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Il cloud e la corruzione dei dati

È notizia recente, e ne abbiamo parlato anche su queste pagine, che il servizio cloud di Apple è stato soggetto a una corruzione (alterazione fuori controllo) dei dati di alcuni utenti. Nello specifico, un sottoinsieme di utenti che usava il software di iCloud su sistema Windows ha segnalato file video corrotti e di avere accesso a immagini di sconosciuti.

Va subito detto che mentre per i video si trovano testimonianze su Internet, per le foto estranee ci sono state solo segnalazioni sui social. Per cui, a mente fredda, bisogna ancora capire che cosa è successo sul serio. In più, Apple non si è ancora pronunciata a riguardo. Questo vuol dire che a Cupertino stanno ancora facendo le loro verifiche.

Quello che possiamo fare, con questi pochi elementi, è cercare di mettere ordine per capire quale potrebbe essere l’effettiva entità del problema. Proviamoci insieme.

Il funzionamento dei servizi cloud

Ogni servizio che noi oggi definiamo gergalmente “in cloud” appoggia il suo funzionamento su un paradigma molto noto: quello del modello client-server. In un sistema client-server ci sono due attori in gioco: uno che richiede un servizio e l’altro che lo eroga. La stragrande maggioranza dei servizi di Internet funziona in questo modo.

Nel caso che stiamo esaminando, semplificano un po’, da una parte ci siamo noi con il vostro telefono o PC che chiediamo di poter archiviare dei dati o di svolgere un lavoro e dall’altra c’è un data center con grandi capacità di calcolo e di immagazzinamento dati.

La corruzione dei dati in cloud

La domanda che ci stiamo facendo è semplice: ci può essere la corruzione dei dati in cloud?

La risposta, purtroppo, è si.

Inoltre, non è detto che possa accadere solo ad Apple. Il discorso che stiamo per fare vale per qualunque servizio cloud. Per cui, potrebbe capitare anche a Google, Amazon, Microsoft, DropBox … e la lista è molto lunga. E, soprattutto, ci sono dei precedenti.

Però c’è una cosa importante di cui tenere conto: è quasi impossibile che i dati si corrompano rimanendo fermi all’interno di un sistema di archiviazione. Come è quasi impossibile che un file si corrompa mentre è nel sul hard disk, altrettanto vale per quando lo affidiamo a un data center. Diciamo quasi impossibile perché non si possono prevedere i guasti hardware, ma i datacenter sono espressamente progettati per rendere l’evento estremamente improbabile.

I dati si possono però corrompere durante la loro gestione. Questo equivale a dire tre momenti: all’invio, durante la trasmissione e alla ricezione. Questo vuol dire che, in caso di errore, la responsabilità potrebbe essere del software che ha gestito le informazioni oppure della rete.

Le reti, dopo cinquanta anni di evoluzione, riescono a darci un’affidabilità altissima. Le tecnologie di trasmissione moderne rendono quasi impossibile che i dati si alterino durante la loro trasmissione. Anche se dovesse accadere, vengono fatti molteplici controlli di integrità per chiederne la ritrasmissione.

Per cui, in caso di corruzione dati, rimane come unico vero indiziato il software.

Corruzione lato utente

Potrebbe esserci un bug nel software che usiamo per inviare i dati al data center. Semplicemente, l’informazione inviata non corrisponde a quanto è presente sul nostro hard disk; potrebbero esserci dei byte diversi, o potrebbe essere incompleta.

Per cui, se ammettiamo l’esistenza di un bug nel software iCloud per Windows, questo spiega come mai alcuni video presenti sul cloud sono corrotti. Però, non può spiegare come è possibile che alcuni utenti vedono foto non loro. Possiamo inviare dati corrotti o inviarli in forma parziale; ma non possiamo creare delle immagini dal nulla.

Corruzione lato data center

apple icloud

Ipotizziamo allora che il bug è nel software usato dal data center per archiviare e accedere ai nostri dati.

In questo caso si può spiegare come mai i video sono corrotti e vediamo foto di altri. Le informazioni memorizzate nel data center non sono le stesse che sono state ricevute via rete e ci viene erroneamente dato accesso anche a dati non nostri.

Peccato però che questo non può spiegare come mai le segnalazioni riguardano solo Windows. Se il data center manda dati sbagliati agli utenti, allora dovrebbero esserne interessati anche i dispositivi Apple. Cosa che però non è stata segnalata da nessuno.

La terza ipotesi

In realtà, non esiste una terza ipotesi; o meglio, non è possibile farne solo una. Gli elementi in gioco sono tantissimi, e non tutti ci sono noti. Potrebbe anche darsi sia presente un bug nel software del data center che si attiva solo a fronte di determinate condizioni lato utente; usare Windows potrebbe essere una di queste condizioni. Tuttavia, questa ultima ipotesi apre a scenari un po’ preoccupanti. Non è da escludersi, infatti, che qualcuno potrebbe capire, analizzando il comportamento di iCloud su Windows, come attivare e controllare il bug nel software del data center. In tal caso, è difficile prevedere a quali dati questa persona avrebbe accesso.

Per concludere, ci sentiamo di dire che la corruzione dei dati in cloud potrebbe anche esserci, seppure non siamo riusciti a trovare in rete prove schiaccianti, soprattutto sulla parte delle foto. Per questo motivo è molto importante aspettare una posizione ufficiale da parte di Apple che, siamo convinti, è la prima a voler capire cosa sta succedendo.

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Dario Maggiorini

Un boomer con la passione dei videogiochi fin dai tempi di rogue e nethack. Alla fine sono riuscito a farne un lavoro sospeso tra Techprincess e l'accademia. Ho speso gran parte della mia vita a giocare, il resto l'ho sprecato.

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