fbpx
NewsTech

Il futuro di Internet nelle mani della Corte Suprema

Iniziano i dibattimenti per Gonzalez v Google

La Corte Suprema degli Stati Uniti sta dibattendo il processo Gonzalez v Google, una sentenza che potrebbe avere imbatti importanti per il futuro stesso di Internet. Il nocciolo della questione è la Sezione 320 del Communications Decency Act del 1996, che discute se i siti siano responsabili per quanto pubblicato dagli utenti. Il dibattimento riguarda YouTube, ma per via di come funziona il sistema americano potrebbe estendersi a tutti i social.

La Corte Suprema deciderà il futuro di Internet

La giudice della Corte Suprema Elena Kagan (nominata da Obama) non lo nasconde. “Siamo un tribunale. Non sappiamo davvero di queste cose. Questi non sono i nove più grandi esperti su Internet“.

Eppure i nove “Justice” della corte americana dovranno decidere il caso Gonzalez v Google, che potrebbe avere un impatto sismico sul futuro della rete. I giudici, tuttavia, sembrano consapevoli dell’importanza del giudizio che dovranno dare riguardo a questa causa. Non solo per l’impatto potenziale sul web, ma anche per la serietà delle accuse della famiglia Gonzalez. Che potrebbero cambiare il modo in cui intendiamo la responsabilità di piattaforme come YouTube ma anche sui social rispetto ai contenuti generati dagli utenti.

Il caso Gonzalez v. Google

La famiglia Gonzalez ha denunciato Google dopo che lo studentessa americana Nohemi Gonzalez fu uccisa durante una sparatoria a Parigi da parte di terroristi dello Stato Islamico nel 2015. La famiglia sostiene che YouTube abbia raccomandato ai terroristi dei video che hanno radicalizzato i colpevoli. Secondo gli avvocati della famiglia, questo viola le leggi sull’aiuto di gruppi terroristici stranieri.

youtube susan wojicki min

I giudici non entreranno nel dibattito su come sia stato perpetrato l’attacco, quanto piuttosto sulle responsabilità della piattaforma di video YouTube. Solitamente, la Sezione 320 del Communications Decency Act del 1996 protegge le piattaforme che ospitano contenuti generati dagli utenti. Ma come potrete evincere dalla data di promulgazione, la legge non tiene conto di come i contenuti siano suggeriti e gestiti dall’intelligenza artificiale: la complessità della situazione è aumentata molto in questi anni.

La decisione della Corte Suprema segnerà quindi un precedente che potrebbe essere utilizzato in futuro anche per altre piattaforme di contenuti generati dagli utenti – come tutti i social.

Una discussione articolata

La decisione da parte della Corte avrà un valore di principio, ma per decidere i giudici non possono esimersi dal capire le questioni tecniche. Per esempio, l’avvocato dei Gonzalez, Eric Schnapper, ha parlato dei thumbnails dei video di video di YouTube. I giudici hanno chiesto cosa succederebbe ai thumbnail se Google decidesse di cambiare nome ai video o se gli togliesse dalla piattaforma, dimostrando di non avere una comprensione da esperti della questione. Ma di voler capire al meglio nei dettagli.

Il problema più grave, piuttosto, è che questa legge risultata datata. “Questo era uno statuto pre-algoritmo e tutti stanno facendo del loro meglio per capire come si applica questo statuto. Ogni volta che qualcuno guarda qualcosa su Internet, è coinvolto un algoritmo.”

Ma prendere una decisione non sarà facile, perché imporre responsabilità all’algoritmo potrebbe sbilanciare troppo la questione. I giudici infatti hanno chiesto più volte come modificare ogni singolo elemento della legge potrebbe impattare l’industria online in generale. L’economia digitale potrebbe subire cambiamenti enormi, quindi i giudici sembrano ponderare la questione con attenzione.

La Corte Suprema e il futuro di Internet: quale sarà il risultato

La questione della responsabilità delle piattaforme può avere impatti epocali. E quello di Google non è l’unico caso: domani ci sarà un’udienza per Twitter v Taamneh. E non è chiaro come la Corte Suprema possa decidere la questione. La giudice Amy Coney Barrett sembra propensa a ritenere che le aziende non siano responsabili per alcuni tipo di contenuti – cosa che renderebbe inutile il dibattimento ed eviterebbe di modificare la Sezione 230. Il giudice Kavanaugh pensa che della questione dovrebbe discuterne il parlamento. I due giudici nominati da Trump sembrano quindi indirizzati a lasciare tutto com’è.

L’avvocatessa di Google, Lisa Blatt, sembra sostenere che la Sezione 230 serve a imporre una certa moderazione, senza che le piattaforme temano eccessivamente di essere punite. Cambiarla rischierebbe quindi di arrivare o al Truman Show o a un horror show”: le piattaforme censurano tutto quello che è remotamente controverso, oppure lasciano pubblicare qualsiasi cosa.

accesso Internet

Ma quando si parla di suggerimenti e intelligenza artificiale, la questione si complica. Il giudice Neil Gorsuch sembra porsi diversamente dagli altri giudici nominati da Trump, avendo più volte segnalato l’interesse per i motori di ricerca che usano l’AI per affrontare il problema.

Sembra difficile quindi che la posizione della Corte Suprema sul futuro di Internet sia univoca e clamorosa. Ma la verità è che fino alla fine del dibattimento non sapremo per certo come funzionerà: capire come funziona la responsabilità delle piattaforme user-generated potrebbe cambiare la vita di tantissimi professionisti che lavorano online. Vi terremo informati.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🚪 La pericolosa backdoor di Linux, disastro sventato da un solo ricercatore
 
🎶Streaming Farms: il lato oscuro della musica, tra ascolti falsi e stream pompati
 
✈️Abbiamo provato DJI Avata 2: sempre più divertente!
 
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
  
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
  
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
  
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
  
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
  
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button