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In Cina crescono i download di Twitter, nonostante il ban

Sempre più utenti aggirano il "Grande Firewall" per scaricare il social

Twitter sta facendo download da record in Cina, dove le proteste nazionali contro le restrizioni anti-COVID (e la gestione del Presidente Xi Jinping) stanno sempre più coinvolgendo l’intero Paese. L’app risulta la nona più scaricata da iOS, sebbene sia bloccata dal “Grande Firewall” cinese. E gli utenti la stanno utilizzando per discutere e organizzare le proteste: di per sé un atto di rivolta contro il governo del Partito Comunista Cinese.

Cina: crescono i download di Twitter, per organizzare le proteste

Se dopo l’acquisizione di Musk del social, in Occidente abbiamo discusso sempre più animatamente di come sta gestendo Twitter, la piattaforma fa notizia in Cina per un motivo totalmente diverso. Secondo in dati di SensorTower, i download dell’applicazione sono aumentati a dismisura. Tutto per evitare i social media cinesi, formentente monitorati dalle autorità governative. E organizzare le proteste contro le restrizioni del governo su social americani come Twitter.

L’app del social risulta nascosta dietro al Grande Firewall cinese: non si può utilizzare un IP cinese per raggiungerla. Ma con strumenti come le VPN, risulta possibile trovarla sull’App Store. Più difficile invece procurarsela per Android, vista la mancanza del Play Store in Cina e il fatto che gli store digitali locali seguono le norme del governo. Ma diversi utenti hanno scaricato l’app da store alternativi localizzati fuori dai confini cinesi e stanno utilizzando il social network.

Spam e pornografia per oscurare le proteste

Twitter Kanye West

Trovare l’app, scaricarla e navigarla senza incorrere nel Firewall cinese e neolle trame della sua censura, non è affatto facile. E la situazione non migliora una volta arrivati su Twitter. Infatti diversi bot organizzati da gruppi hacker filo-governativi, come riporta TechCrunch, starebbero bombardando di tweet che recano il nome delle città in cui avvengono le proteste. Tweet con contenuti pornografici, pubblicità di escort e link per il gioco d’azzardo: tutti post che hanno l’obiettivo di sommergere le informazioni che gli utenti cercano per organizzare le proteste.

Una marea di spam che non solo impedisce ai protestanti di organizzarsi, ma rende più difficile informarsi anche per gli occidentali (e per la popolazione di origine cinesi in altre parti del mondo). Secondo lo Stanford Internet Observatory il 95% dei tweet che contengono la parola ‘Pechino’ arriva da account spam e bot. Questo rende molto più difficile trovare informazioni riguardo le proteste per chi vuole sostenerle, che sia all’interno o all’esterno del Grande Firewall cinese.

Il recente licenziamento di massa di Elon Musk e i cambi ai vertici societari non stanno facilitando il monitoraggio dei tweet, eliminando i post non correlati. Il grande numero di bot cinesi rende difficile anche capire quanti dei nuovi account appartengono effettivamente ai protestanti.

Un campo minato digitale

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Oltre alla marea di contenuti spam, il Governo Cinese sta mettendo in piedi diverse azioni che rendono ancora più difficile utilizzare Twitter. Se i fornitori di servizi VPN non autorizzati da Pechino sono banditi ormai da cinque anni nel Paese, solo questo ottobre un blocco del protocollo VPN più utilizzato in Cina ha bloccato 100 provider che fornivano servizi per navigare protetti nella nazione.

I protestanti cinesi, a differenza di quanto visto di recente in altre nazioni, hanno una grande difficoltà nell’accedere agli strumenti online di organizzazione delle proteste. Pechino sta reprimendo il dissenso online con la stessa terribile efficienza vista nelle strade cinesi. Eppure, il numero di download cresce, come aumentano le manifestazioni di protesta.

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Source
TechCrunch

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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