telefonica a Fabio Ferrotti.

Beaths felpa

Beaths: intervista a Fabio Ferrotti

Dopo avermi raccontato qualcosa sugli spericolati (per via del problema pandemico globale) esordi, Ferrotti mi spiega che Beaths dedica il proprio catalogo a tutti gli appassionati di gaming, dai giocatori più o meno di talento ai semplici tifosi.

I principi guida dell’azienda, che gestisce tutta la filiera di produzione – dalla scelta dei materiali alla messa a punto dei prodotti – sono due: l’identità e il comfort.

Per quanto riguarda l’identità, Ferrotti mi dice che finalmente l’intrattenimento digitale potrà avere un suo outfit unico e riconoscibile. I gamer e gli appassionati potranno vestire ogni giorno la propria passione, ostentarla con orgoglio e senso di appartenenza.

L’ispirazione, mi confida Fabio con una certa emozione, è quella del brand Jordan, nato per i fanatici del basket e diventato oggi una linea conosciuta e apprezzata da chiunque.

E poi c’è il discorso più tecnico, legato ai gamer professionisti. Perché, oltre al catalogo di streetwear, Beaths ha messo a punto una felpa e un paio di pantaloni ad hoc per i giocatori più intransigenti. Sono due capi pensati per ottimizzare le performance: dall’ampio cappuccio che consente di indossare agevolmente le cuffie al materiale felpato che permette di innalzare la temperatura corporea. Perché, mi istruisce Ferrotti, nelle arene che ospitano i grandi eventi c’è sempre una temperatura piuttosto rigida. È addirittura stato studiato un tessuto speciale che favorisce lo scivolamento del gomito, e quindi l’ottimale utilizzo del mouse.

Beaths_ProSeriesOne

Strategie e piani per il futuro

Una startup innovativa che si rivolge agli under 40 non poteva che essere al passo coi tempi anche per quanto riguarda la comunicazione. E così, Beaths ha affidato una buona parte della spinta promozionale ai suoi 79 ambassador, di cui 65 presidiano Twitch.

Dopo che Ferrotti mi confida che è prossimo il lancio di una seconda edizione di abbigliamento per professionisti del gaming, inevitabile arriva la mia domanda: cosa farete da grandi?

E qui, non ci eravamo dimenticati, torniamo all’altro dato citato in apertura di articolo: quello sull’ampia percentuale di appassionati di eSport fuori dall’Europa. L’abbigliamento per gamer, mi dice Fabio, in futuro avrà senz’altro un respiro globale. Per questo, aggiunge, Beaths sta prendendo accordi per una potenziale collaborazione davvero importante.

Di più non chiedo, perché sono certo che il CEO non mi dirà altro: Ferrotti è un professionista del gaming ma io conosco a memoria “Il giocatore” di Dostoevskij. E so bene che a spingersi troppo in là si rimane a mani vuote.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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