Il coding incontra la Realtà Aumentata e insieme formano un mondo magico di gioco, a beneficio dei bambini in cura per gravi malattie. Nasce come “porta” verso una realtà ludica d’evasione il progetto Doorways. Si tratta di una tesi trasversale che per la prima volta ha visto il coinvolgimento di studenti dei corsi di Media Design (futuri programmatori e designer dell’interazione) e di CG Animation (creatori e animatori di mondi 3D). Ha collaborato la Fondazione milanese G. e D. De Marchi Onlus, attiva nella lotta contro le emopatie e i tumori dell’infanzia, e per i cui pazienti è stato pensato e avviato il progetto.
Doorways, cosa prevede il progetto
I diplomandi Sara Colaneri, Riccardo Di Palma, Gaia Mimosa Manzi, Franco Raineri, Martina Rotaru (del corso triennale in CG Animation) con Sara Carnevali, Diletta Favaretto, Claudia Lolli, Valeria Spanò (corso in Media De-sign) hanno studiato un gioco che punta a far vivere magiche avventure e momenti di evasione ai piccoli pazienti oncologici. L’obiettivo è di rendere più leggera la degenza terapeutica in ospedale. A seguirli nella progettazione (che per gli studenti ha contemplato anche un’importante fase di confronto e apprendimento con medici e terapisti della Fondazione De Marchi), sono stati i docenti Davide Famoso e Mery Glez.
Il risultato è molto più di un “videogioco”. Doorways si presenta come una valigetta dotata di tutti gli strumenti necessari a portare a termine specifiche “missioni” che si svolgono in quattro mondi. Questi sono racchiusi nella valigetta stessa, in cui immergersi e con cui interagire attraverso una mobile app. Convocando dei mondi fantastici che richiedono al piccolo utilizzatore di svolgere dei compiti, Doorways risulta altamente coinvolgente. Stimola i sensi e le abilità cognitive, motivazionali, emotive del bambino, mediante una combinazione di elementi di Realtà Aumentata con elementi fisici.
Un mondo costruito a partire dai disegni dei bambini
Una volta aperta la valigetta davanti a sé, Doorways si articola come un vero e proprio gioco da tavolo 2.0 basato su un flusso guidato, segnato da una pedina con le sembianze del gigante buono Fantaso. Ogni mondo da visitare è rappresentato da una casella, in cui posizionarsi. Tramite l’app sul telefono si osservano gli elementi in Realtà Aumentata specifici del mondo in cui ci si trova in quel momento.
I personaggi fantastici che vi si muovono sono stati sviluppati partendo dai disegni dei piccoli pazienti e sono fortemente caratterizzati nell’aspetto e nella personalità, anche grazie all’espressività delle voci, doppiate dai professionisti ADAP – Associazione Doppiatori Attori Pubblicitari, con cui l’Istituto Europeo di Design collabora.
L’adattamento all’emergenza sanitaria
L’attuale forma finale del progetto è frutto dunque di sostanziali modifiche e adattamenti in corsa, a causa dello scoppio e soprattutto del protrarsi dell’emergenza Covid-19 nel pieno del lavoro di tesi. Obiettivo iniziale di Doorways era infatti quello di ridisegnare fisicamente il giardino della Fondazione attraverso la Realtà Aumentata e installazioni interattive. Si osservano dunque i mondi fantastici del gioco direttamente nello spazio fisico di evasione della struttura. Un vero “Giardino delle Meraviglie” che sfruttasse al massimo le potenzialità della Realtà Aumentata.
“Grazie all’AR abbiamo puntato a creare un gioco che andasse ad intrattenere i pazienti senza portarli ad isolarsi completamente dal mondo reale. Sono stati indotti a stare all’aria aperta e a conoscere altri bambini. Si presentava come la tecnologia più adatta a sfruttare e valorizzare lo spazio offerto dalla clinica. Questo è stato tra i principali motivi per cui l’abbiamo preferita alla Realtà Virtuale” – racconta il gruppo di neo designer, autori del progetto.
La revisione e la flessibilità di Doorways
La necessità di distanziamento sociale e l’impossibilità di accedere alla struttura ha portato poi a rivederlo. Il risultato è un gioco fruibile in qualsiasi luogo e singolarmente, pur mantenendo l’idea di un mondo meraviglioso, racchiuso in una valigetta. Dalla necessità è nata dunque un’opportunità. In questo modo, Doorways è utilizzabile davvero da tutti in qualsiasi luogo, anche da quei bambini che non possono muoversi dal letto.
“È proprio questo che si chiede a un vero designer. La capacità di adattare sempre alle esigenze e alle circostanze quanto si sta progettando una flessibilità e abilità di reazione che permetta di restare sempre ancorati alla realtà e al passo coi tempi”, commenta Rossella Bertolazzi, direttrice della Scuola di Arti Visive IED Milano. “Studentesse e studenti sono riusciti a dimostrare questa competenza in un momento particolarmente delicato e disorientante per tutti. Ciò avvalora maggiormente il risultato del progetto per Fondazione de Marchi, che già partiva con forti aspettative e che conferma IED quale interlocutore privilegiato nell’innovazione creativa per il sistema salute”.
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