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Fujifilm Italia è partner ufficiale del Festival della Fotografia Etica

Fujifilm Italia conferma il proprio contributo al Festival della Fotografia Etica 2019, presentando un'anteprima assoluta.

Al Festival della Fotografia Etica 2019, Fujifilm Italia si presenta in qualità di sponsor e partner presentando in anteprima assoluta la mostra di Monika Bulaj dal titolo “Broken Songlines“.

Fujifilm Italia e la scelta etica

Il 5 ottobre a Lodi aprono le porte del Festival della Fotografia Etica 2019 e fino al 27 ottobre, ogni weekend sarà animato da mostre di fotografi di fama mondiale.

Non solo fotografi affermati, ma anche giovani talenti, incontri, workshop e dibattiti per capire la relazione tra etica, comunicazione e fotografia.

Fujifilm Italia sarà partner di questo evento per la sesta volta consecutiva e, in particolare, contribuirà ai contenuti per la sezione Corporate for Festival presentando il lavoro Broken Songlines della reporter e documentarista, oltre che fotografa, Monika Bulaj.

Broken Songlines è un viaggio tra le minoranze religiose e mostra come continuino a sopravvivere in alcune zone della Terra.

La mostra verrà esposta nella sede dell’Ex Chiesa dell’Angelo di via Fanfulla 22, tutti e quattro i weekend.

L’autrice sarà presente nell’ultimo weekend, il 26 ottobre, presso il Teatro alle Vigne Ridotto in via Cavour 66 e inoltre alle ore 21:00 è prevista la performance teatrale “Broken Songlines – Tre Manoscritti” di cui Monika è sia interprete che autrice.

Chi è Monika Bulaj

Fotografa, reporter, documentarista e performer si dedica alla ricerca sui confini delle fedi tra le minoranze etniche e religiose in tutto il mondo.

Filologa di formazione ha seguito corsi di antropologia, filosofia e teologia. Parla otto lingue, ha tre figli e attualmente vive a Trieste.

Nell’ambito del Festival di Lodi, Monika racconterà la genesi di questo suo lavoro e lavorerà con i partecipanti sul montaggio e costruzione di storie servendosi anche degli altri linguaggi della narrazione: cinema, poesia, teatro e narrativa.

Inoltre spiegherà come si imposta la progettazione di lavori a lungo termine, dell’editing di libri, di mostre, proiezioni e articoli di giornali.

La parola a Monika e alcune immagini

Mostro anche“, all’interno del workshop, “i miei percorsi narrativi nell’editing dei libri in lavorazione. Indagheremo sulla sensibilità espressiva di ognuno, scavando dentro le immagini, trovando, talvolta, un fil rouge, un nervo personale. Cerco di far emergere dai partecipanti qualcosa di proprio, talvolta inatteso, e dargli spazio, e – da autore – indicazioni per seguire e sviluppare queste proprie sensibilità. È un lavoro molto intuitivo. Non creo, né seguo regole prestabilite, perché ogni lavoro ha le proprie“.

Per quanto riguarda la mostra Broken Songlines, Monika racconta: “Nel Medio Oriente e sul Caucaso, in Asia e nelle Afriche degli esili, lungo i confini d’Europa, sotto i nostri occhi sta scomparendo la ricchezza della complessità, in quelle terre dove per millenni le genti hanno condiviso i santi, i gesti, i simboli, i miti, i canti, gli dei.

I cristiani del Pakistan, i maestri sufi d’Etiopia e Iran, gli sciamani afghani, gli ultimi pagani del Hindu Kush e degli Urali, i nomadi tibetani, le sette gnostiche dei monti Zagros… Le ultime oasi d’incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi. Luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi.

Ho viaggiato tra i confini spirituali, nei crocevia dei regni dimenticati, dove scintillano le fedi e le tradizioni dei più deboli ed indifesi, con la loro resistenza fragile ed inerme, la loro capacità al dialogo e all’incontro. In cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, cercando il bello anche nei luoghi più tremendi. La solidarietà nella guerra. La coabitazione tra fedi laddove si mettono bombe. Le crepe nella teoria del cosiddetto scontro di civiltà, dove gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, terroristi e banditi. Al centro è il corpo.

Chiave di volta e pomo della discordia nelle religioni. Iniziato e benedetto, svelato e coperto, temuto e represso, protetto e giudicato, intoccabile e impuro, intrappolato nella violenza che genera violenza, corpo-reliquia, corpo martire, corpo-trappola, corpo-bomba. Mi piace pensare il corpo come un tempio. Il corpo che contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo che non mente. Il sacro passa attraverso il corpo. Lo trafigge. Nell’arcaicità dei gesti, si legge la saggezza arcana del popolo, la ricerca della liberazione attraverso l’uso sapiente dei sensi “.

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Matteo Bonanni

Musicista di professione e malato di tecnologia per indole, mischio sempre musica e tecnologia senza soluzione di continuità perché mi piace circondarmi di cianfrusaglie tecnologiche mentre faccio tutto il resto!

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