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È stata la mano di Dio: com’è il film di Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino, dopo aver diretto Loro, film che narra le vicende politiche e private di Silvio Berlusconi, e a vent’anni di distanza dal suo L’uomo in più, presentato a Venezia proprio nel 2001, torna dietro la macchina da presa con il suo ultimo lavoro, È stata la mano di Dio.

È stata la mano di Dio, presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, e interpretato da Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri e Massimiliano Gallo, sarà distribuito limitatamente nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 24 novembre, per poi arrivare su Netflix il 15 dicembre.

Paolo Sorrentino firma la sua opera più commovente, intima, personale, fotografando la sua storia, la sua adolescenza, la storia di un ragazzo in una Napoli tumultuosa e febbrile. Siamo negli anni ’80. A Napoli tutti parlano di Maradona, l’illustre leggenda del calcio che pare possa, quasi per miracolo, arrivare in città per giocare nella sfavorita squadra locale.

È stata la mano di Dio: il film di Paolo Sorrentino

È stata la mano di Dio

L’aria è densa di promesse e l’adolescente Fabietto Schisa la respira a pieni polmoni. Se a scuola appare come impacciato ed emarginato, la vita comunque gli sorride. I suoi genitori sono volubili, hanno i loro difetti, ma si amano ancora. Le loro famiglie sono chiassose, a volte travagliate e tuttavia molto divertenti. I pranzi sono interminabili, i drammi famigliari vanno in scena ogni giorno, la risate sono incessanti e il futuro sembra ancora molto lontano. Poi, un inspiegabile incidente capovolge ogni cosa.

Sorrentino torna nella sua città natale per raccontare la sua storia più personale; un turbolento racconto di formazione di un ragazzo, un’immersione in una memoria viva, in un bellissimo mondo imperfetto che non sarebbe potuto durare. Il regista partenopeo si focalizza sulle sue passioni (prima fra tutte quella per Diego Armando Maradona) e sui suoi dolori, mettendo letteralmente a nudo se stesso, in un viaggio fra i suoi ricordi, i suoi sogni, fondamentali per la formazione di un’artista apprezzato in tutto il mondo.

Il titolo, come è ben noto, deriva da un controverso gol segnato da Maradona nei quarti di finale dei Mondiali del 1986. Ed è Maradona, il semi-dio del calcio, che salva inavvertitamente Fabietto da un terribile destino. Sorrentino mette al centro i sentimenti, dismette qualsiasi orpello barocco, estetico e tecnico, o comunque li riduce al minimo, e impreziosisce la narrazione di inserti onirici, immagini simboliche e figure enigmatiche, creando una commistione tra finzione e la realtà, due elementi che nella trama si intrecciano liberamente, talmente liberamente che persino gli elementi fantastici sembrano far parte del mondo perfettamente controllato di Fabietto.

Paolo Sorrentino firma la sua opera più commovente

Sorrentino ci lascia entrare nella sua vita, vera e immaginata, attraverso i suoi ricordi, e in quell’estate in cui ha imparato una lezione nel modo più duro, in cui una partita di calcio, un calciatore e uno stadio sono diventati l’unica spiegazione plausibile della ragione per cui la vita di Fabietto viene risparmiata: “Capita a volte di provare l’esigenza di registrare i ricordi, di fissarli da qualche parte”, afferma il regista.

“Ma con il passare del tempo, ho pensato che forse sarebbe stata una buona idea farne un film perché avrebbe potuto aiutarmi non tanto a risolvere i problemi che ho avuto nella vita, quanto ad osservarli da una posizione molto più vicina e a conoscerli meglio. Tutti i miei film sono nati da sentimenti che mi appassionavano, ma dopo averli realizzati quella passione è svanita; così ho pensato che se avessi fatto un film sui miei problemi, forse sarei anche riuscito a dimenticarli, almeno in parte.”

È stata la mano di Dio è al tempo stesso una lettera d’amore a Napoli, la Napoli più intima che conosceva da ragazzino, e l’Amarcord del regista partenopeo – Fellini è effettivamente in questo film, pur non comparendo mai apertamente – un film sapiente e coinvolgente di un regista pronto, almeno su pellicola, a guardarsi dentro in cerca di ispirazione.

È stata la mano di Dio sarà distribuito nelle sale italiane a partire dal 24 novembre, per poi arrivare su Netflix il 15 dicembre.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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