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Ci sarà mai un altro Game of Thrones?

In questi giorni si celebrano i dieci anni di una serie TV che ha cambiato il mondo

Ci sono delle date che sono rimaste impresse nella storia della televisione. Il 23 settembre 2004, giorno in cui è caduto l’aereo Oceanic 815 di Lost, l’8 aprile 1990 quando per la prima volta è risuonata la sigla di Twin Peaks e poche altre. Fra queste non può mancare il 17 aprile 2011, quando per la prima volta il grande pubblico televisivo ha sentito la frase “Winter is coming”. Oggi infatti si celebra il decimo anniversario del debutto di Game of Thrones, una delle serie più rivoluzionarie e importanti dell’epoca moderna della TV. Un caso incredibile e irripetibile. O forse no?

Game of Thrones, l’anniversario di un’impresa eccezionale

Chissà se dieci e più anni fa David Benioff e D.B. Weiss, creatori di questa serie TV, si sarebbero immaginati che il loro progetto avrebbe avuto un successo così straordinario. Certo, le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, la saga di libri su cui si basa lo show, aveva già un proprio pubblico ampio, ma Game of Thrones è andato ben oltre i confini dei lettori originali. È stato un fenomeno che ha travolto ogni fascia della società, ogni livello di appassionati, ogni possibile audience.

Chi ha vissuto Game of Thrones nell’epoca della sua messa in onda, non può aver dimenticato quella sensazione. Per le settimane dal primo al decimo episodio della stagione (passando per il sempre temutissimo nono, tradizionalmente ricco di eventi traumatici e grandi trasformazioni) era come se davvero il mondo si fermasse.

Gli episodi andavano in onda negli Stati Uniti alla domenica sera (quando da noi ormai era notte profonda). Questo trasformava il lunedì in una lotta continua con gli spoiler, fino alla trasmissione italiana. Un combattimento ancora più difficile per chi attendeva la versione doppiata, tipicamente in arrivo la settimana successiva.

E poi arrivava il martedì e le remore sugli spoiler iniziavano a calare e allora non solo i post sui social, ma anche le conversazioni alla macchinetta del caffè, al bar, sui mezzi cambiavano e diventavano discussioni su discussioni sugli eventi dell’ultima puntata. Era proprio come vedere un’onda che piano piano si espandeva, coprendo qualsiasi altro tema. Poi, verso metà settimana il dibattito si spostava sulle teorie per l’episodio successivo, fino alla domenica quando il ciclo sarebbe ricominciato. Con grande rammarico di chi ancora non seguiva lo show e sperava invano di poter parlare d’altro.

Un successo contro il suo genere (e sporcato sul finale)

game of thrones anniversario cersei lannister

Questo decimo anniversario di Game of Thrones è un’occasione per riflettere ancora una volta sull’eccezionalità del suo successo. In molti, già nell’epoca della trasmissione originale, riflettevano su quanto fosse incredibile che uno show così immerso in un genere relativamente di nicchia come il fantasy riuscisse a conquistare un pubblico così ampio. Le vicende degli Stark e dei Lannister hanno appassionato per anni non solo chi ricorda a memoria la discendenza di Isildur de Il Signore degli Anelli, ma anche chi non si è mai avvicinato alle storie di draghi, stregoni e altre creature misteriose.

Si spenderanno ancora a lungo fiumi di inchiostro su come sia riuscito a superare i pregiudizi e raggiungere ogni fascia di pubblico. Non c’è dubbio che una buona parte del risultato sia dovuto a una narrazione intensa, piena di colpi di scena incredibili. George R.R. Martin, autore della saga di libri originale, ha volutamente cercato di andare contro le regole tradizionali della narrativa, riuscendo a cogliere di sorpresa chiunque. Un’opera che è stata quindi rivoluzionaria e che è riuscita a passare dalla carta allo schermo senza tradire questo spirito, anzi esaltandolo. E convincendo anche i non appassionati a districarsi nella trama e imparare tutti i complicatissimi nomi dei numerosi personaggi di Westeros.

Forse ancora di più si può studiare e riflettere su poi cosa sia andato storto. Perché, sebbene per chi scrive il finale non sia stato così tragico come viene spesso dipinto, è innegabile che ci sia stato un calo sensibile nella qualità dello show nella sua parte finale. La profondità di certi aspetti, le scelte narrative, la cura nella messa in scena, quella voglia di spezzare le norme e sconvolgere sembrava essersi affievolita. Il risultato è una chiusura non all’altezza di un inizio straordinario, che sporcherà per sempre il lascito di questo show.

Nell’anniversario di Game of Thrones una domanda: ci sarà mai un’altra occasione?

famiglia stark game of thrones

Quando, due anni fa (che ora sembrano un secolo) finì lo show, chi vi scrive preparò un altro articolo, in cui ci si chiedeva chi avrebbe raccolto la corona di Game of Thrones. I candidati erano innumerevoli tra i grandi progetti in arrivo, a partire per ovvia assonanza dalla pletora di serie TV fantasy in sviluppo, da The Witcher a La ruota del tempo, passando proprio per gli spin-off della serie stessa.

Passati dei mesi da quel ragionamento, si può iniziare a fare un bilancio e quello che emerge è che ci sono stati dei “quasi” che fanno ben sperare. Da una parte non c’è stata una serie davvero totalizzante come Game of Thrones, che abbia davvero bloccato tutto il mondo come facevano Stark e Lannister. Dall’altra, ci sono stati progetti che ci sono andati vicini.

Watchmen ad esempio ha ottenuto un richiamo fortissimo nella nicchia degli appassionati di serie TV. Se non si fosse fermata alla prima stagione – seppur per ragioni pienamente condivisibili – avrebbe avuto il potenziale di espandersi ovunque. Anche show come The Boys o WandaVision stanno generando un’attenzione molto forte pur senza raggiungere ancora i risultati di Game of Thrones. Forse l’unico show che è riuscito a catalizzare l’attenzione a quei livelli è Stranger Things. Tuttavia la serie Netflix paga (o forse è aiutata?) la sua distribuzione in un’unica soluzione che comprime il periodo in cui può restare centrale nel dibattito.

Insomma, nel decimo anniversario di Game of Thrones non si riesce ancora a individuare uno show capace davvero di reggere il confronto con le vicende di Westeros. Per quanto quindi si possa sperare nell’arrivo di un erede degno, per ora la corona è ancora saldamente in testa al sovrano. Un Re che un po’ come l’ultimo dei Targaryen è impazzito nel finire del suo regno, ma che nonostante questo i suoi sudditi fedeli ricorderanno per sempre con affetto, emozionandosi a risentire le note della iconica sigla

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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