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Cina contro i videogiochi: si potrà giocare solo tre ore alla settimana

La Cina continua la sua guerra contro i videogiochi online e ha appena varato una legge che consente ai minori di giocare soltanto tre ore alla settimana, per non più di un’ora al giorno e soltanto nel weekend. Stando alle dichiarazioni ufficiali questa legge servirebbe per “un’efficace prevenzione della dipendenza dei minori dai giochi online“, un problema molto diffuso in Cina e che lo stato sta cercando di combattere da molti anni a questa parte.

Cina e videogiochi: si potrà giocare solo tre ore a settimana

Nonostante le numerose iniziative volte a rendere efficace questa legge, c’è da dire che il controllo sulle ore spese dai minori sui videogiochi non è semplice come sembra. Per rendere più facile l’attuazione della nuova normativa, la Cina è intervenuta direttamente sulle software house nazionali, che dovranno impegnarsi attivamente per limitare l’accesso dei minori sui loro server. Questo controllo dovrebbe attuarsi tramite l’utilizzo di un nome reale e del riconoscimento facciale.

Contemporaneamente a queste misure è stato richiesto a stampa e amministrazioni di rafforzare “la supervisione e l’ispezione dell’attuazione delle misure pertinenti per impedire ai minori di dedicarsi ai giochi online e di trattare con le società di videogame che non le hanno attuate rigorosamente in conformità con le leggi e i regolamenti“. Parole che più che un limite sembrano fare riferimento ad un vero e proprio divieto.

Cina videogiochi

Queste norme, stando alla versione ufficiale dovrebbero favorire una sana crescita fisica e mentale dei minori, ma è difficile non leggere un sotto testo di proibizionismo più o meno evidente. La Cina d’altronde non è nuova ad operazione di questo genere.

Finora, infatti, agli utenti cinesi di età inferiore ai 18 anni era permesso giocare online nei giorni feriali per un massimo di 90 minuti, con divieto di connettersi dopo le dieci di sera e prima delle 8 del mattino. Misure drastiche e apparentemente anche piuttosto controproducenti, vista la grande influenza di diverse software house cinesi nel mercato dei videogiochi mobile.

Questa nuova serie di restrizioni non arriva esattamente a sorpresa. L’antagonismo verso i videogiochi del Partito cinese è sotto gli occhi di tutti e, ad onor del vero, che molti giovani cinesi abbiano un problema di dipendenza videoludica è sicuramente vero. Ciò non di meno le misure drastiche introdotte dall’alto non fanno che esacerbare la situazione.

Una strategia controproducente?

All’interno di questo panorama, non aiuta il fatto che proprio la Cina sia il primo mercato al mondo per i videogiochi mobile, con un introito pari 36 miliardi di dollari nel 2020 e più di 740 milioni di gamer sparsi per tutto il paese. Con una così alta concentrazione di videogiocatori più o meno appassionati è difficile tenere a bada il fenomeno come vorrebbe il governo e non è un caso che siano già stati trovati vari escamotage.

Suona quindi molto strano che ai piani alti si stia cercando di ostacolare con così tanta veemenza un mercato che, a conti fatti, fa molta della fortuna del paese. A questo proposito è impossibile non citare le parole del giornale affiliato all’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, che li aveva definiti “oppio dello spirito”. Le aziende dal canto loro verranno sottoposte a tasse del 10% e del 20%, oltre ad avere l’obbligo di sorvegliare gli utenti tramite il riconoscimento facciale.

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Difficile immaginare che questa strategia di divieti sempre più stringenti si dimostri efficace sul lungo periodo. Il mercato dei videogiochi è troppo importante per il paese perché sia messo da parte e, nonostante le sanzioni, Tencent e NetEase rimangono le due aziende leader in ambito mobile. Per il momento questi giganti hanno assunto una posizione accomodante, anche perché il pubblico dei minore costituisce una piccola parte dei loro introiti, ma se le limitazioni dovessero farsi più stringenti è possibile che la situazione possa farsi più aspra.

D’altronde la Cina sembra essere molto preoccupata per quanto concerne l’espansione del settore tecnologico del paese, che potrebbe far guadagnare una grande quantità di potere alle aziende creando spazio e mezzi che potrebbero condurre alla generazione del dissenso verso il Partito Comunista. Cosa che mette sotto tutta un’altra luce la presunta preoccupazione del governo verso la salute mentale di giocatori.

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Francesco Castiglioni

Incallito videogiocatore, appassionato soprattutto di Souls e Monster Hunter, nonché divoratore di anime e manga. Scrivere di videogiochi è la mia vocazione e la porto avanti sia qui su Tech Princess che sul mio canale YouTube.

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