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X rallenta l’accesso a Facebook e ad alcuni siti sgraditi a Musk

La scoperta sul sito Hacker News

Nella polemica (che forse diventerà scontro fisico) tra Elon Musk e Mark Zuckerberg per la nascita di Threads, non sono mancate accuse reciproche e colpi di scena. Musk, ad esempio, tramite i suoi avvocati ha accusato la nuova app di Meta di plagio nei confronti di Twitter e ha minacciato azioni legali.

Eppure, da quanto è emerso nelle ultime ore, nemmeno il comportamento di X (l’ex Twitter) sembra limpidissimo. Pare infatti che X rallenti l’accesso a una serie di piattaforme e siti poco graditi a Elon Musk. E, guarda caso, tra le principali vittime di questo curioso sabotaggio c’è proprio Facebook, la storica piattaforma di Meta.

Cosa sta accadendo, e come è stata scoperta questa poco nobile mossa di X?

elon musk x 1

X rallenta i siti poco graditi a Musk

Il primo ad aver instillato un dubbio è stato un utente del forum Hacker News. Nella giornata di martedì 15 agosto, mentre noi arrostivamo bistecche e sorseggiavamo birra, ha scoperto qualcosa di strano. Il social X rallenta l’accesso ad alcuni siti, e lo fa sia nella versione web che nell’app per dispositivi mobili.

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Il Washington Post ha poi ripreso la notizia mercoledì 16 agosto e ne ha dato una veste per così dire più ufficiale e tecnica. Spiegando, ad esempio, che il rallentamento riguarda il dominio “t.co”, un servizio di abbreviazione dei collegamenti usato da X. Il traffico instradato attraverso quel dominio permette appunto a X di rallentare il passaggio ad alcuni siti di destinazione. L’obiettivo è fin troppo chiaro: sottrarre anzitutto traffico e, di conseguenza, entrate pubblicitarie ai siti presi di mira.

C’è poi un altro elemento: Google tende a far comparire più in alto nelle ricerche i siti che si aprono in meno di 2,5 secondi.

Più di cinque secondi di attesa

X rallenta l’accesso ad alcuni siti e piattaforme, ma quali? E quali sono i tempi di attesa? È stato calcolato che i siti ostacolati impiegano dai 5 ai 10 secondi per caricarsi, contro tempi medi inferiori al secondo.

Pare che tutto sia iniziato venerdì 4 agosto ai danni del New York Times. È il medesimo giorno in cui Musk ha suggerito di non abbonarsi, o di cancellare l’abbonamento, al quotidiano. La diatriba tra Musk e il NYT si è inasprita quando il giornale si è rifiutato di pagare la spunta blu di Twitter che attesta l’ufficialità dei profili.

Nel mirino, inutile dirlo, ci sono anche i social dell’avversario Mark Zuckerberg. Gli storici Facebook e Instagram, certamente, ma anche Threads, il motivo del contendere. X inoltre rallenta l’accesso ad altri siti di informazione, come Reuters, e a Bluesky, social lanciato dall’ex fondatore di Twitter Jack Dorsey.

Le reazioni

Uno studio di Google rivela che il 53% di chi naviga da dispositivi mobili rinuncia a visitare un sito se il processo di caricamento supera i 3 secondi. L’iniziativa di X di rallentare alcuni accessi darebbe dunque i frutti desiderati. Dopo l’articolo pubblicato dal Washington Post sembra però che la società abbia rimosso alcune limitazioni.

Nel frattempo si è espresso Charlie Stadtlander, portavoce del New York Times. Stadtlander ha detto: “Anche se non conosciamo la logica dietro l’applicazione di questo ritardo, saremmo preoccupati per la pressione mirata applicata a qualsiasi testata giornalistica per ragioni non chiare”.

Musk e un concetto molto personale di libertà

L’ultima mossa di Elon Musk stupisce sino a un certo punto. Sono molti gli articoli in cui ci siamo espressi sul concetto di libertà, del tutto personale, che in più occasioni Musk ha applicato. Una libertà che per il proprietario di X, in poche parole, sembra corrispondere alla libertà individualistica di… Fare ciò che vuole senza che nessuno o nulla lo ostacoli.

Ne è un recentissimo esempio il fatto che i legali di X hanno denunciato il Center for Countering Digital Hate, organizzazione non profit che monitora l’incitamento all’odio e la disinformazione sulle maggiori piattaforme social. Il motivo? L’organizzazione si sarebbe permessa di segnalare la mancata rimozione da parte di Twitter – nel mese di giugno – di contenuti di utenti verificati in aperta violazione delle regole del social. Mossa che, secondo X, allontanerebbe gli inserzionisti.

Threads in calo

Per concludere, segnaliamo che l’app competitor di X, ovvero Threads, dopo il boom iniziale sta patendo un forte rallentamento. Il tempo medio di permanenza degli utenti statunitensi è diminuito addirittura dell’85% dai giorni del lancio, passando dai 21 minuti del 7 luglio ai 3 minuti del 7 agosto.

E gli utenti attivi, scesi da 2.3 milioni a 576.000, sono crollati: diminuzione del 97%.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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