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La bufala della settimana: colpo di Stato in Cina, arrestato Xi Jinping

La voce che gira sui social non trova conferme

Per una volta, cari lettori della rubrica, ci allontaneremo dalla nostra solita narrazione di bufale, e dalle nostre latitudini. E passeremo ad occuparci di una fake news per così dire d’esportazione.

Niente no vax, complottisti vari o artefici di frottole elettorali. La notizia senza conferme che da qualche giorno riempie le pagine di giornali e siti è di respiro internazionale, e certamente clamorosa. Si parla nientemeno che di un colpo di Stato in Cina, con tanto di arresto del presidente Xi Jinping.

La bufala non trova conferme, ed è emblematica non solo di come le notizie infondate possano essere di svariate proporzioni. Ma anche di come la scarsa penetrazione dei media di tutto il mondo nel territorio cinese non permetta di tracciare gli autentici confini della notizia.

Che un brivido corra lungo le nostre schiene: ci sono anche possibilità, seppur remotissime, che la bufala non sia tale. Ma cerchiamo di vederci più chiaro.

Xi Jinping

Il (presunto) colpo di Stato in Cina

Ma come è nata e si è diffusa, la notizia di un colpo di Stato in Cina?

Sui social il rumor è trapelato e si è diffuso con la ben nota rapidità. E vista l’entità del contenuto, c’era da dubitare?

E così, su Twitter impazzano gli hashtag #Xi e #ChinaCoup, diventati di tendenza.

Ma cosa sarebbe accaduto? Mettendo assieme le migliaia di post apparsi sulle varie piattaforme social, si tratterebbe né più né meno di un colpo di Stato in Cina.

Con maggior precisione, il golpe sarebbe – come da copione – militare, organizzato cioè da una frangia dell’Esercito popolare di liberazione cinese. E sarebbe iniziato mentre il presidente Xi Jinping si trovava nella città uzbeka di Samarcanda, per partecipare al vertice della Sco (Organizzazione della cooperazione di Shanghai).

Un intreccio fin troppo elaborato

Da qui in poi, la narrazione del colpo di Stato in Cina è sfuggito di mano ai suoi stessi artefici, diventando la trama di un thriller di basso rango.

Parrebbe infatti che l’ex presidente cinese Hu Jintao e l’ex primo ministro Wen Jiabao abbiano convinto l’ex membro del Comitato permanente del Politburo, Song Ping, a prendere il controllo dell’Ufficio della Guardia Centrale di Xi Jinping. Il presidente, una volta saputo dell’azione a suo danno, sarebbe rientrato a Pechino da Samarcanda, e sarebbe stato arrestato all’aeroporto della capitale.

A comandare l’esercito rivoltoso pare esserci Li Qiaoming, che ricopre appunto il ruolo di generale dell’Esercito popolare di liberazione cinese.

Ulteriore notizia a corredo del fantomatico golpe, la cancellazione di diversi voli da e verso Pechino.

La fake news

Quanto c’è di vero, in questa notizia? Parrebbe molto poco, e già la ricostruzione di respiro cinematografico dovrebbe farci venire più di qualche dubbio.

Come se ciò non bastasse, sono arrivate le immagini dei tweet di Georg Fahrion, corrispondente da Pechino per Der Spiegel. Fahrion ha mostrato alcuni dei principali punti della capitale cinese privi di segnali di sommossa o anche solo di manifestazioni.

Nessuna fonte ha confermato il colpo di Stato in Cina. E Newsweek dice che, dando un’occhiata al sito web dell’aeroporto di Pechino, si può constatare come svariati voli siano stati cancellati, ma altri siano regolarmente programmati. Peraltro, la misura potrebbe rientrare nel pungo duro anti Covid mostrato da Xi.

L’origine della bufala

La notizia del presunto colpo di Stato in Cina pare abbia origine dall’account Twitter New Highland Vision, che può vantare più di 20.000 follower.

Lo pseudo-golpe è stato alimentato anche dal politico indiano Subramanian Swamy, seguito da ben 10 milioni di follower. Swamy ha così twittato: “Nuova voce da verificare: Xi Jinping è agli arresti domiciliari a Pechino? Quando Xi è stato recentemente a Samarcanda, i leader del Partito Comunista Cinese avrebbero dovuto rimuovere Xi dalla carica di responsabile dell’esercito del Partito. Poi sono seguiti gli arresti domiciliari. Così si dice”.

Ampia diffusione del cinguettio è subito stata data dai politici nazionalisti indiani e dagli attivisti cinesi che vivono negli Stati Uniti.

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Bufala sì, ma…

La notizia è dunque infondata, e la matrice è evidentemente una cospirazione anti-Xi Jinping.

Ma a fornire un certo mistero alla vicenda è il senso di impenetrabilità che suscita il governo di Pechino. Mancano, ad esempio, siti nazionali di fact-checking che parlino palesemente di una notizia falsa.

E così i fautori della bufala (perché di una bufala si tratta), in questo clima di incertezza, gongolano.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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