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La bufala della settimana: attacco hacker su Facebook: qualcuno insulta tutti a nome nostro

La fake news è emblematica

Se dovessimo pensare a una fake news esemplare, e per più di un motivo, forse penseremmo a quella di cui vi stiamo per parlare.

Perché? Perché è una bufala intramontabile, che – come altre – torna ciclicamente. E per la facilità con cui si diffonde. E anche perché, forse, per come è strutturata (e per il fatto stesso di riproporsi con una certa ciclicità) dimostra di poggiare su alcune nostre paure, un po’ ataviche e pure un po’ tipiche di questa curiosa contemporaneità, fatta più di virtuale che di reale.

D’accordo, la smettiamo di fare i misteriosi e, per cominciare, vi raccontiamo di cosa si tratta.

Poi ci occuperemo di tutte le implicazioni cui abbiamo accennato.

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L’attacco hacker su Facebook: qualcuno insulta a nome nostro

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Nei giorni scorsi su Facebook è circolato, anzi ricircolato, uno strano messaggio.

Il testo è il seguente: “Sembra che qualcuno abbia trovato un altro modo per ferire e insultare le persone senza motivo. Tieni gli occhi aperti. C’è un nuovo hack di Facebook che invia commenti molto offensivi ai tuoi contatti e sembra che li abbia scritti tu. Tu non li vedrai, ma i tuoi contatti sì. Questo può causare molti disgusti e malintesi.

Vorrei dire a tutti i miei contatti che se ricevete una risposta offensiva da parte mia, di certo non ve le ho inviate.

Stanno anche mandando un link su messenger dicendo qualcosa del tipo ‘in questo video esci tu’, è falso, non l’ho inviato io, è un hacker, non apritelo e cancellatelo direttamente!”

Seguono ringraziamenti e richieste di copia-incolla.

La bufala (ciclica)

No, non c’è nessun attacco hacker per cui qualcuno insulterebbe i nostri contatti a nome nostro.

Ma la bufala è a suo modo immortale, perché – come ricorda la redazione di Bufale.net – se ne ha traccia almeno dalla fine del 2014 (con una sintassi leggermente diversa, ma con identica sostanza).

Vale tuttavia analizzare il testo con una certa attenzione. Perché forse è proprio partendo da qui che potremmo capire il perché della longevità di questa fake news.

Breve analisi del messaggio

Il messaggio che abbiamo riportato cosa ci dice, in sostanza?

Almeno due cose. La prima è che, per via di un attacco hacker su Facebook, comparirebbero insulti ai propri contatti da parte di utenti ignari (perché appunto hackerati).

E qui c’è l’astuzia: tu hackerato non vedi gli insulti perché sei, tuo malgrado, il mittente. Ma gli altri sì. Fidati di me.

Secondo concetto contenuto nel messaggio, che rafforza il primo: se anche io ti avessi insultato, beh, non ero io, anzi io stesso sono stato vittima dell’attacco hacker su Facebook.

Poi, in fondo al messaggio, si insinua il sospetto un diverso (e più canonico, oltre che più verificabile) tipo di attacco hacker: un video che circola e che sarebbe meglio non aprire.

Perché la bufala funziona?

Ci siamo domandati perché la bufala di tanto in tanto torni prepotentemente alla ribalta, acquisendo subito una grande diffusione.

Il motivo è duplice, e riguarda la difficoltà di verificare se la notizia sia vera, ma non solo.

Questo la differenzia dalle fake news comuni, per cui vi abbiamo detto e ripetuto (e lo facciamo anche adesso) quanto sia importante, prima di condividere un contenuto, accertarsi che sia autentico.

Ma qui abbiamo un attacco hacker su Facebook di cui solo le vittime (e non gli “innocenti” carnefici) sono a conoscenza. Meglio credere, dunque, a chi ci mette in allarme!

Anche perché, ed eccoci siamo al secondo e più sottile motivo a cui accennavamo, la Rete è una curiosa arena, in cui non è impossibile che anche i più miti perdano le staffe. E magari scrivano qualcosa di cui l’attimo dopo, quando ormai è troppo tardi, si pentono.

Vivendo con questo senso di colpa che aleggia su di noi, siamo tutti particolarmente vulnerabili sull’argomento.

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Emotività e razionalità

Peculiare o no che sia questa fake news sul presunto attacco hacker su Facebook, ciò che porta alla sua diffusione periodica è sempre lo stesso elemento, che vale per ogni bufala: il primato della reazione emotiva su quella razionale.

Se infatti ci fermassimo un attimo a riflettere, giungeremmo a una semplice conclusione. Ovvero: nel caso sfortunato in cui davvero qualcuno insultasse i nostri contatti con un clone del nostro account, quanto tempo impiegherebbe uno o più dei suddetti contatti ad avvertirci?

Le bufale, in fondo, hanno tutte una matrice comune: sono attacchi al nostro buon senso. E solo, o soprattutto, con il buon senso si possono neutralizzare.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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