Il caso della Regione Lazio potrebbe non essere l’unico. Secondo uno studio condotto da Swascan la cyber security sarebbe un grosso limite per le aziende sanitarie italiane.
Le aziende sanitarie italiane hanno gravi problemi di cybersecurity
Le aziende sanitarie italiane potrebbero non essere abbastanza protette. A comunicarlo è uno studio condotto dagli analisti di Swascan, Cyber Security Company. Dai dati evince una percentuale allarmante: il 60% delle aziende del settore sanitario prese in analisi sono a rischio furto dati sensibili.
Lo studio, condotto in agosto, ha tenuto in considerazione venti strutture sanitarie pubbliche e private. Sono state scelte, nello specifico, le tra le prime cento per fatturato, reputazione e grandezza. Il dato emerso non lascia presagire nulla di buono, dati gli attacchi informatici alla Regione Lazio di soli pochi mesi fa.
In totale le vulnerabilità riscontrate sarebbero 942, che su un totale di 20 realtà è un numero sorprendentemente alto. Grazie ai dati confermati da ANSA, sappiamo che solo 4 aziende sanitarie (20%) sono risultate sicure. Altre 4 (20%) mostra tra 1 e 25 vulnerabilità e ben 7 (35%) tra 26 e 50. Sono infine 5 (25%) delle aziende prese in campione che evidenziano dalle 50 alle 100 potenziali vulnerabilità.
Ulteriore criticità è data dall’esposizione dei servizi. Dallo studio emerge che su un totale di 239 indirizzi IP vi sarebbero ben 579 porte esposte. Tra questi troviamo principalmente servizi di posta e protocolli web non cifrati. Basterebbe quindi davvero poco ai cybercriminali per compromettere un intero sistema o rubare dati sensibili. Dati che, come ci spiegano gli esperti, hanno un valore non indifferente.
“Un mercato particolarmente appetibile per la criminalità dove una cartella clinica rubata può valere fino a mille dollari”, spiegano gli analisti di Swascan. Le evidenze di criticità mostrano come le aziende sanitarie sono facile preda di attacchi ransomware”
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