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Un ex dipendente di TikTok accusa: il social è uno strumento del Partito Comunista Cinese

La piattaforma spierebbe gli utenti e altererebbe gli algoritmi

In questi mesi le critiche nei confronti di TikTok si sono trasformate in un caso politico. O forse in un qualcosa di più profondo: quasi una nuova versione della Guerra Fredda, che si consuma sul versante tecnologico e che vede contrapposti diversi Paesi (in primis gli Stati Uniti) contro la piattaforma di ByteDance. O meglio contro il governo cinese, reo di sfruttare i dati che TikTok raccoglie illegalmente dagli utenti occidentali.

E così, dopo una serie di ban, si è arrivati all’indagine avviata lo scorso 17 marzo dal Dipartimento di Giustizia americano, in collaborazione con l’Fbi e dalla procura della Virginia, proprio per indagare sulle pesanti accuse di spionaggio.

Come se non bastasse, è recentissima la notizia – resa pubblica dal Wall Street Journal – secondo cui il social cinese avrebbe spiato le persone che hanno guardato contenuti d’interesse per la comunità LGBTQ+.

E ora rieccoci alle accuse di spionaggio. Stavolta mosse nientemeno che da un ex dipendente di TikTok.

TikTok

Le accuse dell’ex dipendente di TikTok

Certo, finché la rampogna arriva dall’altra parte del mondo, è facile dire che si tratti di propaganda anticinese.

Le cose si complicano, e diventa anche più difficile controbattere, quando le accuse provengono, come è accaduto nelle scorse ore, da un ex dipendente di TikTok.

Il quale, senza mezze misure, ha affermato che sì, è tutto vero, e il social è né più né meno uno strumento del Partito Comunista Cinese.

Circostanziamo l’accaduto.

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Chi è l’ex dipendente che punta il dito contro TikTok

Due parole sono anzitutto doverose sulla persona che porterà addirittura in tribunale l’azienda.

Non si tratta di una figura di secondo piano, desiderosa di farsi un po’ di pubblicità. L’accusatore in questione è Yintao Yu, ex responsabile del dipartimento ingegneria dell’azienda negli Stati Uniti.

Yintao Yu ha lavorato per ByteDance tra il 2017 e il 2018, prima di essere licenziato con motivazioni poco chiare.

Secondo il New York Times, che ha riportato la notizia nella giornata di venerdì 12 maggio, l’ex dirigente avrebbe fatto causa alla società presso il tribunale di San Francisco proprio per i motivi dell’allontanamento. Legati a quanto denunciato da tempo.

“Uno strumento del Partito Comunista Cinese”

Secondo l’ex dipendente di TikTok, nel social vigeva la “cultura dell’illegalità”, con varie e tutte deplorevoli declinazioni. Dal già citato spionaggio dei dati dei clienti alla creazione di account fake. Dalla manipolazione degli algoritmi per “aumentare i contenuti che esprimono odio verso il Giappone” e tacitare le proteste anticinesi ad Hong Kong al furto di contenuti da piattaforme concorrenti come Snapchat e Instagram.

Sino alla definizione choc di “utile strumento di propaganda per il Partito Comunista Cinese”. Secondo Yu, nientemeno, negli uffici pechinesi di ByteDance c’era un’unità speciale di membri del Partito Comunista Cinese che “decideva il modo in cui l’azienda portava avanti i valori fondamentali del comunismo”.

Lo spionaggio internazionale

L’ex dipendente di Tiktok ha fatto luce su un altro aspetto finora poco considerato.

Yintao Yu ha infatti ammesso che durante la sua permanenza in ByteDance i dati dei clienti americani sono stati archiviati negli Stati Uniti. Ma la posizione dei server è irrilevante, perché gli ingegneri cinesi avevano comunque accesso ai dati.

La dichiarazione di ByteDance

A stretto giro è arrivata, per mail, la smentita di ByteDance. Nella dichiarazione si dice che “l’azienda si opporrà vigorosamente a quelle che riteniamo essere affermazioni e accuse infondate in questa denuncia.

Il signor Yu ha lavorato per ByteDance Inc. per meno di un anno e il suo rapporto di lavoro è terminato a luglio 2018. Durante il suo breve periodo in azienda ha lavorato a un’app chiamata Flipagram, che è stata interrotta anni fa per motivi commerciali.”

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Il precedente

Già lo scorso marzo vi avevamo dato conto di una notizia del tutto simile.

Un altro ex dipendente di TikTok, quella volta rimasto anonimo, aveva denunciato (ai membri del Congresso americano) l’azienda.

Sostenendo che né più né meno ByteDance spia gli utenti occidentali. L’azienda ha risposto che, da quando chi ha denunciato questa situazione non lavora più in TikTok (dall’inizio del 2022) sarebbero stati fatti grandi passi avanti. Specie grazie al Progetto Texa, pensato proprio per una maggiore sicurezza dei dati degli utenti.

L’ex dipendente di TikTok “non sarebbe a conoscenza dello stato attuale del Progetto Texas e dei numerosi traguardi significativi che l’iniziativa ha raggiunto nell’ultimo anno”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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