Non si può ancora parlare di lunedì nero per Wall Street, ma di certo la giornata di ieri ha fatto preoccupare più di un dirigente nella Silicon Valley. Il mondo della tecnologia è stato scosso da un crollo storico in Borsa dei titoli Big Tech dopo l’annuncio dei risultati di DeepSeek, startup cinese che ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale che compete con ChatGPT a costi drasticamente inferiori rispetto ai competitor occidentali. E anche se oggi le aziende tentano il recupero in Borsa (anche perché il mercato azionario di Pechino è fermo per il capodanno cinese), notizie di dazi sui chip fanno pensare che questo sarà un anno complesso per l’intelligenza artificiale Made in USA.
L’AI cinese di DeepSeek spaventa la Silicon Valley: crollo in Borsa
Nessun titolo del Nasdaq ha mai subito un crollo simile a quello di NVIDIA. Nella giornata di ieri, il dominatore del mercato dei chip per l’AI ha subito la perdita più pesante con un crollo del 17% del titolo e una riduzione del valore di mercato di 600 miliardi di dollari. Non è la prima volta: la società nata costruendo schede grafiche per il gaming, che si sono rivelate essenziali per l’intelligenza artificiale, batte il suo precedente record di novembre. Ma questa volta, il crollo è dettato da un’azienda cinese che promette di sconvolgere il mercato AI.
Già lo scorso novembre DeepSeek aveva “chiuso la distanza” computazionale con ChatGPT. Ma la notizia che sia riuscito a farlo per una frazione del costo sostenuto da OpenAI ha mandato il mercato americano del Big Tech in picchiata. L’effetto domino ha coinvolto altri colossi del settore: Micron e Broadcom (chip) hanno registrato perdite superiori al 10%, mentre Alphabet, Meta e Microsoft hanno visto cali tra il 2% e il 4%. Anche fornitori energetici (i data center AI richiedono moltissima corrente) hanno visto cali: Siemens Energy ha perso il -20%, Cameco il -13%.
Ora la ripresa è iniziata per tutti questi titoli. E va detto che Nvidia perde ma torna ai valori di fine anno scorso, terza azienda più quotata al mondo (lasciando il primo posto nuovamente ad Apple). Ma lo shock si è fatto sentire.
Il fattore costo che cambia le regole
La startup cinese di Hangzhou ha presentato due modelli di AI:
- V3: un modello linguistico che compete con i sistemi americani più avanzati
- R1: un sistema che rivaleggia con OpenAI o1, finora considerato imbattibile
La vera rivoluzione sta nei costi. Il CEO Liang Wenfeng ha fatto sapere che DeepSeek ha sviluppato i suoi modelli con soli 5,6 milioni di dollari e 2.000 microchip, mentre i competitor americani spendono centinaia di milioni e utilizzano fino a 16.000 chip. Alcuni analisti sono scettici, ma se fosse vero il fattore economico varrebbe più di qualsiasi vantaggio tecnologico americano.
Il settore tech si trova ora a un punto di svolta. Gli analisti parlano di possibile “bolla dell’AI”: dopo investimenti multimiliardari (l’ultimo annunciato da OpenAI pochi giorni fa), il ritorno è sotto le aspettative per gli USA. Ma è più probabile che sia l’inizio di una nuova era di competizione tra Stati Uniti e Cina nel campo dell’intelligenza artificiale (anche se le due cose non si escludono a vicenda).
A questa notizia, si aggiunge l’annuncio di Trump di possibili dazi sui chip di Taiwan, che potrebbero alzare ulteriormente i costi per le aziende AI americane. Al momento, la Borsa non sembra aver risposto negativamente a questo annuncio, ancora senza dettagli precisi (forse anche perché l’effetto rimbalzo dopo la caduta per DeepSeek ha un effetto più forte). Ma sembra sempre più che, se i risultati di DeepSeek fossero confermati (e non ci siano, per esempio, sostegni economici di Pechino non rivelati), il mondo dell’AI avrà due centri nevralgici invece che uno solo. La Silicon Valley ha trovato il suo rivale cinese?
- Grayson, Joe E. (Autore)
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API