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Il Garante della privacy blocca ChatGPT: raccoglie dati personali illegalmente

E manca un sistema di verifica dell’età dei minori

ChatGPT, ancora ChatGPT, fortissimamente ChatGPT.

Il chatbot conversazionale di casa OpenAI, che innerva Bing (il motore di ricerca di Microsoft), è arrivato alla versione GPT-4.

Ed è ormai sulla bocca di tutti per i più svariati motivi. Che sono poi riassumibili nel fatto che un’innovazione simile attrae e allo stesso tempo spaventa. Ci si domanda fin dove potrà spingersi, e quali potranno essere i suoi limiti, anche etici.

Un recentissimo studio di Goldman Sachs, peraltro, ci fa sapere che l’intelligenza artificiale generativa metterà a rischio nel futuro prossimo ben 300 milioni di posti di lavoro.

Presi in questi argomenti, ci stiamo dimenticando del fatto che ChatGPT e i vari chatbot conversazionali possono anche essere valutati da un punto di vista legale.

Per ora noi di Tech Princess ce ne siamo occupati in un articolo, in cui abbiamo fatto il punto sul rapporto tra intelligenza artificiale generativa e diritto d’autore.

Ma ora il Garante della privacy, che blocca ChatGPT in Italia, entra in modo dirompente nella questione.

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Il Garante della privacy blocca ChatGPT

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La notizia è comparsa nella giornata di venerdì 31 marzo sul sito del Garante per la protezione dei dati personali (ovvero il Garante della privacy). E colpisce fin dal titolo: “Intelligenza artificiale: il Garante blocca ChatGPT. Raccolta illecita di dati personali. Assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori.”

Vediamo di cosa si tratta.

Uno stop immediato

L’indagine aperta dal Garante della privacy su ChatGPT non ha toni concilianti.

Ciò che il Garante intima è infatti lo stop con effetto immediato (naturalmente in Italia, il Paese dove questa autorità ha giurisdizione) di ChatGPT “finché non rispetterà la disciplina privacy”.

Più nel dettaglio, si chiede a OpenAI che venga applicata all’istante la limitazione del trattamento dei dati dei nostri concittadini, sulla scorta di un provvedimento che lo stesso Garante ha predisposto un giorno prima della pubblicazione della nota, ovvero giovedì 30 marzo.

Inoltre, il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria sulla delicata questione.

Il data breach

Il Garante fa riferimento a un recente episodio. Ovvero al data breach (la perdita dei dati) avvenuto lo scorso 20 marzo, che ha riguardato “le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.”

È probabilmente da quell’episodio che il nostro Garante per la protezione dei dati personali ha desiderato fare chiarezza su ChatGPT.

Manca un’informativa (e non solo)

Ciò che il Garante della privacy contesta a ChatGPT (o meglio all’azienda che produce il chatbot, OpenAI) è la mancanza di una chiara informativa sulle modalità di raccolta dei dati degli utenti.

Ma soprattutto “l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di addestrare gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.”

Il Garante fa inoltre notare come ChatGPT fornisca spesso informazioni che, verifiche alla mano, non corrispondo ai dati reali.

Mancano le verifiche sull’età

Il Garante della privacy rileva poi che OpenAI dichiara ChatGPT fruibile solo da parte di chi abbia più di 13 anni.

Tuttavia “l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.”

Le possibili sanzioni

OpenAI, fa sapere il Garante della privacy, non ha una sede europea, ma ha indicato un rappresentante nello Spazio economico europeo.

L’azienda deve comunicare entro 20 giorni come intenderà conformarsi alle richieste del nostro Garante. Se disattenderà le richieste, rischia una sanzione fino a 20 milioni di euro, o fino al 4% del fatturato globale annuo.

Il precedente di Replika

Lo scorso febbraio il Garante della privacy aveva preso una posizione simile nei confronti di Replika, il chatbot che – diciamo così – durante le conversazioni con gli umani non di rado si prende eccessive libertà. Sino a essere stato accusato di molestie, come vi abbiamo raccontato.

Nel provvedimento nei confronti di Replika possiamo leggere che il Garante “dispone, in via d’urgenza, nei confronti di Luka Inc, società statunitense sviluppatrice e gestrice di Replika, in qualità di titolare del trattamento dei dati personali effettuato attraverso tale applicazione, la misura della limitazione provvisoria, del trattamento dei dati personali degli utenti stabiliti nel territorio italiano.”

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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