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Garante della Privacy chiede chiarimenti a TikTok sull’accesso ai dati da parte della Cina

Dopo le dichiarazioni di un ex dipendente della piattaforma

Come abbiamo scritto in svariati articoli, questo è un periodo in cui TikTok è guardato a vista dall’Occidente.

A voler sintetizzare al massimo il discorso, le accuse alla piattaforma di ByteDance risalgono all’amministrazione Trump. Ma certamente si sono intensificate negli ultimi mesi, e hanno travalicato i confini degli Stati Uniti.

Il principale dubbio è quello secondo cui il social in voga tra i giovanissimi trattenga i dati degli utenti americani ed europei. Ma questa sarebbe solo la metà del problema. L’altra è rappresentata dal fatto che queste banche dati sarebbero al servizio del governo di Pechino.

I sospetti hanno portato al bando di TikTok dai device governativi non solo degli Usa, ma anche di Commissione, Consiglio e Parlamento europei. Stessa mossa da parte di altri Paesi, come Gran Bretagna, Danimarca, Belgio, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Sino ad arrivare alla decisione del governatore del Montana, Greg Gianforte, che ha escluso il social dai confini del suo Stato.

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Il ruolo del Garante della Privacy

Altrettanto sovente ci siamo occupati delle meritorie azioni del Garante per la protezione dei dati personali, più noto come Garante della privacy.

Ovvero un’autorità amministrativa indipendente che vigila sulla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, e il rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali.

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Ultimamente, ad esempio, il Garante è intervenuto sul telemarketing selvaggio. Confiscando (è la prima volta che accade nel nostro Paese) diverse banche dati di società che svolgevano attività di telemarketing illegale.

Il Garante della Privacy e TikTok

Al Garante della Privacy non è sfuggita la vicenda di TikTok.

E soprattutto le dichiarazioni di un ex dipendente (su cui torneremo) che avrebbe candidamente ammesso – tra le altre cose – il fatto che la piattaforma di ByteDance sia al soldo del Partito Comunista Cinese.

Ed ecco che il nostro Garante ha ufficialmente chiesto a TikTok di fare chiarezza sull’accaduto. Vediamo in che modo.

Chiesti chiarimenti sull’accesso ai dati da parte della Cina

Con una nota pubblicata sul suo sito ufficiale nella giornata di sabato 10 giugno, il Garante della Privacy chiede chiarimenti sulla vicenda di TikTok. O meglio, sulle dichiarazioni dell’ex dirigente di TikTok Yintao Yu, che pure non viene mai citato esplicitamente.

È peraltro singolare come, prima dell’intervento del Garante, parole di simile peso abbiano tutto sommato avuto un’eco relativa. Sono sì state riportate dalla stampa mondiale, ma non avevano suscitato alcuna particolare reazione.

Il comunicato

Vista la brevità del comunicato del Garante della Privacy su TikTok, possiamo riportarlo per intero.

“Il Garante privacy ha chiesto informazioni a TikTok in merito alle dichiarazioni di un ex dirigente della Società Byte Dance, riportate da organi di stampa, relative ad un presunto accesso ai dati personali degli utenti da parte del Partito Comunista Cinese.

Considerato che le notizie fanno riferimento ad una presunta comunicazione illecita di dati personali da parte di TikTok verso lo stesso Partito – attività esclusa con fermezza dalla Società anche in occasione di recenti incontri istituzionali sul tema – il Garante ha invitato quest’ultima a fornire le proprie osservazioni su quanto riportato e sull’eventuale coinvolgimento di TikTok Technology Ltd nella trasmissione di dati di utenti anche italiani ed europei alle autorità governative cinesi.

Il riscontro all’Autorità dovrà pervenire entro 15 giorni dal ricevimento della richiesta.”

La risposta di TikTok

Un portavoce di TikTok ha così commentato il comunicato del Garante della Privacy: “In linea con il nostro approccio collaborativo che ha sempre contraddistinto il rapporto con le Autorità, daremo al Garante le informazioni richieste in merito alle accuse dell’ex impiegato di ByteDance”.

Le dichiarazioni di Yintao Yu

Dicevamo che a far luce su TikTok è stato Yintao Yu, ex responsabile del dipartimento ingegneria dell’azienda negli Stati Uniti.

Alle sue clamorose dichiarazioni abbiamo dedicato un recente articolo.

Yintao Yu ha citato una serie di responsabilità davvero non piccole da parte della piattaforma di ByteDance.

TikTok spierebbe infatti i clienti e creerebbe account falsi. Oltre a manipolare gli algoritmi per “aumentare i contenuti che esprimono odio verso il Giappone” e tacitare le proteste anticinesi di Hong Kong. TikTok inoltre ruberebbe contenuti da piattaforme concorrenti come Snapchat e Instagram.

Ma soprattutto sarebbe un “utile strumento di propaganda per il Partito Comunista Cinese”. Con tanto di un’unità speciale di membri del Partito Comunista Cinese che, insediatisi negli uffici pechinesi di ByteDance, “decideva il modo in cui l’azienda portava avanti i valori fondamentali del comunismo”.

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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