Non c’è pace per Facebook, o meglio per Meta, visto il recente rebranding della compagnia di Mark Zuckerberg. A quanto pare, infatti, la società madre di Facebook dovrà affrontare una nuova causa legale nel Regno Unito, dove è stata accusata di aver abusato della propria posizione di leader nel mercato e di aver sfruttato indebitamente i dati dei 44 milioni di utenti britannici registrati nel social.
Facebook contro il Regno Unito
Sembra proprio che Facebook non riesca a rimanere fuori dall’occhio del ciclone per più di qualche mese. Questa volta a rivoltarsi contro la società che ha recentemente cambiato nome in Meta è proprio il Regno Unito, che ha accusato la società madre di aver utilizzato senza consenso i dati di milioni di utenti inglesi approfittando della sua posizione di leader di mercato.
Se ritenuto colpevole in tribunale il colosso della tecnologia dovrebbe pagare una multa equivalente a 2,3 miliardi di sterline, ovvero circa 3,2 miliardi di dollari. Una cifra notevole, anche per un gigante del settore come Facebook, che ultimamente sta vendendo la sua reputazione sempre più attaccata.
Quella che Facebook dovrebbe aver più volte violato sarebbe la legge sulla concorrenza, stilata nel 1998: secondo i legislatori inglesi Facebook fisserebbe un “prezzo ingiusto” per l’accesso al social network, ovvero la messa a disposizione dei proprio dati personali.
Non è certo un segreto, d’altra parte che le entrate del social derivino in gran parte da questi dati, che vengono venduti agli inserzionisti per creare delle campagne marketing su misura in base alle preferenze mostrate dalla stessa utenza. Uno strumento di profilazione a conti fatti, come ha affermato la legislatrice Lovdahl Gormsen: “Meta sta sfruttando gli utenti prendendo i loro dati personali senza compensarli adeguatamente per averli presi“.
La class action
La causa legale si svolgerà al Competition appeal tribunal di Londra e coinvolgerà tutti i residenti del Regno Unito e che abbiano utilizzato Facebook almeno una volta tra il 2015 e il 2019; ovviamente questo a meno che non si scelga volontariamente di rinunciare a prendere parte alla causa. Insomma, sembra evidente che lo stato voglia fare le cose in grande e non sembra disposto a farla passare liscia alla società di Zuckerberg.
Non è un caso che secondo le prime stime il caso potrebbe richiedere dai sei ai dodici mesi per essere portato a compimento. Naturalmente, come c’era da aspettarsi, Meta ha già risposto alle accuse inglesi, respingendole fermamente: “i nostri utenti scelgono i nostri servizi perché forniamo loro valore e hanno un controllo significativo su quali informazioni condividono sulle piattaforme di Meta e con chi“, ha spiegato un portavoce.
Nel frattempo vi ricordiamo che meta è attualmente sotto accusa anche del Federal trade commission degli Stati Uniti, istituzione che ha giusto qualche giorno fa ricevuto l’ok per portare la società di Zuckerberg in tribunale per aver violato le norme relative all’antitrust.
Si preannuncia quindi un 2022 infernale per Meta, che ora si trova chiusa tra due fuochi. Non resta che attendere gli sviluppi della vicenda.
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