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Elon Musk ha acceso il dibattito sul destino della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Il CEO di SpaceX propone di anticipare la dismissione della stazione orbitante, sostenendo che abbia già esaurito il suo ruolo. Le agenzie spaziali internazionali, invece, confermano il piano di deorbiting controllato previsto per il 2030.
Elon Musk: “La Stazione Spaziale Internazionale ha già servito il suo scopo”
Attraverso il suo profilo sul suo X (bei tempi quando era Twitter e non era suo), Musk ha espresso una posizione netta: la ISS dovrebbe essere dismessa entro due anni per concentrare risorse su nuovi obiettivi, in particolare l’esplorazione di Marte. La sua visione contrasta con quella della NASA e degli altri partner internazionali, che considerano la ISS ancora fondamentale per la ricerca in microgravità e per la preparazione di missioni a lungo termine nello spazio profondo.
Difatti la NASA, insieme alle corrispettive ESA (Agenzia Spaziale Europea), JAXA (Giappone) e l’Agenzia Spaziale Canadese, ha ribadito che la ISS resterà operativa fino al 2030. L’unica eccezione è la russa Roscosmos, che intende ritirarsi dal progetto a partire dal 2028.
Dal 2000, la ISS ha ospitato ininterrottamente equipaggi, fornendo dati essenziali sulla permanenza umana nello spazio. La sua importanza scientifica rimane centrale nei piani della NASA, che la utilizza per testare tecnologie destinate a missioni lunari e marziane.
Il peso politico delle dichiarazioni di Elon Musk
Le parole di Musk non vanno intese solo come posizione personale. L’imprenditore guida infatti il Department of Government Efficiency, un gruppo consultivo messo insieme dal presidente Donald Trump che ha grande influenza sulla gestione di risorse federali. Questo contesto alimenta speculazioni su possibili pressioni politiche per rivedere le tempistiche della dismissione della ISS.
Nonostante la divergenza di opinioni, SpaceX ha già ottenuto un contratto con la NASA per sviluppare il veicolo di deorbiting che guiderà la ISS nel suo rientro controllato nell’atmosfera. La tempistica di questa operazione resta incerta, anche alla luce dell’invecchiamento della struttura.
Sarà il 2030 o…domani?
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