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Come evitare che i data broker mettano le mani sui nostri dati personali

Una piccola guida per difendere i nostri dati dai broker

Nonostate la sicurezza online sia un tema abbastanza sviscerato per tutti noi, la questione della privacy digitale è un tabù ancora per moltissimi utenti. Anche se sappiamo bene che Google monitora la nostra attività online, spesso fingiamo di non sapere che le nostre informazioni personali circolano liberamente su Internet. E che i data broker le stanno vendendo ai migliori offerenti. Considerata la situazione, quindi, cerchiamo di capire quello che i data broker sanno di noi, come lo usano e, sopratutto, come evitare che possano vendere le nostre informazioni personali.

Data broker: chi sono e cosa fanno

I data broker raccoglieranno tutti i dati che riescono a trovare dati gli strumenti che hanno e i servizi che avete utilizzato“, così afferma Dan DeMers, CEO della piattaforma Cinchy. Questo significa che queste figure possono accedere a qualunque informazione dell’utente: data di nascita, indirizzo di residenza, religione, abitudini di acquisto e molto altro ancora. Una volta raccolte, non fanno altro che venderle a società di terze parti, che a loro volta le utilizzano per commercializzare al meglio i propri prodotti.

Nonostante l’obiettivo comune – ossia vendere informazioni -, i data broker si distinguono in due categorie: business to business e business to consumer. “I grandi broker di dati B2B raccolgono informazioni da più fonti, le combinano, le analizzano e le vendono, principalmente ai professionisti del marketing“, chiarisce James Wilson, esperto di privacy e sicurezza digitale. “I data broker B2C ottengono dati ovunque possono. Spesso mostrano alcuni dati gratuitamente e cercano di farsi pagare, di solito tra $ 1 e $ 30, per vedere il record completo“. In entrambi i casi, l’obiettivo è raccogliere informazioni per poi rivenderle.

data broker

Come raccolgono le informazioni degli utenti?

È importante specificare che i broker di dati utilizzano mezzi legali per accedere alle informazioni personali degli utenti. Anzitutto, riescono a carpire moltissimi dati dai cookies, che tracciano praticamente ogni nostro singolo movimento online. Al di là di questo, in molti casi riescono ad acquistare informazioni da società di settori ben precisi, come quelle delle carte di credito. Oppure riescono ad acquisire dati utili direttamente dalle piattaforme social come Facebook, Instagram e LinkedIn.

Raccogliere informazioni sta diventando più facile giorno dopo giorno con tutte quelle offerte per lo shopping e giochi free-to-play visivamente sbalorditivi. Le App free-to-play, o la registrazione per sconti/tessere di abbonamento, richiedono la consegna di una buona quantità di informazioni – afferma Andreas Grant, fondatore di Networks Hardware -. Anche tutte le informazioni che rendiamo pubbliche sul nostro profilo sui social media sono a disposizione. Ogni volta che visitiamo un sito Web, le nostre attività vengono monitorate. E inoltre ci sono informazioni pubbliche, come certificati di nascita e licenze di matrimonio, a cui chiunque può accedere“. Insomma, raccogliere le informazioni degli utenti in modo legale è un’attività semplicissima. Soprattutto considerando la grande quantità di fonti a disposizione dei data broker.

Anzi, vi stupirà sapere che i browser privati o la modalità di navigazione in incognito di Google non vi salveranno dal far finire i vostri dati personali nelle mani dei broker di dati. “Anche la modalità di navigazione in incognito di Google è nota per avere perdite di dati, quindi è difficile credere che si tratti di opzioni affidabili“. Così afferma James Milin-Ashmore, esperto di sicurezza informatica. Indipendentemente dalla modalità di navigazione utilizzata, i broker raccoglieranno “forse tutte le informazioni disponibili online che possono aiutare le aziende a restringere le nostre preferenze o ad arricchire i siti Web di ricerca“.

Cosa succede alle informazioni raccolte dai broker?

Se vi state chiedendo come i broker di dati usano le informazioni personali degli utenti, eccovi la risposta. Semplicemente le vendono a grandi aziende, governi e agenzie pubblicitarie. E considerando l’incredibile quantità di dati prodotta ogni giorno, non sorprende che le entrate derivanti dall’intermediazione di dati siano stimate tra $ 200 e $ 400 miliardi ogni anno. Anzi, questo vi servirà a capire il perchè siete bombardati da pubblicità che rispondono esattamente alle vostre ricerche su Google. “Se sei un’azienda che cerca di rivolgersi alle future mamme, essere in grado di trovare persone in base alla loro storia, sesso e fascia di età consentirà alla tua azienda di spendere ogni dollaro pubblicitario in modo più saggio“.

Ma c’è da considerare che i data broker non vendono queste informazioni soltanto alle agenzie pubblicitarie, ma anche ai governi. I Centers for Disease Control and Prevention, ad esempio, hanno acquistato i dati sulla posizione di milioni di telefoni per determinare se gli americani hanno seguito correttamente le regole durante la pandemia. Insomma, il miglior offerente avrà accesso alle vostre informazioni. E questo è un enorme problema per la privacy e la sicurezza degli utenti. “Il problema principale con i broker di dati è la grave mancanza di trasparenza. I consumatori non hanno alcun controllo su chi possiede i propri dati, su come sono protetti o con chi vengono condivisi“. Pertanto, Il fatto che non ci siano normative che impediscono la vendita delle informazioni degli utenti ne mette a serio rischio la sicurezza.

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Come evitare che le aziende acquistino i nostri dati personali

Chiarito chi sono i broker di dati e cosa fanno, è bene capire come evitare che questi vendano le nostre informazioni personali al miglior offerente. Anzitutto, è fondamentale rimuovere i propri dati dai siti dei data broker. “Dovete andare su ciascun sito e richiedere che le vostre informazioni vengano rimosse, cancellate o soppresse. E il processo è diverso per ogni broker di dati. Alcuni onoreranno la vostra rimozione e non vi aggiungeranno mai più. Altri vi aggiungeranno di nuovo, dal momento che non siete stato rimossi dalla fonte ma solo dal loro database“. Pertanto, avete tre opzioni a disposizione: lasciar perdere e dimenticare che le vostre informazioni sono nelle mani dei broker. Rimuoverle manualmente o utilizzare il servizio di My Data Removal, che ogni mese controlla che i vostri dati siano davvero stati eliminati dai database più pericolosi.

Al di là di questo, potete seguire una serie di accorgimenti per evitare che i vostri dati finiscano nel database di un broker. “Controllate tutte le impostazioni sulla privacy su ogni App che usate – chiosa un esperto di sicurezza -. Poche App hanno bisogno di accedere ai vostri contatti, foto o posizione, ad esempio, ma molte lo richiedono come se fosse standard. Potete anche limitare l’accesso a [solo] quando state utilizzando l’App“. Inoltre, è sempre consigliabile utilizzare buone password e l’autenticazione a due fattori, specialmente sui siti con informazioni finanziarie – anche se non tutti i siti e le App lo consentono -. Anzi, fareste bene ad evitare di utilizzare quelle parole – o frasi – che compaiono nell’elenco delle password più comuni.

Infine, fareste bene a stare attenti a quello che condividete sui social media. “Volete davvero che i criminali possano vedere dove eravate in un dato momento? Oppure scoprire il cognome da nubile di vostra madre o il nome del vostro primo animale domestico? Date un’occhiata alle impostazioni sulla privacy e assicuratevi che siano adatte alle vostre esigenze“. Insomma, fate attenzione. E forse potreste riuscire ad evitare di cadere vittime dei broker di dati.

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